Benfica-Juventus 4-3
17' A. Silva, 22' Vlahovic (J), 28' rig. Joao Mario, 35' e 51' R. Silva, 77' Milik (J), 79' McKennie (J)
Certe notti segnano il destino di una squadra e di un progetto. Quello della Juventus è uno dei più grandi fallimenti della storia europea dei bianconeri: il 4-3 del Da Luz contro il Benfica ne è solo l'apice ed è dopo certe notti che i club devono prendere delle decisioni. Forti. Nette. Perché Massimiliano Allegri ha portato la Juventus in un baratro europeo incredibile: tre punti in cinque gare, quattro reti in quella che doveva essere la gara decisiva in Europa, quella del 'vincere o sperare'. Alla vigilia ha detto di non voler neppure pensare di esser già fuori dalla Champions e invece eccola lì, la Juve, costretta a giocarsi pure l'Europa League all'ultima giornata.
Che fallimento
Della partita c'è molto da raccontare ma tutto da dimenticare per la Juventus se non la stellina di Iling che brilla, allo scadere, quando il Benfica era però già a far festa. Bonucci è l'emblema del fallimento, capitano che ha portato la nave a fondo. Gatti, ventiquattro anni, 'giovane' per il progetto, sovrastato da Antonio Silva, che ne deve ancora compiere diciannove, in occasione del primo gol. Il centrocampo è un disastro: McKennie impalpabile, Rabiot nella sua vecchia e trasparente versione. Cuadrado, sulla destra, sbaglia tutto ed è protagonista del momento 'sliding doors' della notte: con la gara sull'1-1, prima Silva e poi Vlahovic, prende la palla di mano in area. Segna Joao Mario su rigore e lì finisce pure la Juventus. Il resto è il racconto di qualcosa che termina lì: il terzo gol del Benfica arriva con un tacco che ricorda quelli di Crespo, firmato Rafa Silva, che poi nella ripresa fa pure il quarto con uno scavetto. Delizioso.
Sarà una notte di riflessioni o nulla cambierà?
Le Aquile sono imbattute, diciannove gare. Schmidt ha raggiunto Jorge Jesus e Guttman, giusto per citare due mostri sacri e se continuerà a giocar così, chissà che non riesca pure a vincere le antiche maledizioni. La Juventus crolla ancora, invece. La resa non arriva tanto al quarto gol, quanto al settantesimo. Allegri toglie Vlahovic e Kostic, dentro Soulé e Iling. Perché in Italia i giovani servono per far rifiatare i migliori, per tenerli buoni per il campionato, affinché anche lì non sia già tutto perduto. Poi il finale lo dimostra, che non dovrebbe essere così, che a volte la loro incoscienza aiuta a uscire dal baratro se i senatori non reggono la pressione: dai piedi del giovane inglese nascono il gol di Milik e quello di McKennie che non fanno altro che rimarcare le scelte sbagliate dell'allenatore della Juventus. Il problema è che dopo una notte così, sembra assurdo che nulla cambi. Che Allegri resti sempre saldo sulla panchina o che non venga messo in discussione almeno verso la sosta per il Mondiale. Oppure, proprio per questo, nulla cambierà.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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