La prima vera giornata di Raffaele Palladino da allenatore dell’Atalanta si è consumata tra firme, incontri e prime sensazioni. Dalle 9 del mattino fino al tramonto, il tecnico napoletano è rimasto al Centro Bortolotti di Zingonia insieme all’ad Luca Percassi e al ds Tony D’Amico, gettando le basi del nuovo corso. «Sono felice», ha dichiarato sorridendo all’uscita dal centro sportivo. Una frase semplice, ma significativa: da oggi comincia una sfida che può segnare la sua carriera.
UNA PARTENZA SOFT - Dopo l’annuncio ufficiale e la firma su un contratto fino al 30 giugno 2027 (con ingaggio da circa 2 milioni l’anno), Palladino si metterà al lavoro da subito. Oggi il primo allenamento, ma con un gruppo ridotto: 14 giocatori sono via per gli impegni con le rispettive Nazionali.
Ad accoglierlo ci saranno De Roon, Ederson, Ahanor, Scalvini, Musah, Brescianini, Zappacosta, Bernasconi, Sportiello e Rossi.
Non avrà bisogno di presentazioni invece con Daniel Maldini, già allenato a Monza: un legame che potrebbe rivelarsi decisivo per la rinascita di entrambi.
MENO AGGRESSIVITÀ, PIÙ EQUILIBRIO - L’Atalanta di Palladino non sarà un copia-incolla dell’era Gasperini. La sua idea di calcio è diversa, più moderna, meno estrema. Dimentichiamo il pressing furioso e l’uno contro uno a tutto campo: la nuova Dea abbasserà il baricentro, cercando più controllo e ordine tattico. In fase difensiva, spazio a coperture di zona e transizioni più ragionate; in costruzione, ricerca del possesso ma senza rinunciare alla verticalità. Il punto di partenza resterà il 3-4-2-1, lo stesso modulo che Palladino ha reso vincente a Monza nel 2022, quando trasformò il 3-5-2 di Stroppa in un sistema più dinamico e funzionale alle sue idee.
Lo schema potrà evolversi in 3-4-3, ma con principi chiari: intensità selettiva, compattezza e libertà d’espressione in attacco.
UN ATTACCO PIÙ FLESSIBILE - La differenza principale - prova ad approfondire La Gazzetta dello Sport - rispetto all’Atalanta di Juric sarà in fase offensiva. Palladino intende costruire un attacco più fluido e versatile, capace di alternare gioco elaborato e verticalizzazioni rapide. Con una batteria di trequartisti e punte tecniche come De Ketelaere, Lookman, Pasalic e Maldini, la nuova Dea potrà variare registro: possesso ragionato quando serve, ma anche improvvise accelerazioni negli spazi.
MALDINI, MUSAH E BRESCIANINI: LA RINASCITA DEGLI “INVISIBILI” - Il cambio in panchina apre anche una porta per chi, finora, aveva avuto poco spazio. In primis Daniel Maldini, che con Palladino a Monza aveva trovato fiducia e continuità. Finora a Bergamo ha collezionato 7 presenze e appena 224 minuti, frenato anche da un infortunio muscolare. Ma con un tecnico che lo conosce e sa come valorizzarlo, l’ex Milan potrebbe ritrovare entusiasmo e centralità. Anche Marco Brescianini può diventare una sorpresa del nuovo corso. Pur avendo giocato appena 169 minuti, il centrocampista ha mostrato qualità e applicazione, siglando un gol pesante a Cremona. Palladino apprezza questo tipo di profili: duttili, generosi, pronti a interpretare più ruoli a centrocampo. Infine Yunus Musah, uno dei pochi scelti titolari da Juric in Champions contro il Psg. Con il suo dinamismo e la capacità di attaccare gli spazi, l’americano potrebbe ritagliarsi un ruolo importante nel nuovo sistema.
UNA DEA PIÙ MATURA E RAGIONATA - L’Atalanta che nascerà con Palladino sarà meno frenetica ma più consapevole. L’obiettivo è recuperare equilibrio e fiducia, senza rinunciare alla qualità offensiva che ha sempre contraddistinto la Dea. Il calendario non gli darà tregua: dopo la sosta arriveranno Napoli, Francoforte e Fiorentina, tre sfide che diranno subito chi è la nuova Atalanta. Ma Palladino lo sa: il suo calcio nasce dalla mente, non solo dal ritmo. E a Bergamo, dove la passione non si spegne mai, ha tutto per trasformare la transizione in un nuovo inizio.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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