Ultimamente si sente molto parlare di riforme, di rinnovamenti, di principi secondo i quali si dovrebbe condurre una società. Si passa dalla conferenza fiume di De Laurentiis, alle proposte della Figc per rinnovare il calcio italiano. Dallo studio dei parametri zero dell’Inter al successo della seconda squadra da parte della Juventus. Dagli investitori internazionali alla conduzione famigliare (o personale)
Non c’è una regola, chiaramente. Le idee ci sono, sono buone, sono tante e nessuna - in assoluto - è sbagliata. Il successo, in generale, non può che essere rappresentato dalla coerenza. Dalla consapevolezza che soltanto con la pazienza, con la competenza, con la serietà si raggiungono i veri risultati.
Sembra un discorso da superanziano, più boomber dei boomer. Ma ormai le considerazioni sono diventate settimanali, legate esclusivamente al risultato, con una dicotomia di fondo, una contrapposizione perenne. E naturalmente ne risente anche la presunta programmazione. Che di per sé è una parola vuota, come i progetti triennali, i giovani, la scoperta del talento eccetera eccetera.
E’ evidente che vince uno, senza dubbio. Il primo. E il primo scrive la storia. Il primo festeggia, gli altri al massimo danno spiegazioni.
La Serie A negli ultimi 4 anni ha visto un vincitore sempre diverso, come squadra. Salgono addirittura a 5 gli allenatori (Allegri, Sarri, Conte, Pioli, Spalletti) di cui 3 al primo successo. Quest’anno potrebbero essere addirittura 6 allenatori diversi… Anche in Champions negli ultimi 5 anni 5 squadre campioni diverse, con 8 finaliste diverse. Quindi non è facile vincere in Italia e non è facile farlo in Europa. Due parametri diversi, ovvio.
Ma per vincere, per arrivare a vincere, per costruire una vittoria ci vogliono tempo e idee. CI vuole una società solida, dei dirigenti capaci, un allenatore a cui dare supporto.
E’ la base: senza è improvvisazione. Prima ancora delle idee tattiche servono proprio le idee giuste.
Chiunque ha vinto negli ultimi anni (in Italia) ha avuto dei grandi meriti. La coda della Juventus che ha dominato per 9 stagioni in italia. Forse adesso ci renderemo conto di quanto incredibile sia stata quella striscia, visto che nessuno, dopo, è riuscito neanche a bissare il successo dell’anno precedente. L’Inter di Conte che ha trovato un acceleratore straordinario su una base costruita negli anni precedenti e che è servita da trampolino per le stagioni seguenti. Il Milan che ha trovato nel gruppo coeso (dirigenza, staff e squadra) la sua straordinaria forza. La stagione perfetta del Napoli che ha coronato un sogno atteso 33 anni, costruito in tanti anni e depauperato in pochi mesi.
Proprio Napoli potrebbe essere l’esempio per spiegare quello che cercavamo di scrivere: le tre gambe reggono se sono insieme: da soli difficilmente si può percorrere molta strada. Non certo la stessa che si era percorsa fino a quel momento.
O al contrario - in questo momento - l’Inter. Che ha trovato un equilibrio straordinario nel corso delle stagioni, pur dovendo pensare anche a situazioni extracalcistiche (la proprietà) che non hanno intaccato il lavoro di dirigenza e squadra. Anzi sulle quali alcune caratteristiche si sono addirittura esaltate. E a cui andrebbe dato ancora più risalto.
Questa primavera probabilmente assisteremo a un grande tourbillon di panchine. Sia in Italia che in Europa. Qualcuno arrivato a fine corsa, qualcuno ha deciso di smettere, qualcuno pagherà caro il fatto di non centrare obiettivo. Qualcuno per inseguire nuovi cicli. L’importante è non sconfessare le scelte dopo pochi mesi. Perché in un momento storico in cui ci sono meno soldi, si discute sulla sostenibilità economica, si parla di talento, ci vuole lungimiranza. Ci vuole non solo occhio, ma pazienza. Per fare in modo che il talento, così come le idee, possano sbocciare
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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