E niente, questa settimana tento l'esperimento "editoriale live". L'ennesima boiata insomma. Il fatto è che non potevo non approfittare dell'invito nella lussuosissima sede Sky di Rogoredo per il mega sorteggione galattico dei calendari e, quindi, scrivo direttamente dal cellulare mentre il gotha del calcio nazionale e i giornalisti imbruttiti si scambiano strette di mano a 40mila watt di potenza, condite con sorrisi veri come promesse in Parlamento.
Per dire, c'è l'angolo del "uelcomcoffi", nettamente il luogo più importante per capire chi sono davvero coloro che governano il calcio. Qui, lontano da telecamere e occhi indiscreti, va in scena la classica e vergognosa corsa al pasticcino: chi ne prende due alla volta e intanto ordina pinte di rarissimi caffè colombiani; chi si avvicina con circospezione, arpiona un cannoncino tra il pollice e l'indice, si allontana, lo divora in un angolo con la mano davanti alla bocca, poi torna e ripete l'operazione all'infinito tipo yo-yo impazzito e in barba al colesterolo; chi invece sta alla larga dal banco dei dolciumi aggratisse "che non si dica che son qui a mangiare pastarelle a sbafo! Io che sono incorruttibile!". Poi si intascano le penne omaggio in giro qua è là.
Diffiderei francamente di tutte e tre le tipologie di avventori, in particolare di quelli che approcciano con la famigerata "tecnica del piattino". Cosa fanno siffatti invitati alla mensa di Murdoch: impilano frolle su micro piattini a costruire montagne disumane di zuccheri; gli stessi verranno poi trangugiati con litrate di succhi di ananas, papaia o mango raro. Il tutto cercando (quasi sempre senza successo) di mantenere una parvenza di eleganza e buona educazione. Il sottoscritto per dire rientra ampiamente in codesto gruppo di morti di fame.
Poi per fortuna arriva il momento dell'adunata: "Potete accomodarvi". E taluni senza alcuna vergogna (sempre io): "Era ora". E mentre borbottano si pentono di non aver fatto l'ultimo giro sui quadrotti "pan di Spagna e fragoline", colpevolmente snobbati dalla massa.
Ma tant'è, è ora di assistere al sorteggione computerizzato. La procedura è lunga e mi consente qualche riflessione. La prima: ci sarà un motorino acceso ad attendere De Laurentiis fuori dagli studi per una riedizione della fuga 2011? La seconda: chi vincerà l'ambito premio "ovvietà al sorteggio" con frasi tipo "è un calendario difficile ma tanto prima o poi dobbiamo affrontarle tutte"? La terza: ma perché Suma da un paio di settimane mi deve rompere i santissimi su Tmw che poi da bimbo dell'asilo quale sono mi vedo costretto a rendere pan per focacciona?
Partiamo da qui, dal Milan.
Confesso che questa volta mi tocca dar ragione a quella zabetta di Mauro. È vero, pensavo che la scorsa stagione sarebbe terminata con l'uscita di scena di Galliani dal Milan. Non perché l'ad rossonero non sia bravo, anzi, semmai perché ci avevano raccontato di rapporti con BB inconciliabili che, evidentemente, alla fine sono in qualche modo "conciliati".
Quindi sì Mauro, hai ragione tu, ma il fatto è che stiamo parlando di preistoria, perché oggi la cosa più importante da chiedersi non è più "chi ha vinto la sfida intestina tra ad", ma piuttosto "ne è valsa la pena sprecare così tante energie sul fronte societario mentre sull'altro, quello del campo, suonavano allarmi da bunker atomico?".
Sia chiaro: gli otto gol rimediati dal Milan nelle prime due amichevoli americane non sono la prova che tutto farà schifo, ma certificano che dal giorno in cui si è deciso di affidare la squadra a Pippo Inzaghi (maggio? giugno? gennaio?) si è fatta un'indigestione di immotivato ottimismo secondo l'assunto "tanto ci pensa Inzaghi" o "Inzaghi ha portato entusiasmo". Non basta e non basterà, perché purtroppo "entusiasmo" non scende in campo e soprattutto ad oggi nessuno può sapere se Pippo è il nuovo Sacchi o ha bisogno della giusta gavetta come il giovine Stramaccioni.
Al momento è più facile pensare alla seconda, soprattutto ascoltando le parole del mister dopo la scoppola col City.
"Mi assumo tutte le colpe" e "dobbiamo lavorare", tutte cose vere e sacrosante, solo che ora il Milan avrebbe bisogno di altro, di un soggetto capace di convincere Berlusconi a fare un mercato come ai vecchi tempi, di un tecnico che abbia l'ardire di urlare la verità: "Con questa rosa possiamo provare a fare un miracolo, ma i miracoli per definizione non si comprano al supermercato". Seedorf era quel tipo di persona proprio perché scelto è voluto dallo stesso presidente, poi il rapporto è crollato in un amen e ancora non abbiamo capito perché.
Il Milan ha bisogno di ossigeno, muscoli, buone idee e - come tutti - di un po' di fortuna. Tranne l'ultima, trattasi di cose che si acquistano sul mercato con le palanche.

Per intenderci: al momento tra i pochi tesserati rossoneri che avrebbero diritto sacrosanto a pretendere un posto in squadra... ci sono Inzaghi e Seedorf. Ovvio, stiamo esasperando il discorso, ma neanche più di tanto.
Galliani è stato chiaro: "Non arriva nessuno se non parte qualcuno". E il riferimento a Robinho, Balotelli e a tutti quelli esclusi dal progetto-Inzaghi è chiaro. Solo che quelli, i "fuori dal progetto", vestono il rossonero perché li ha voluti qualcuno, mica sono entrati a Milanello di nascosto.

Balotelli, per esempio. Chi ancora pensa "sicuramente avrà imparato dai suoi errori" è pregato di andare a rivedere il suo esordio da giocatore "che deve convincere il nuovo allenatore": 1) calcio da metà campo al fischio d'inizio con palla che arriva a tre all'ora nelle mani del portiere; 2) fallo d'ammonizione sulla trequarti per maglietta tirata a casaccio (graziato solo perché trattavasi di amichevole); 3) scambio di vedute con un paio di compagni; 4) mega selfie finale con due invasori di campo. Praticamente tutto il repertorio.
>>>>> Ecco, se qualcuno può salvare il Milan al momento non ha certo le fattezze di Marione, anche e soprattutto dopo il sorteggio: Lazio, Parma e Juve alle prime tre giornate non sono una passeggiata di salute.

Più ottimismo in casa Inter, ottimismo esagerato se vogliamo dirla tutta. Mazzarri batte il Real delle riserve e si presenta bello tronfio in sala stampa. Ci si augura che il toscanaccio ben sappia che il suo è un trionfo assimilabile a quello del "nerd" che al party americano si fa la biondona tettuta solo in quanto sbronza fradicia. Poi va dagli amici: "Mi son fatto la tettuta". Loro: "Ma era svenuta, aveva anche la flebo". Lui: "Oh, sia chiaro, fa lo stesso curriculum".
Ecco, confidiamo nel fatto che Mazzarri sappia che non è il caso di celebrare troppo una vittoria che resta prestigiosa ma non basta per risolvere annosi dilemmi.
Il primo: il tecnico ha intenzione di sperimentare la difesa a quattro come da richiesta presidenziale o saluti e baci? La sensazione è che Walter sia ancorato alla difesa a tre a prescindere, viceversa speriamo di vedere novità strategiche in una delle prossime succulente amichevoli e non a campionato avviato: sarebbe un suicidio.

Il secondo: di cosa hanno discusso i capoccioni dei nerazzurri (Bolingbroke, Williamson, Ausilio, la nuova direttrice marketing...), radunati per dieci ore ieri a Washington per gli Stati Generali? Di mercato o solo di alta finanza? Cercavano il topplayer? La squadra siffatta è incompleta, Thohir fa quel che può ma per i primi tre posti serve altro: Osvaldo è vicino, probabilmente arriverà un esterno offensivo (torna calda la pista Biabiany), Icardi non si muoverà. Totale: l'ottimismo è giustificato, ma solo se paragonato ai problemi dei vicini di Naviglio. Trionfa in effetti la logica del "noi siamo meno peggio degli altri" e non quella "noi vogliamo essere i migliori", solo che perseguendo questo assunto tocca sempre appellarsi al famoso "miracolo sportivo".

Quindi la Juve. Allegri per dare materiale ai critici ha pensato bene di esordire con uno dei suoi proverbiali "avvii trionfali". La sconfitta con il Lucentu conta niente, ci mancherebbe, al limite disturba i giocatori del club d'Eccellenza, incazzati come bisce perché pare che le immagini dei gol siano sparite. E allora ci immaginiamo il bomber lucentese (si dice così?) al bar: "Franco offrimi un bianco sporco che ho fatto gol alla Juve, l'ho battuta! La Juve! Capisci?". Franco: "Portare immagini prego, altrimenti passare alla cassa Ciccio...". Il bomber: "Giuro che ho segnato Franco! Orcazzozza!". E così via.

La sensazione è che con Romulo praticamente a Vinovo e Vidal un po' più bianconero (Marotta assicura che resterà, i dubbi restano), la Signora stia mantenendo le distanze di sicurezza dagli avversari (solo la Roma tra le rivali ha fino ad ora approfittato dell'addio di Conte).

A Napoli in particolare ci si interroga: cosa combinano ADL, Bigon e Benitez? Il mercato (restiamo fermamente convinti) porterà almeno un paio di innesti di livello, ma non è piacevole sentir parlare di liti tra tecnico e giocatori a stagione appena iniziata. Callejon nonostante la scaramuccia resterà al 100%, Behrami e Dzemaili quasi certamente no. In ogni caso meglio sistemare certe questioni rapidamente per non creare disguidi fastidiosi.

Chiusura sul pretendente alla poltronissima federale, scivolato sulla famosa buccia di banana. Insomma, il buon Tavecchio è come quello del "c'è un po' di figa qua!" urlato per sbaglio in diretta tv e reso celebre anni fa dalla Gialappa's. Ha fatto la super gaffe, ma il problema è decisamente un altro.
Così il collega Bonan ieri ai sorteggi: "Tavecchio e Albertini, diteci il punto principale dei vostri programmi!". Risposta comune: "Ehm, uhm, ecco...". Ma porca miseria, lo sanno tutti dagli esami di terza media che è buona norma preparare l'argomento a piacere! (Twitter: @FBiasin).

Sezione: Altre news / Data: Mar 29 luglio 2014 alle 07:30 / Fonte: Fabrizio Biasin - TuttoMercatoWeb
Autore: Twitter @tuttoatalanta / Twitter: @tuttoatalanta
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