L'Atalanta ha esonerato mister Juric, con Raffaele Palladino che ha preso il suo posto sulla panchina nerazzurra. La domanda sorge spontanea: riuscirà il tecnico ex viola a risollevare la baracca orobica? In esclusiva, ai microfoni di Tuttomercatoweb, ha parlato l'ex allenatore dell'Atalanta Bortolo Mutti: tra il momento attuale della Dea e la sua esperienza con i colori nerazzurri.
Come giudica l'esonero di Ivan Juric?
"Sinceramente dopo la bella prestazione di Marsiglia, ero convinto che ormai Juric avesse preso in mano la situazione dell'Atalanta sotto il profilo caratteriale: oltre alla coesione e alla mentalità. Sono state decisive le gare contro Udinese e Sassuolo, dove si è vista un'Atalanta smarrita e per certi versi inaspettata. Contro il Sassuolo è stato lo spartiacque della stagione, e la società ha deciso questo. Dispiace vedere questi cambi perché Juric lavorava con grande determinazione, ma per la proprietà è stata una decisione inevitabile e difficile".
Secondo lei cosa è venuto mancare a Ivan per fare bene all'Atalanta?
"Sicuramente non avere a disposizione l'intero organico penalizza, impedendo di proporre delle idee molto precise: l'assenza di Lookman, l'infortunio di Scamacca e anche un Krstovic che doveva crescere. Tutto questo non ha portato a Juric la forza offensiva necessaria per vincere con l'Atalanta: l'apporto tecnico gli avrebbe consentito di portare a casa qualche partita e di migliorare la classifica".
Indipendentemente da Juric, l'eredità lasciata da Gasperini avrebbe creato problemi a qualsiasi allenatore?
"Difficile fare accostamenti con Gasperini. Chi arrivava a Bergamo doveva portare un peso importante vista la partenza di Gasp: si erano create delle aspettative molto alte visti gli ultimi nove anni. Non sarebbe stato facile a priori, ma dall'altra parte bisogna dire che dalla parte di Juric non c'è stata la buona sorte".
Palladino ha firmato con l'Atalanta. Può essere il profilo ideale per rimettersi in corsa?
"Raffaele è un profilo giovane, ma navigato. Sia a Monza che a Firenze ha fatto molto bene: sono rimasto sorpreso infatti del suo addio a Firenze visto il 6° posto. Una soluzione adeguata e giusta: Palladino è pieno di idee e porta entusiasmo, dove servirà gestire al meglio l'intero gruppo per risollevarsi".
Da tecnico, qual è secondo lei la miglior cosa che bisogna fare per entrare subito nella testa dei giocatori?
"Palladino avrà sicuramente tempo per confrontarsi con la squadra. Quando subentri devi portare l'entusiasmo giusto anche nei singoli: ridare fiducia al gruppo per renderlo competitivo. Raffaele è come un sarto: ricucire quello che è stato strappato prima, riportando anche la mentalità degli ultimi anni".
Parlando della sua Atalanta, anche lei subentrò in corsa nel 2010: cosa mancò per la salvezza?
"Ricordo lo scontro diretto contro il Bologna con l'autogoal di Peluso e una direzione arbitrale discutibile. Abbiamo fatto 20 punti in 19 partite, e per come eravamo cresciuti nel girone di ritorno meritavamo la salvezza: in quei mesi lavorammo molto bene e tentavamo di giocarcela ogni domenica, nonostante le difficoltà".
Due giocatori che portavano qualità alla sua Atalanta erano Valdes e Doni: che ricordo ha di loro?
"Loro hanno dato continuità e qualità all'Atalanta. Tuttavia non serviva solo la qualità del singolo, ma anche della coesione dell'intero gruppo: senza la mentalità giusta diventa sempre tutto più difficile, indipendentemente che sia salvezza o Europa. Stessa cosa l'Atalanta attuale: deve ricompattarsi al meglio, poi è chiaro che la giocata del singolo alza ulteriormente il livello".
All'Atalanta lei è stato calciatore e anche mister nel 1998: che ricordo ha delle famiglie Bortolotti e Ruggeri?
"Fa parte della nostra storia. Ricordo Achille Bortolotti, il figlio Cesare, Morotti, Randazzo e Previtali: persone che amavano l'Atalanta. Queste figure mettevano il cuore, vivevano la Dea con tanta passione, così come la famiglia Ruggeri. Purtroppo quando subentrai (2010 ndr) ricordo che c'era il figlio Alessandro che ai tempi era molto giovane: lì mancò molto l'esperienza del papà, ma ci tenevano anche loro a fare il bene dell'Atalanta nonostante le difficoltà".
Quanto sarà importante il sostegno del duo Pagliuca-Percassi per risollevare l'Atalanta?
"Penso che la società non mancherà sotto questo aspetto. Deve essere un sostegno collettivo, perché in questi momenti c'è bisogno di coesione totale per ridisegnare un percorso importante. Bergamo è l'ambiente ideale, e non verrà mai a mancare il supporto a Palladino: seppur l'esonero di un tecnico è sempre una situazione triste visto che era da 10 anni che non succedeva all'Atalanta".
Giusto dire che questo campionato sia il più equilibrato degli ultimi anni?
"Ci troviamo di fronte ad un grande equilibrio in Serie A. Il Napoli che va in letargo dopo la vittoria dello Scudetto dove è mancato qualcosa sotto il profilo del carattere, come dichiarato da Conte dopo la sconfitta contro il Bologna. Io vedo molte squadre attrezzate: penso alla Roma di Gasperini che per me è una vera outsider per lo Scudetto, e tra il tecnico e Ranieri vedo molta sintonia e compattezza; poi c'è l'Inter che è una macchina perfetta nonostante gli alti e bassi; pure lo stesso Napoli che con Lukaku potrebbe dire la sua; lontana è invece la Juve nonostante la squadra non sia male. Sarebbe bello vedere un campionato combattuto fino alla fine".
Autore: Daniele Luongo
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