"Les Reed è andato in Europa per acquistare una Lamborghini, invece ha comprato un attaccante e il suo nome è Gabbiadini". Il coro ideato dai tifosi del Southampton la dice lunga sul livello di venerazione a cui sono giunti in poche settimane per il ragazzo venuto da Calcinate per stupire il calcio inglese con effetti speciali. L'omaggio canoro, pur non potendo candidarsi per i Brit Award, racchiude tutta la poesia di una parte del popolo d'oltremanica che si è affezionato ancora una volta all'italian style, proprio come già avvenuto per i vari Zola, Di Canio, Vialli e Balotelli.
I numeri di Gabbiadini, uniti alle prestazioni da primo attore nella fila della squadra di Claude Puel, sono lì a dimostrare senza possibilità di smentita che il clima di euforia che si respira nella costa sud del Paese è giustificato: in cinque presenze sono già sei le reti messe a referto. Nello specifico, 6 segnature in appena 363 minuti, in pratica un gol all'ora. La percentuale di realizzazione, tanto per gradire, si attesta sul 46 per cento, visto che il bottino è stato messo assieme con appena 13 tiri tentati, di cui 8 nello specchio.

Come una Lambo Gallardo, l'ex Napoli ha cominciato la sua esperienza in terra inglese accelerando da 0 a 100 in 3.8 secondi e, pronti, via, nel suo personale battesimo in Premier League, ci ha messo 12 minuti per siglare la rete dell'illusorio vantaggio nella gara poi persa 3-1 contro il West Ham. Poco male, perché non è da tutti mandare in Paradiso i Santi in un amen.
Siccome non ci si improvvisa bomber da un momento all'altro, Manolo – che di nome non fa Paganini – si ripete raddoppiando il suo feeling mai svanito con il gol e in 45 minuti schianta il Sunderland con la sua prima doppietta segnata fuori dai confini nazionali.

Tre gol nelle prime due gare sono il miglior biglietto da visita per presentarsi dinnanzi all'arco di Wembley per prendere parte alla finale di League Cup che lo vede incarnare la parte del bene (Saints) in contrapposizione al male rappresentato dal Manchester United di Ibrahimovic (Red Devils). A Gabbiadini, autore di una doppietta d'autore (più gol ingiustamente annullato) non riesce il delitto lesa maestà al re Zlatan di Svezia, che inchioda la rete decisiva del 3-2 e fa alzare a José Mourinho l'ennesimo trofeo della carriera.

Delusione agrodolce per il classe '91 cresciuto nella cantera dell'Atalanta, che sette giorni più tardi si prende una rivincita parziale contro il Watford, stavolta infilando lui il gol del sorpasso decisivo (guarda caso il 3-2) nella vittoria per 4-3 nel derby italico contro Mazzarri e Okaka.

La settimana successiva, per colpa della FA Cup, salta la vendetta in campionato nei confronti di Ibra, mentre domenica scorsa – nel duello mancato tra striker con l'infortunato Kane – l'idolo di St. Mary's trova sulla sua strada il nemico più temuto in carriera: l'infortunio. Un guaio abbastanza serio all'inguine che lo ha privato del diritto acquisito di tornare a vestire la maglia della nazionale italiana. Un contrattempo non di poco conto che l'attaccante orobico saprà risolvere con la pazienza dei forti maturata all'ombra del Vesuvio, quando la Lamborghini veniva parcheggiata da Sarri in garage.

Sezione: L'angolo degli ex / Data: Dom 26 marzo 2017 alle 18:00
Autore: Twitter @tuttoatalanta / Twitter: @tuttoatalanta
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