La Spagna ha dimostrato di essere una squadra in crescita, una squadra assatanata, con un’idea di calcio precisa, sempre pronta ad andare dietro le idee del suo allenatore. E lo fa con una grande efficacia, con una grande intensità, senza cercare di far calare mai il ritmo. E questo nei primi venti minuti di partita, non quando la gara era già segnata dai due gol e dall’uomo in meno.
Va applaudita la Spagna, ha vinto, dimostrando sul campo che quei principi di gioco che insegue l’Italia sono efficaci e che possono essere portati fino a questo tipo di partita.
Per battere l’Italia, questa Italia, così orgogliosa, versatile, più forte anche delle difficoltà che Mancini ha dovuto affrontare (dagli infortuni della vigilia agli episodi, leggi palo e espulsione) ci voleva una partita quasi perfetta. E questo la Spagna praticamente ha fatto.
Ma stava per non bastare. La Spagna ha approfittato delle occasioni che ha avuto, ha giocato di più il pallone. Ma l’Italia c’è sempre stata. E ha provato a rimanerci fino alla fine. Con il gol di Pellegrini, la sgroppata di Chiesa, con un coraggio che va oltre le energie fisiche.
L’ultima sconfitta dell’Italia non ce la ricordiamo neanche. In mezzo c’è stata un’estate trionfale. Ma quello spirito dell’Italia ancora c’è. E’ ancora vivo. Anche se in una sera ti “tradiscono” i tuoi giocatori più rappresentavi (da Bonucci con un rosso fiscale ma “ingenuo”, a Verratti, da Insigne che non ha capitalzzato una gigantesca occasione a Jorginho soffocato sin da subito). Ma anche se non è la serata migliore l’Italia c’è.
Anche nella sofferenza l’Italia c’è. Di orgoglio aveva preso le misure alla Spagna. Aveva provato a riequilibrarla (Bernardeschi e Insigne), se l’era giocata alla pari. Poi l’uno due che avrebbe abbattuto chiunque: rosso e gol oltre il minuto di recupero. Ma l’Italia in 10 ha lottato, ha chiuso spazi e ha voluto crearsi le sue occasioni. Ci è riuscita, ci ha sperato fino alla fine.
Mancini e tutti i tifosi devono essere orgogliosi di questi ragazzi, della mentalità che non è stata intaccata dalla vittoria, da uno spirito che prova sempre ad andare oltre le difficoltà. Che c’erano anche all’inizio, visto che per esempio mancava una punta titolare. Mancio e i suoi si sono rimboccati le maniche e non si sono lamentati. La maglia azzurra è unica per tutti: questo abbiamo respirato.
Poi ci sarebbero da fare molti altri discorsi in prospettiva: mentre abbiamo assistito all’esordio in Nazionale di Gabi (nasceva mentre Chiellini esordiva in Nazionale…), mentre abbiamo assistito alla doppietta di Torres, un 2000 che ha già fatto 12 gol in Nazionale, facciamo fatica a trovare dei talenti giovani. E non per mancanza di coraggio di Mancini, che nel corso del suo mandato ha provato a scuotere animi e pubblico. Il talento italiano c’è o non è stato coltivato?
Questa è la domanda da farsi per il futuro. Perché lo spirito, la filosofia e la mentalità ci sono. Mancini li ha certamente recuperati. Per il talento non basta soltanto il suo lavoro: ci vuole anche una presa di coscienza generale. Di struttura, di movimento. Inutile cercare “soluzioni” ora, come inutile recriminare sugli episodi. L’Italia ha un anima, pensiamo anche al futuro
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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