José Mourinho si gode lo spettacolo, magari con un bel secchiello di popcorn sulle gambe. Lo Special One è stato il primo, la Roma si è mossa in tempi non sospetti e ha piazzato un colpo. Ora guarda gli altri club che rivoluzionano la Serie A: sono già cambiate dieci panchine, altre potrebbero farlo a breve. È uno scossone senza precedenti, che peraltro mal si concilia con il profluvio di discorsi attorno alla sostenibilità e alla bolla finanziaria in cui rischia di non avere più aria il pallone. Ma tant’è, e questo è comunque un altro discorso.

Una Serie A grandi firme. È quella che ci apprestiamo a vivere. Ad altissimi livelli, ça va sans dire. Mou è stato il primo, a breve lo seguiranno un clamoroso ritorno e un grande debutto. Massimiliano Allegri si riprende la Juventus, due anni dopo essere stato allontanato, perché in questo lasso di tempo Madama s’è avvitata su se stessa e ora si augura che riavvolgere il nastro sia la soluzione. Luciano Spalletti per la prima volta nella sua carriera allenerà al Sud. Lo farà a Napoli, sedotta dalla sua capacità di essere un allenatore che centra gli obiettivi. Magari non vincerà lo scudetto (mai direi mai), ma in Champions ti ci porta sempre: è il suo curriculum a raccontarlo. Sui risultati, in tutti e tre i casi, sarà giudice supremo il campo. Di trofei ne hanno (Allegri e Mou, soprattutto). E possiamo già pregustarli, settimana dopo settimana, in conferenza stampa: uno dopo l’altro, lo show è garantito. Il ritorno dei grandi allenatori, senza nulla togliere alle nuove leve, ai Pirlo e ai Gattuso, che tali possono ma devono ancora diventare.

Manca solo Conte. Quasi. L’Inter sceglie un’altra strada. Alza bandiera bianca con Antonio Conte, quasi gli stende il tappeto rosso per andare via. Punta su Simone Inzaghi, il nuovo che avanza ma da così tanto che sembra più che pronto. Fino al lockdown, ha corso per lo scudetto con Radu-Acerbi-Luiz Felipe: dategli Skriniar-De Vrij-Bastoni, vedremo che succede. Soprattutto, Conte si sottrae alla reunion dei grandi tecnici che si riprendono il palcoscenico. Sarà il grande assente del prossimo campionato. Un po’ perché ha vinto l’ultimo e lo scudetto pare diventata una bellissima maledizione. Lo sarà a livello tecnico e mediatico: ci sarebbero state bene, settimana dopo settimana, le sue schermaglie con Mou, con Allegri, con Spalletti. Non l’unico, assente, anche se da questo punto di vista ci potrebbero essere sorprese: con lui, mancherà Maurizio Sarri. Il programma del miglior campionato da raccontare nell’ultimo decennio sarebbe completo, tornassero il suo gioco e le sue sigarette. Magari senza lesinare qualche frecciata al passato: non ha mai avuto peli sulla lingua. Piace da tempi non sospetti alla Lazio, chissà se Lotito saprà regalarci il colpo di coda di un mercato degli allenatori che ha già fatto scintille.

Sezione: Serie A / Data: Ven 28 maggio 2021 alle 08:45
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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