In un gennaio scandito dalla lentezza delle trattative e dall’immobilismo di molte big (Milan escluso), i casi Papu Gomez ed Edin Dzeko hanno animato le cronache e dato brio ad una sessione infettata dagli strascichi della pandemia. Certo i diretti interessati, oltreché Atalanta e Roma ne avrebbero fatto volentieri a meno. Ma cosa fatta capo ha. E così le due società, preso atto delle rotture evidentemente insanabili dei propri capitani con gli allenatori, hanno agito o stanno agendo di conseguenza. Particolare la similitudine fra i due casi: sia Gomez che Dzeko, infatti, quasi dal niente (almeno per quanto ne sa la pubblica piazza) sono arrivati al punto di rottura con Gasperini e Fonseca. Loro, uomini simbolo e capitani dei progetti della Dea e della Lupa, che rompono col gestore del gruppo e cercano una exit strategy coi favori del mercato aperto. Peccato che questo mercato tutto è fuorché normale. Gli indici di liquidità la fanno da padrona, molto più di esigenze tecnico-tattiche, e inevitabilmente le movimentazioni si sono ridotte.
Adios Papu. E Dzeko? - L’Atalanta, da parte sua, ha fatto tutto il possibile per provare a ricomporre. Per sanare una ferita che però era già troppo squarciata. E così, dopo settimane di colloqui, incontri, faccia a faccia e prese di posizioni, il Papu ha salutato tutti ed è volato a Siviglia. Con la Dea che, preso atto dell’impossibilità di una marcia indietro, ha in un certo senso agevolato l’uscita dell’argentino. Scendendo di molto, rispetto ai 10 milioni che chiedeva inizialmente per il cartellino. Alla fine si è chiuso a 5 più bonus, non la metà ma quasi. E arriviamo a Edin Dzeko: il bosniaco pare assolutamente irremovibile. E lo stesso si può dire di Fonseca. Troppo forte lo scontro, troppo radicata la ruggine in un rapporto che da mesi si trascina in maniera stanca e rattoppata. Alla fine si è arrivati al punto di rottura, con tempistiche piuttosto sospette vista la sessione di mercato ancora in corso. Ma qua arrivano le differenze, rispetto al caso Papu-Atalanta: Dzeko a questo punto partirebbe, ma probabilmente non forzerà la mano. Anche perché la famiglia si è radicata nel tessuto sociale capitolino. E fare le valigie a gennaio non è il massimo. Nonostante il valore indiscusso del calciatore, poi, di interessi forti e concreti per il momento non ne sono arrivati. Questioni economiche, a quanto pare. Antonio Conte e l’Inter lo hanno sempre apprezzato e spesso cercato. Ma questo non è il momento storico adatto per chiudere un affare del genere. La Juventus poi: Dzeko piace, ricordate la lunga trattativa estiva che era quasi andata in porto? Ma proprio come l’Inter, il momento economico non è dei migliori. La Roma dal cartellino chiaramente vorrebbe qualcosa ma sa di non poter pretendere molto, ciò che più frena le spasimanti è però l’ingaggio di Dzeko: 7,5 milioni a stagione. Netti, al lordo praticamente il doppio. Cifre normali per il calcio, cifre folli per il calcio di oggi. L’estero? Qualche interessamento e poco più, per ora. Una fotografia non propriamente rassicurante, per la Roma e per Dzeko. Che come ultima spiaggia hanno un’altra possibilità: quella della tregua, dell’armistizio. Difficile certo. Ma per qualche insider non impossibile. Tiago Pinto e la dirigenza è a lavoro in tal senso. Ancora passi in avanti non ci sono stati, almeno non significativi. Ma fra qualche giorno, a fine mercato, volenti o nolenti quella della pace forzata potrebbe davvero essere l’unica via. Poi, a giugno, ognuno per la sua strada.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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