La prima sconfitta in campionato, quella maturata a Udine, ha un peso specifico superiore ai semplici tre punti persi. L’Atalanta non perdeva da due mesi, ma anche non vince da due mesi: l’ultimo successo in Serie A resta il 3-0 di Torino del 21 settembre. Da allora, una striscia di pareggi e prestazioni opache ha lentamente eroso certezze e fiducia. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: nerazzurri decimi in classifica, scavalcati dall’Udinese e raggiunti dal Sassuolo, che deve ancora giocare contro il fanalino Genoa. Peggio ancora, in caso di risultati sfavorevoli negli altri campi, la Dea potrebbe ritrovarsi tredicesima, con davanti Torino, Lazio e lo stesso Sassuolo, tutte impegnate in partite casalinghe sulla carta agevoli.
NUMERI CHE FANNO RIFLETTERE – L’Atalanta ha raccolto 13 punti in dieci giornate - analizza L'Eco di Bergamo -, il peggior avvio da sette anni a questa parte. Bisogna risalire alla stagione 2018/19, quella della “partenza a handicap”, per trovare una situazione simile. Allora, la squadra di Gasperini risalì vertiginosamente dopo un avvio difficile, ma oggi il contesto appare più complesso: la Dea non è in costruzione, bensì una realtà matura, reduce da cinque qualificazioni europee consecutive.
Solo in un’altra occasione, nel decennio scorso, era stata più in basso in classifica dopo dieci turni. E se il confronto con il passato recente è impietoso — mai così pochi punti negli ultimi undici anni — il problema più serio resta la mancanza di incisività offensiva: 0 tiri in porta a Udine, contro la peggior difesa del campionato.
CLASSIFICA ANTIPATICA, MA NON DEFINITIVA – Pur in un contesto complicato, la situazione resta ancora recuperabile. Il Napoli capolista è distante nove punti, ma la zona Champions è a soli 5-8 punti, a seconda dei risultati di Milan, Inter e Juventus.
Le grandi non stanno correndo, e il campionato è ancora lungo. La forbice tra il terzo e il decimo posto è ridotta: basterebbe una serie di risultati positivi per rimettersi subito in scia. Ma l’Atalanta deve tornare a vincere in fretta, non solo per la classifica ma per ritrovare la propria identità.
DUE MESI DI CARESTIA – Il dato più preoccupante è proprio la durata della crisi. Da due mesi, la Dea non trova il guizzo decisivo, nonostante una produzione di gioco che, fino a qualche settimana fa, restava comunque elevata. Ora invece si è aggiunto un problema nuovo: l’apatia. La squadra appare lenta, prevedibile, con poca convinzione nei duelli e scarso spirito competitivo. Nemmeno le rotazioni di Juric, tra Serie A e Champions, hanno restituito energia. Scamacca non incide, Lookman non si accende, Samardzic e Sulemana restano intermittenti. Serve una scossa collettiva.
L’ORA DELLE DECISIONI – Il calendario offre subito due appuntamenti chiave - rimarca L'Eco di Ber: Marsiglia in Champions e Sassuolo in campionato, prima della sosta. Due gare che potrebbero determinare molto più della semplice posizione in classifica.
Un risultato positivo in Europa potrebbe restituire fiducia e serenità; una nuova battuta d’arresto, invece, rischierebbe di ingigantire i dubbi sul progetto tecnico di Ivan Juric, già sotto osservazione dopo il ko di Udine. La società, dal canto suo, dovrà decidere se blindare il tecnico con convinzione o cercare una scossa immediata, evitando di restare in un limbo che alimenta solo incertezza.
IL TEMPO NON È INFINITO – La stagione non è compromessa, ma la finestra per invertire la rotta si sta restringendo. L’Atalanta è ancora pienamente in corsa per un posto in Europa, ma la sensazione è che serva un cambio di marcia mentale prima ancora che tattico.
La pausa potrà servire solo se ci si arriverà con una vittoria: interrompere la carestia significherebbe restituire alla Dea fiducia, consapevolezza e, soprattutto, quella fame che negli ultimi anni l’ha resa unica.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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