Era partito piano, quasi arrendevole Conte. No, non parliamo del campo, lì anzi era stato il contrario, aveva domato il Westfalen nel Primo Tempo come raramente si è visto negli ultimi dieci anni.
Parliamo del post-partita. Quasi rassegnato in principio nelle dichiarazioni: “Troppi alibi da tirare fuori, se dovessi parlare del Secondo Tempo”. Aggiungendo poi “Che ripeto a fare le stesse cose?”.
Ma Antonio Conte non si arrende mai, nemmeno quando sembra arrendevole. Era solo un’onda che si ritirava, per poi arrivare con l’impeto dello tsunami.
Era nelle frasi dopo che travolgeva tutto con la stessa furia che ha a bordo campo, solo traslata sul piano dialettico: “Io spero che queste partite facciano capire a chi deve capire alcune cose. E magari che venisse qualche dirigente qualche volta a dire qualche cosa”.
E poi l’attacco finale, quello che forse va anche oltre i limiti ben larghi che il suo sodale Marotta gli concede: “Qui si è programmato all’inizio, ma sicuramente si poteva programmare molto, ma molto meglio. Sono stati fatti degli errori importanti. Noi non possiamo fare campionato e Champions League in queste condizioni”.
Boom.
Sarà per tanto tempo che si parlerà di queste parole. E’ un attacco alzo zero alla società? E’ cominciato un processo di autodistruzione? Niente di tutto questo.
Conte è un vincente, di quelli che che prova fastidio fisico per la sconfitta, proprio come i vincenti di razza, i Cristiano Ronaldo, gli Hamilton, i Federer etc. E la sua missione era ed è riuscire a guardare negli occhi i pesi massimi, a partire sul piano del gioco: la Juventus in Italia, i Barcellona o i Borussia Dortmund in casa loro in Europa. E c’è riuscito, cosa a cui l’Inter non era proprio più abituata.
Fatto quel passo, e fatto in brevissimo tempo, adesso non si accontenta più. Vuole competere per vincere e non solo per avere pacche sulle spalle.
Fin qui il lato costruttivo delle sue parole. Il passaggio sul dirigente che venga a parlare può anche essere una esagerazione scappata là, appunto proprio di chi non riesce ad accettare addirittura fisicamente il dover affrontare una sconfitta. Ma le altre parole, pur se a caldo, sono di un calore che è lava che rischia di liquefare, se non trattata a dovere.
Quali sono gli errori importanti di cui parla Conte? Che cosa si poteva programmare meglio?
In fondo l’Inter ha speso tantissimo, sì un paio di cose in più forse si potevano fare, ma in questo frangente è più sfortunata per via delle assenze, che deficitaria per via del mercato.
E se forse l’errore importante nella programmazione dovesse risiedere nel fatto che si è chiesto di non fare distinzioni di primo obiettivo tra campionato e Champions pur non avendone i mezzi, e avendo l’ulteriore sfortuna del girone indubbiamente più difficile della competizione?
Se Conte è lava che liquefa, Marotta è ghiaccio che congela. Lo conosce perfettamente, e forse sa quando è il caso di lasciarlo sfogare. O forse, davvero, è stato chiesto troppo, e si rischia di non stringere nulla?
Due settimane fa all’andata proprio su queste colonne avevo provocato: “Inter, meglio perdere con il Borussia Dortmund”. Ecco perché, conoscevo il potere tellurico di Conte quando si avvicina a un traguardo e non lo raggiunge…
Però poi la partita ha avuto anche il suo corso. Un grandissimo avvio, sagacia e intelligenza, e un Secondo Tempo dove l’Inter ha mostrato tutti i suoi limiti. A noi giornalisti, osservatori, verrebbe da dire un limite di personalità, per aver creduto che la partita si potesse continuare anche solo a gestire, e aver sottovalutato il rientro del Dortmund. Ma forse non è così. E non lo si evince dalle altre parole di Conte, che del calo dei suoi poi ha detto: “Se ci sarà un motivo, dovremo trovarlo con i calciatori, perché già a Sassuolo da 1-4 siamo finiti 3-4”.
No, si trova nelle parole di Lautaro Martinez, che proprio quando gli è stato chiesto della personalità come possibile problema, ha risposto con una lucidità d’analisi che fa spavento, e che può suonare come una dannazione. Ovvero che i problemi al rientro in campo siano stati: “concentrazione, ordine e intelligenza”.
Mamma mia, una condanna.
Hai perso la concentrazione, ti sei disunito, non sei stato sufficientemente intelligente. Tutti i motivi che in fondo fanno davvero i campioni, oltre alla fame di Antonio Conte. E su questi, in parte, Antonio Conte ha margine per incidere ulteriormente, anche al netto delle forze a disposizione.
Da sempre, una vera grande squadra si vede dalla capacità di saper vincere in trasferta in Europa in casa di grandi squadre.
L’Inter è una grande squadra in costruzione, ma non ha vinto per suoi demeriti, e dunque ancora una grande squadra non è.
Ma anche l’Inter di Mourinho nella perfezione del Triplete, ci mise un anno e mezzo per trovare la sua dimensione da grande.
C’è davvero qualcosa che è mancato nella programmazione, o qua tutti vogliono troppo subito: gli altri da Antonio Conte, e Antonio Conte stesso dal normale corso degli eventi?
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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