Atalanta travolta a Parigi: il PSG cala il poker, solo Carnesecchi evita l’imbarcata

PSG–ATALANTA 4-0 (p.t. 2-0)
3’ Marquinhos (P), 39’ Kvaratskhelia (P), 51’ Nuno Mendes (P), 90’+1' Gonçalo Ramos (P)

L’avventura europea dell’Atalanta si apre nel peggiore dei modi. Al Parco dei Principi il PSG impiega appena due minuti per spezzare l’equilibrio: cross basso di Fabián Ruiz, difesa statica e Marquinhos che appoggia indisturbato in rete. Da lì in avanti i francesi prendono in mano il gioco e solo Carnesecchi, con interventi prodigiosi su Nuno Mendes, Barcola e Hakimi, mantiene la Dea a galla.

KVARA FA LA DIFFERENZA – Dopo la prima mezz’ora, in cui l’Atalanta prova a riorganizzarsi e sfiora persino il pareggio con Kossounou, arriva il colpo del campione: Kvaratskhelia salta Djimsiti e dal limite fulmina Carnesecchi con un destro angolato che vale il 2-0. Prima dell’intervallo il PSG ha persino la chance per il tris: rigore concesso per fallo di Musah su Marquinhos, ma Barcola calcia male e Carnesecchi para, confermandosi migliore in campo.

IL COLPO DEL KO – La ripresa comincia sulla falsariga del primo tempo. Stavolta è Nuno Mendes a lasciare il segno con un’azione personale: finta il cross, salta De Roon e batte Carnesecchi con un mancino potente sul primo palo. È il 3-0 che di fatto chiude i giochi. Con il risultato al sicuro, il PSG rallenta, controlla il ritmo e concede qualche sporadica iniziativa all’Atalanta, che con Krstovic e Pašalić ci prova senza mai impensierire seriamente Chevalier.

IL POKER FINALE – Quando la partita sembra avviata alla conclusione, arriva la beffa definitiva: retropassaggio sbagliato di Bellanova, Gonçalo Ramos si inserisce e con un tocco morbido scavalca Carnesecchi fissando il punteggio sul 4-0. Un epilogo che fotografa bene la serata nerazzurra: tanti errori individuali e troppa distanza dal livello dei campioni d’Europa.

Per l’Atalanta il debutto europeo si trasforma in una notte amara. Troppo PSG per una Dea che ha retto solo grazie a un Carnesecchi monumentale. Juric dovrà ripartire dalle poche note positive e lavorare su una squadra che, al cospetto dell’élite europea, ha mostrato limiti evidenti.