Presentare Simone Tiribocchi, ex attaccante classe 1978, non è semplice: con un curriculum del calibro del suo ogni parola rischia di diventare superflua. Una carriera che si è dipanata tra Serie A e Serie B, con pochissime esperienze in Lega Pro che sostanzialmente hanno aperto e chiuso la sua esperienza nel calcio giocato.

Ecco il giudizio del Tir sul calcio moderno.

Simone, leggere il tuo nome tra i calciatori della Rappresentativa AIC fa un effetto strano. Un nome come il tuo, un lusso per il calcio, adesso senza squadra…
"Quest’anno ho deciso di smettere con il calcio giocato. Era già un po’ che ci pensavo, c’erano troppe situazioni che non mi facevano più avere quella voglia e quella determinazione che ti portano a fare un’annata di calcio come si deve. Ho preferito allora fare altro".

Ma qualcosa che ancora si lega al calcio?
"Si, mi è stata offerta la possibilità di allenare i ragazzi, ho colto al volo l’occasione e sono felice. Sto prendendo il patentino".

Facilmente intuibili i motivi che ti hanno spinto ad appendere le scarpette al chiodo…
"Sai, quando servi servi, quando non servi ti salutano. Poi ora nel calcio ci sono dinamiche che si conoscono bene, è inutile parlarne".

Pensi che con i nuovi volti in Federcalcio qualcosa possa cambiare?
"Non sto seguendo niente, leggo sui giornali senza interesse, ma no perché non voglia interessarmi, ma perché a Coverciano abbiamo giornate piene e intense, mi sto concentrando molto su quello. La voglia di partire con la nuova avventura è tanta".

Un’avventura che ti porterà nel calcio giovanile quindi, un calcio un po’ diverso da quello “dei grandi”.
"Si, è il calcio che cercavo, quello che ti dà emozione e ti risveglia la passione. Sono emozionato e pronto alla sfida, anche se non nascondo che sono un po’ spaventato perché per la prima volta non sarò in campo ma dovrò guidare dei ragazzi".

Sezione: Altre news / Data: Ven 22 agosto 2014 alle 08:30 / Fonte: TuttoPisa.it
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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