Quattordici giocatori disponibili su ventitré. È questo il dato che racconta meglio la serata vissuta dall’Atalanta contro il Como. In panchina, solo cinque uomini di movimento e il giovane portiere Obric, a testimoniare la portata dell’emergenza che da settimane accompagna la squadra di Juric. Eppure, al fischio d’inizio, l’undici titolare aveva un suo equilibrio, grazie al rientro di Hien che ha evitato al tecnico di dover improvvisare soluzioni difensive. L’immagine di una panchina così corta, però, rende chiaro quanto l’Atalanta stia spingendo oltre i propri limiti: eppure resta lì, solida, imbattuta, con la mentalità e la determinazione delle grandi squadre.
UNA DEA DA APPLAUSI – Contro il Como - analizza Il Corriere di Bergamo il giorno dopo l'1-1 tra Atalanta e Como -, capace nei primi turni di primeggiare in Serie A nei recuperi offensivi (ben 46, contro i 22 della Dea), l’Atalanta ha imposto la propria legge. Ritmo, pressing, coraggio: i nerazzurri hanno costretto i lariani a giocare per difendersi, a spezzare il gioco con ben 19 falli e a chiudersi nella propria metà campo. Una pressione costante, figlia di un’intensità straordinaria per una squadra reduce anche dalle fatiche europee. E quando una formazione così organizzata e offensiva viene costretta a rinunciare al palleggio, significa che chi sta dall’altra parte ha fatto davvero una grande partita.
UN ALTRO ERRORE FATALE – La Dea, però, non è riuscita a capitalizzare. E come spesso accade in questo avvio di stagione, a tradirla è stato un errore individuale. Dopo Kossounou contro la Juve e de Roon col Bruges, stavolta è toccato a Pasalic: al 19’, un suo passaggio errato ha regalato al Como il pallone dell’1-1, trasformato da Perrone. Un episodio che pesa come un macigno, perché fino a quel momento l’Atalanta stava dominando. Già in apertura, peraltro, era stato Ederson a rischiare grosso con un pallone perso davanti all’area, salvato solo dall’intervento provvidenziale di Hien. Juric lo sa bene: le disattenzioni sotto pressione stanno costando punti preziosi, e la sosta dovrà servire anche per ritrovare lucidità.
L’ARBITRO E IL TEMPO “SPARITO” – Tra le curiosità del match, anche la gestione del gioco da parte del direttore di gara Zufferli, apparso incerto in diversi momenti. Il portiere del Como, Butez, ha trasformato il cronometro in un alleato, rallentando costantemente le riprese del gioco con sceneggiate degne di un attore consumato. L’arbitro ha più volte segnalato che avrebbe recuperato tutto il tempo perso, ma al 45’ è arrivato un minuto soltanto di recupero. Le proteste del pubblico di Bergamo, esplose come un boato, hanno fotografato bene la sensazione generale: troppa indulgenza verso atteggiamenti ostruzionistici che hanno spezzato il ritmo di una gara che meritava di restare viva fino all’ultimo.
UN RECORD DA SCRIVERE – C’è però un dato che racconta meglio di qualsiasi parola la solidità di questa Atalanta: dopo sei giornate, è ancora imbattuta, insieme alla Juventus. Una statistica che in 65 partecipazioni alla Serie A si è verificata solo due volte: nel 2000/01 con Vavassori e nel 2022/23 con Gasperini. Due stagioni chiuse entrambe con la Dea in Europa. Forse è presto per fare paragoni, ma la sensazione è che questa squadra, nonostante le difficoltà, abbia lo stesso DNA: quello di chi non si arrende, neppure quando il destino si diverte a complicare i piani.
ORA LA SOSTA, POI LA RIPARTENZA – La pausa arriva nel momento giusto. Juric potrà finalmente tirare il fiato, recuperare uomini e ripartire con una rosa più completa. I segnali sono incoraggianti: la squadra tiene, gioca, lotta, diverte. E anche con metà organico, dimostra di essere una corazzata. L’Atalanta non ha perso solo una partita: ha vinto ancora qualcosa di più importante. La certezza di poter restare grande, sempre, comunque, contro tutto.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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