Una stagione piena di malinconia. Di qualche picco, come il passaggio del girone in Champions League, come il gol di Ivan Provedel contro l'Atletico Madrid, ma le dita d'una mano avanzano per raccontare le gioie di questa Lazio. L'esonero di Maurizio Sarri, la consapevolezza d'essere arrivati in ritardo sulla chiusura di un ciclo. I senatori tristi, con le valigie, annacquati, l'allenatore che cambia ma che ancora non incide. Tante parole, talvolta troppe, di Claudio Lotito, e poi un mercato che non ha lasciato traccia. Che non ha dato alla Lazio una nuova dimensione. Il derby perso, col gol di Gianluca Mancini, come ultima goccia di un vaso stracolmo di lacrime di malinconia e tristezza. La misura è colma. La Lazio si prepara alla più grande rivoluzione dell'era di Lotito.
Igor Tudor è solo il primo tassello: ora un innesto forte in dirigenza
Salutare Maurizio Sarri era inevitabile, l'errore di Claudio Lotito e dell'allenatore è stato non accorgersene un'estate fa. Chiudere prima che tutto svanisca, s'affievolisca, si spenga. I biancocelesti erano già alla fine di un ciclo anche in panchina, l'addio di Igli Tare è stato un altro step inevitabile ma come la storia ha dimostrato, non sufficiente per ripartire. La scelta di Tudor è stata di rottura, intelligente, opportuna. I risultati per adesso non stanno dando ragione al Presidente biancoceleste ma dovrà continuare a fidarsi delle sue idee, della sua nuova strada. Dovrà provare a raccogliere il meglio da questo finale di stagione, conquistare di nuovo un posto in Europa League, e poi rilanciarsi. Però non basta. Angelo Fabiani, attuale direttore sportivo della Lazio, è un guru quando si parla di giovani, di talento, di rapporto col futuro, col territorio. I biancocelesti avrebbero però bisogno di una figura al suo fianco, di un dirigente di spessore internazionale, che per Lotito, con Lotito, con Fabiani, coordini mercato e scouting. E questo sia anche un monito per il Presidente della Lazio, l'esempio della scorsa stagione di Aurelio De Laurentiis (non di questa!) e del Napoli siano un caposaldo per il nuovo ciclo. Un passo indietro da parte del proprietario, la fiducia negli uomini giusti, è uno dei segreti per aver successo. Deleghi le responsabilità, il mercato, lo scouting, il rapporto con la squadra. Tudor è un tassello importante, Fabiani ha qualità certamente da non perdere oltre che la fiducia della proprietà. Ma con loro serve anche altro.
Via i senatori. Il progetto deve ripartire
E poi c'è la squadra. Senza troppi giri di parole: siamo davanti all'estate che segnerà l'anno zero della Lazio. Farà bene Claudio Lotito e quello che potrebbe essere il suo nuovo manager in dirigenza, insieme a Fabiani e Tudor, a non farsi influenzare dalle parole riconoscenza e passato. Chiudere con quel che è stato per ripartire. E questo non vorrebbe certo dire andar contro a tutto quel che di meraviglioso ha fatto Ciro Immobile per la Lazio, uno dei grandi attaccanti della storia biancoceleste. E questo non vorrebbe dire non riconoscere ciò che Felipe Anderson (andrà al Palmeiras), Luis Alberto (le parole sulla rescissione sono un punto di non ritorno) e molti altri hanno fatto. Però tagliare i ponti vuol dire ripartire. Rimettersi in gioco. Chiudere con un progetto e ripartire, senza legami con quel che è stato, per gettare nuove fondamenta. E' l'unica strada per non vivere un'altra stagione a metà del guado.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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