Abbiamo fatto titoloni e ci siamo andati giù durissimi con il Milan, per un bilancio in rosso e con un -151 milioni che non lascia scampo alla dirigenza rossonera. I soldi c'erano e sono stati spesi. Male. Molto male. Poi dal Milan, naturalmente, fanno emergere che è tutto sotto controllo e che il bilancio del club è sano come un pesce. Non è del Milan che vogliamo parlare. Saremmo anacronistici. Abbiamo già dato. Da evidenziare, questa volta, ci sono i numeri della Juventus. Ovviamente fanno meno scalpore per due fattori: 1) il debito della Juventus non è quello del Milan; 2) il Milan gioca una partita a settimana mentre la Juventus da anni vince e compra campioni con un parco calciatori che non può essere paragonato a nessuno. Quindi non stiamo facendo paragoni. Sarebbero folli e stupidi. Possiamo, però, prendere il bilancio della Juve e paragonarlo alle grandi d'Europa, visto che il Presidente Agnelli giustamente neanche fa più il confronto con i competitor italiani ma cerca sponda con le grandi del mondo.
La Juventus ha chiuso con un passivo di 40 milioni di euro ed è costretta a ricapitalizzare per 300 milioni di euro e lo sponsor della casa madre deve aumentare il budget da investire. Tutto nella norma. E tutto fin troppo bello se fai quello che sta facendo la Juve, ma l'ultimo bilancio del club bianconero può essere paragonato a quello di dieci anni fa del Real Madrid, e se Agnelli dice che anche Manchester, Barcellona e Real chiedono soldi ai soci tra i 500 milioni e il miliardo di euro è giusto anche paragonare i fatturati che sono ancora troppo distanti. Andrea Agnelli, da quando ha preso in mano il potere calcistico della famiglia, ha fatto un grande lavoro: tecnico, sportivo e finanziario. Prima di lui, i cugini dell'altra sponda avevano creato grandi danni al club dimostrando di non essere abili come Andrea nel calcio. Non è uno sport ma un'azienda che si gestisce con dei sistemi complessi e anche se sei il più forte e il più ricco non è detto che vinca. Il calcio è un'azienda irrazionale. Un pallone sul palo o una serata storta ti possono cambiare l'anno e la stagione intera. Le parole di Agnelli agli azionisti non sono state del tutto condivisibili. Nei numeri e nei progetti perfetto come sempre, ma su Conte la riteniamo una caduta di stile che non puoi permetterti se di cognome fai Agnelli e rappresenti la dinastia italiana per eccellenza. Vi spieghiamo il perché: tirare fuori una storia vecchia di sette anni non ha alcun senso. Avrebbe potuto farlo qualche anno prima quando Conte non era allenatore dell'Inter. Sarebbe stato comunque sbagliato ma, almeno, sarebbe potuto essere parzialmente giustificato. Se, all'epoca dei fatti, hai deciso di tutelarlo e appoggiarlo non puoi rinnegare la tua stessa linea solo perché sono passati 7 anni e sono cambiate le cose tra presidente e allenatore. Avrebbe potuto, tranquillamente, la Juventus far scattare il licenziamento a Conte per giusta causa, essendo fatti che risalivano alla vecchia esperienza di Conte a Siena e la Juventus era vittima della squalifica e avrebbe cercato un allenatore "pulito". Tornare su una storia di sette anni fa, sul calcio scommesse, scaricare un vecchio dipendente che comunque ti ha fatto vincere anche dalla tribuna e non nominarlo mai non è un gesto di potere da parte di un presidente come Andrea Agnelli.
Passando al campo, torniamo ai soliti dubbi di inizio stagione. La Juventus potrebbe anche perderlo questo campionato ma ci dovrebbe essere qualcuno che ne approfitti. Sabato la prima tappa è stata bucata. La Juve gioca prima, non vince a Lecce e due ore dopo l'Inter non batte in casa il Parma. Bene, questi jolly non capitano spesso, ma se quando capitano non li cogli a braccia aperte significa che non sei maturo e pronto per la grande sfida e per togliere il trono ai Re di Italia. La Juventus non brilla a Lecce, si salva in extremis in Champions e mostra, a tratti, di essere una squadra umana. Trascinata, spesso, da chi fu messo in discussione in estate: Higuain e Dybala. Sarebbero dovuti partire. Non c'erano le condizioni per farli andare. Per fortuna. Chi, invece, avrebbe dovuto risolvere molti guai a questa squadra ancora non è pervenuto (Rabiot) oppure si nota solo per cose negative (De Ligt). Qualche domanda iniziamo a porcela ma, a fine ottobre, non abbiamo la presunzione di darci delle risposte. Sappiamo come vanno queste cose. Rabiot inizia a giocare e a segnare e De Ligt inizia a fare il fenomeno. Questo articolo resta, le prestazioni negative di questi primi due mesi nessuno le ricorda più. Per ora ci facciamo delle domande per darci le prime risposte a Natale e in primavera. L'Inter sapeva che era tirata nella rosa. Ti manca un centrocampista e ti manca un attaccante. Se Politano entra e ha la spocchia di essere un grande ha sbagliato film. Vuole tirare la punizione e risponde male ad Esposito. La tira e fa cilecca sulla barriera. Fa sempre la stessa giocata, portandosi la palla sul sinistro per poi scaricare su un compagno o in porta e si rende sempre prevedibile. Godin non sta rendendo, l'assenza di Sensi pesa come un macigno e l'attacco non concede ancora alcune garanzie soprattutto nella rotazione degli uomini. Coperta corta e assortita male. Urge intervenire a gennaio, sperando che ci sarà da competere ancora su due fronti importanti: scudetto e ottavi di Champions League.
Dopo le giornate di squalifica ancora non si è inserito nel suo Brescia Mario Balotelli e la sensazione che Corini lo preferisca a Donnarumma per far felice Cellino e i tifosi sembra essere lampante. Se potesse decidere, in autonomia, Corini siamo quasi certi che non ci penserebbe due volte a buttare in campo sempre Donnarumma e non Balotelli. Pesa il nome e pesa la maglia ma l'atteggiamento di "Super" Mario deve cambiare. Troppo leggero, compitino a scuola e nulla di più. Deve svegliarsi e deve farlo anche presto. Se vuole l'Europeo per merito e non per amicizia di Mancini deve prendersi il Brescia in braccio e trascinarlo alla salvezza. Di questo passo, Formentera sarà ancora la meta più gettonata per l'estate 2020 di Mario.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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