L'Atalanta, nella sua storia, ha avuto un solo capocannoniere di Serie A. Correva il 1997-98, in attacco c'era un trio tutto milanista, seppur non proprio consapevole. Certo, Gianluigi Lentini era stato uno dei primi grossi colpi di Berlusconi, per 30 miliardi. Poi c'era il genietto di Zingonia, un abruzzese dal tocco magico e dalla testa matta, Domenico Morfeo. Zero presenze in Nazionale, un vero scempio per un talento clamoroso. E poi c'era un ragazzo dalla folta chioma, con l'incognita che fosse troppo leggero per mantenere l'attacco sulle proprie spalle: Filippo Inzaghi a Parma era un comprimario, a Bergamo è esploso con fragore, tanto che la Juventus decise di puntarci come attaccante titolare. La sua storia parla per lui, fino alla panchina milanista di quest'anno, quando due anni fa sembrava potesse continuare a giocare: Percassi lo incontrò più volte, poi la dirigenza gli preferì Parra, non proprio un fulmine di guerra (zero gol in campionato, due in Coppa Italia).

Oggi sarà l'ultima di Inzaghi sulla panchina del Milan. Perché la stagione è andata come peggio probabilmente non poteva, nonostante qualche bella vittoria - come quella di domenica scorsa contro il Torino - lenitive ma certamente non miracolose. Per cercare di ridurre il gap con le prime tre (senza parlare della Juventus) Berlusconi ha pensato ad Ancelotti, che ora Galliani sta pregando dopo l'addio al Real Madrid. Così, la sua prima vita calcistica termina così. Atalanta-Juventus-Milan, prima da calciatore poi da allenatore. Da domani dovrà reinventarsi, cercando di ritornare presto in auge. Perché, si sa, certi amori non finiscono...

Sezione: Altre news / Data: Sab 30 maggio 2015 alle 15:45
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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