Massimiliano Alvini è senza dubbio uno dei personaggi più particolari venuti a galla in questa stagione di Serie A. La gavetta dagli amatori al massimo campionato, l'emozione davanti all'idolo d'infanzia Vialli, le foto all'Olimpico vuoto dopo Roma-Cremonese e il suo esordio in A che il destino ha voluto arrivasse proprio al Franchi (stadio in cui andava da ragazzo), sono tutti episodi che in un modo o nell'altro hanno fatto breccia nel cuore di tanti appassionati di questo sport, sempre alla ricerca dei valori di una volta. Ben presto, tuttavia, l'ebbrezza del sogno si è scontrata con la dura realtà.
Tra coraggio e testardaggine - Sin dal primo giorno in cui è stato chiamato a sostituire Pecchia sulla panchina della Cremonese, Alvini sapeva che lo avrebbe atteso una stagione inedita, lunga e ricca di insidie. La rosa è stata completamente rivoluzionata, con tantissimi giocatori giovani e provenienti dall'estero, soprattutto negli ultimi giorni di mercato. Il calendario non ha aiutato: nelle prime sette gare i grigiorossi hanno affrontato, tra le altre, Fiorentina, Inter, Roma, Atalanta e Lazio. Nonostante ciò il tecnico di Fucecchio ha deciso di presentarsi senza timore alla Serie A, con un tipo di calcio tanto coraggioso quanto antieconomico per una squadra che sa di dover lottare per la salvezza fino all'ultima giornata. Con il passare delle giornate i complimenti non sono mancati, i punti invece sì.
La legge di Murphy - Raccolti soli due punti sette gare, al rientro dalla sosta Alvini decide di cambiare assetto, passando dal 3-5-2 al 4-2-3-1 per scalare la classifica in vista dei numerosi scontri diretti. Nonostante il nuovo modulo avesse dato risultati incoraggianti, soprattutto a Lecce e La Spezia, dopo tre giornate l'ex Perugia torna alle origini e contro la Sampdoria arriva una sconfitta spiazzante, per dinamiche e importanza della gara. Anche nelle giornate successive lo spartito non cambia: la Cremonese mostra di essere viva, frizzante, ma alla prima occasione subisce gol e rimanda l'appuntamento con la vittoria (l'unica nota lieta è il pareggio contro il Milan). La mancata vittoria diventa quasi una chimera, e la sensazione è che se una cosa può andare male, lo farà.
La Cremonese riflette - Una classifica che vede i grigiorossi terzultimi a -6 dalla salvezza impone delle riflessioni societarie, da tutti i punti di vista. Alvini ha la colpa di non aver approcciato con la giusta scaltrezza la Serie A e di essersi impuntato sul ruolo/minutaggio di determinati giocatori (Zanimacchia e Buonaiuto, per esempio), ma anche il merito di aver dato alla squadra un'identità precisa, a volte quasi troppo pesante per gli elementi che sono scesi in campo. Da qui le valutazioni sul mercato fatto dal ds Giacchetta, che ha già annunciato di voler operare pesantemente anche nella sessione di gennaio. La panchina del mister traballa (Andreazzoli è il primo indiziato in caso di ribaltone), ma una cosa è certa: per risollevare la Cremonese in classifica non basterà prendere una decisione sull'allenatore, ma servirà anche una campagna acquisti di spessore.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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