Il tecnico dell'Atalanta, Gian Piero Gasperini, è intervenuto al Festival dello Sport di Trento, nel corso dell'evento 'Le cipolline, il calcio giovanile e il Gasp'. Questo le sue dichiarazioni in versione integrale: "Sport nelle scuole? La ritengo una cosa fondamentale, ma nella nostra organizzazione non è così. Mi piacerebbe che l'educazione sportiva fosse parte cardine negli istituti. Certo, in mano a persone qualificate e non a gente di buona volontà ma prima di metodi idonei. Chiesa? I giovani rappresentano un qualcosa di migliore, possono aiutare il cambiamento e portare una mentalità basata sul rispetto. Poche volte ragioniamo sulla personalità del calciatore. I grandi esempi nello sport derivano da personalità positive, rispettate anche dagli avversari. Neymar, che reputo uno dei più forti al mondo, è diventato un contro esempio. Gli servirà per cambiare rotta. Puoi anche vincere una partita, ma essere d'esempio vuol dire comportarsi in ben altro modoSistema da rivedere? Certamente va ripensato. I giovani vanno affidati allo sport nel senso più puro. Per tutto quello che riguarda procuratori e agonismo, che viene solo in un secondo momento, prendere pure visione della legge Bosman che negli ultimi 25 anni ha radicalmente cambiato il calcio. Dopo tanti anni, se non altro, adesso c'è più equilibrio. Cassano? Il calcio è uno sport di squadra. Magari al giocatore più forte vengono permesse cose che altri non pensano neppure. È quello che è successo ad Antonio. Il talento lo dimostra con le sue capacità, la sua competizione, l'assenza di tregua nella crescita. Elementi che non contemplano lo sputo, il fallo premeditato, il gioco scorretto. Sarei stato contento di allenare Cassano, gran talento, ma mai gli avrei permesso di mostrare atteggiamenti non consoni. Parlo sia dei compagni, sia dei rivali sul campo. Si è giocato le sue possibilità proprio per questo. Forse non siamo capaci di creare le condizioni perché i nostri talenti possano essere apprezzati ovunque. Calcio femminile? In uno sport di abilità possono giocare tutti o quasi. Sono molto favorevole, può portare valori importanti, lo seguo con interesse. Sono attratto dal talento e al momento ne vedo poco. Spero che la crescita totale del movimento innalzi il livello. Le scelte prima della partita? Mi batto sempre con le rose numerose. In Italia unica Nazionale che contempla 23 elementi a match. Io ridurrei a 18 perché non è giusto che chi si allena tutta la settimana debba poi andare in tribuna. Preferisco che quei 5 siano giovani: hanno più fame quando entrano a gara in corso. Non è un concetto che vale sempre, ma molto spesso funziona così. Calciatori che non sono riuscito a valorizzare? Penso più che altro a quei giovani che mi davano l'impressione di poter sfondare e invece non sono riusciti a soddisfare le aspettative. Non sempre i più bravi a 16-17 anni riescono ad arrivare al top. Ho cercato in questi anni di dare spazio e possibilità a coloro i quali ritenevo talentuosi. Mi riferisco ai Gagliardini, ai Conti e ai Caldara. Ci parlavo e dicevo loro: 'A me sembra che tu possa riuscire a fare questa o quella cosa'. Non ho inventato nulla, semplicemente bisognava togliere un po' di polvere e aiutarli a diventare grandi giocatori. Quanto conta la fortuna nel calcio? Incide come nella vita, ma poi nessuno dovrebbe farne un alibi. Se hai le capacità, in ogni caso, una seconda occasione te la crei. All'Inter, forse, sono arrivato non nel momento migliore, ma poi a tal proposito ho avuto fortuna nel trovare l'Atalanta. Spinazzola-Juve? C'erano degli accordi con i bianconeri. Il contratto prevedeva che avrebbe dovuto restare un altro anno e così è stato".

Sezione: Altre news / Data: Sab 13 ottobre 2018 alle 20:30
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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