BERGAMO - "Punti di penalizzazione immutati a fronte del proscioglimento di uno dei due giocatori sotto accusa? Bisognerebbe leggere le motivazioni della sentenza, che dovrebbero essere depositate entro 15 giorni benché il termine non sia perentorio. Però la logica indurrebbe a pensare che la responsabilità oggettiva della società sia stata ritenuta passibile di aggravio di pena relativamente ai fatti contestati all'altro tesserato". Cesare Di Cintio, avvocato bergamasco esperto di diritto sportivo ed editorialista di punta di Tuttomercatoweb, commenta così la sentenza d'appello che ha lasciato immacolata la "fedina" sportiva di Thomas Manfredini confermando invece le decisioni di primo grado sull'Atalanta e su Cristiano Doni: campionato da affrontare con sei punti in meno per la Dea, tre anni e mezzo di stop per il capitano. Sull'apparente paradosso, dunque, una spiegazione plausibile c'è. O, quanto meno, si adombra dietro la mannaia calata sulla cervice della Bergamo che ama il pallone e si sente tradita dal sistema: "Con il solo dispositivo sotto mano, bisogna affidarsi a deduzioni logiche - spiega Di Cintio -. E l'unica spiegazione plausibile, anche se il condizionale è tassativo, è che in realtà la sanzione a carico dalla società sia stata aumentata per i soli fatti che riguardano Doni. E che ci sarebbero state ulteriori decurtazioni nel caso in cui Manfredini non fosse definitivamente uscito dalla vicenda. Fatto sta che i calcoli matematici riportati fino ad oggi dai mass media si sono rivelati aleatori: conta la valutazione personale di ciascuno dei membri del collegio giudicante".

E ora? Esaurito anche il secondo grado su scommessopoli, davanti al presidente Antonio Percassi e alla bandiera del calcio sotto le Orobie non resta che un bivio. Con la prospettiva, però, di poter vedere le rispettive posizioni attenuate a stagione agonistica già abbondantemente in corso: "Dopo che la Corte Federale s'è pronunciata, esiste solo un altro grado previsto dalla giustizia sportiva: uno dei due organismi del Coni. I collegi difensivi hanno un mese di tempo per l'impugnativa - prosegue il principe del foro -. C'è l'Alta Corte di Giustizia, in cui si discute di responsabilità oggettiva ovvero di diritti indisponibili dei tesserati, e il Tribunale Nazionale di Arbitrato dello Sport. Nel primo caso l'Atalanta avrebbe teoricamente il cinquanta per cento di possibilità di vedere ridotta la penalizzazione, qualora cadesse il criterio stesso su cui è informato l'intero sistema; il secondo, invece, rappresenta un tentativo di conciliazione le due parti (l'altra è la Federcalcio), un modo per ottenere uno sconto e non certo l'annullamento". Tutto qui? Nossignori. "Esiste anche la possibilità di ricorrere alla giustizia amministrativa, ovvero al Tar, una volta concluso davanti al Coni l'iter dei tre gradi di giudizio sportivo per non violare la clausola compromissoria - chiosa il legale -. La recente giurisprudenza costituzionale, però, tende a restringere il campo di applicazione e le facoltà di questo ultimo strumento, perché le sue sentenze avrebbero carattere risarcitorio (in termini di riparazione in denaro, NdR) piuttosto che demolitorio. Insomma, il rischio è di non vedersi tolti i punti comunque".

Sezione: Altre news / Data: Ven 19 agosto 2011 alle 18:45
Autore: Simone Fornoni
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