Mauro Icardi, ma non solo. Anche Paul Pogba, oppure Miralem Pjanic. Sono nomi che nella prossima estate potrebbero diventare realtà per le italiane, perché fra condizioni particolari di contratto (il francese) e il decreto crescita, per tutti e tre, i club italiani potrebbero pagare meno tasse (e contributi) nel momento di corrispondergli lo stipendio. Così invece che raddoppiare l'investimento sul salario netto, ci sarà una decurtazione importante per la tassazione. Una norma fatta probabilmente per far rientrare i cervelli dopo anni all'estero che in realtà diventa un boomerang per il mercato interno, sia del lavoro in generale, che nel mondo del calcio.

Perché se è vero che questi sono nomi più che interessanti per le nostre squadre, c'è anche l'altro lato della medaglia. Una pletora di calciatori che così forti non sono, ma che vengono acquistati perché farli arrivare dall'estero è meno costoso rispetto che a prenderli sul mercato interno. È così impensabile che ci siano giocatori di Serie B migliori di qualche straniero di Venezia o Spezia? Sono le squadre che hanno operato di più all'estero, ma anche il Milan o la Juventus hanno puntato molto sull'esotico più che sul mercato interno (Locatelli e Florenzi come eccezioni). Oppure la Roma, il Torino, l'Udinese

È moralmente corretto permettere a un giocatore straniero di avere fiscali rispetto agli italiani? La risposta è semplice: no. Perché a parità di bravura, si sceglierà sempre chi costa di meno. E alle volte anche senza la parità auspicata e teorizzata. L'impoverimento è dietro l'angolo, sia per la Nazionale che per il nostro movimento, abituato sempre di più a imbarcare stranieri (o chi è di rientro) e non puntare mai sul prodotto interno.

Sezione: Altre news / Data: Gio 14 ottobre 2021 alle 09:49 / Fonte: Andrea Losapio per TMW
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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