Non è la prima volta che succede, e non è certo la fine del mondo del calcio, né tantomeno del mondo juventino, né tantomeno del mondo cristianoronaldiano. Un giocatore, stellare e acclamato, che esce in disaccordo per una decisione, e tira dritto per gli spogliatoi, incazzato per la scelta, è una cosa che succede e che succederà
(altra cosa invece è lasciare lo stadio prima che finisca la partita: non soltanto per rispetto verso i compagni, o sprezzo verso il risultato della propria squadra; ma proprio per questioni giuridiche: il sorteggio per l’antidoping viene effettuato a un quarto d’ora dalla fine, i nominativi vengono comunicati alle squadre 2-3 minuti prima della fine del tempo regolamentare, il protocollo non è per niente cambiato diversamente da quello che si dice in giro, dunque le tempistiche della fuga di Cristiano Ronaldo autorizzano delle domande).
Ma appunto, il gesto di stizza fa parte dell’ordine delle cose, figuriamoci. Anche se è puerile il tentativo di derubricarlo, come l’iniziale cambio di ripresa dall’inquadratura sul suo volto mentre abbandona il campo, o certe fantasiose letture che vorrebbero attribuirgli un innocente disappunto (per intenderci: pochi minuti dopo l’uscita ho sottoposto a un pubblico portoghese le immagini, chiedendo se ne ravvisassero il significato. Le letture delle due frasi sono state le più disparate, ma tutti si sono trovati concordi che almeno una porzione fosse ‘vai pra o caralho se fude’ che altro che insulto generico: quando viene pronunciato così è proprio quel tipo di insulto che immaginate, ed è diretto a una persona specifica…).
E appunto ci può stare, la stizza, il disappunto, anche l’essere primadonna, nei limiti di. Cosa dovrebbe mai fare la Juventus o Sarri? Lapidarlo al pubblico ludibrio, intaccare un patrimonio, crearsi un problema ancora più grosso? Ovvio che no, dunque giusto che la società lo tratti nella maniera che reputa più adatta, tendendo a minimizzare (giusto però che a farlo sia la società, non certa critica compiacente…).
Ma soprattutto, questo episodio è la certificazione che Cristiano Ronaldo è più grande della Juventus. Non nella storia ovviamente, ma nel presente. Cosa che era già chiara al momento dell’arrivo di CR7, che portava le sue vittorie europee a una gestione che ne è all’avida ricerca, e che accettava lo status e le condizioni del campionissimo per poter crescere ulteriormente - parallelamente anche dal punto di vista del marketing, grazie alla compenetrazione in segmenti di mercato giovanile estero dove la Juventus era ancora considerata in maniera piuttosto indifferente.
E attenzione, non che questo fosse un aspetto negativo, anzi. Ovvio che lo status di Cristiano Ronaldo fosse maggiore della Juventus.
Tuttavia, per la prima volta, si certifica che lo sia anche dal punto di vista tecnico.
Guardate le cifre: Cristiano Ronaldo in 14 partite ha fatto 2 assist e segnato 6 gol. Non faceva così pochi assist dal 2012. Non segnava così pochi gol dal 2006.
E non è solo un fatto di numeri, perché lo si vede anche dal punto di vista del gioco, dove Cristiano Ronaldo finora è stato all’altezza del suo nome forse in tre o quattro partite.
Questo ovviamente non può significare che Cristiano sia insostituibile per contratto. O che possa permettersi certi atteggiamenti per contratto.
Così come è normale che qualsiasi società tratti le proprie stelle con i guanti, ancor di più se hanno un carattere particolare (ce l’hanno praticamente tutte le stelle), e ancor di più se hai una sorta di debito d’onore con la tale stella per averti scelto.
Ma di nuovo, quello che è successo certifica come Cristiano Ronaldo sia più grande della Juventus: è intelligente e lui stesso sa che non può tirare troppo la corda, e nemmeno vuole farlo.
Ma il punto è questo: si ribalta la dinamica tra società e giocatore. Non è più la società che dice al giocatore: “Ok ti perdoniamo, però non puoi mica fare così”. No, è il giocatore che perdona la società/allenatore mandando un primo avvertimento: “Nessun rancore, ma ricordatevi chi sono…”.
Dire: ‘Cristiano Ronaldo ha fatto un post dove non menziona l’accaduto, insomma ha perdonato Sarri’ è una battuta. Ma forse, rispecchia proprio la realtà dei fatti.
E la Juventus lo ha accettato per tutti quei bei discorsi menzionati, e soprattutto perché Cristiano Ronaldo è stato preso esclusivamente per la Champions League. L’anno scorso è stato lui il plus che ha fatto superare l’Atletico agli Ottavi, poi la squadra si è sciolta. Conta solo portarlo a febbraio nella migliore situazione psico-atletica, tutto il resto non conta.
Anche perché per tutto il resto c’è una rosa stellare che a ogni cambio ti fa vincere una partita, e un allenatore come Sarri che deve sviluppare un gioco che possa rendere la Juventus autosufficiente in campionato, a cui aggiungere al momento decisivo il tocco di Cristiano.
Appunto. Ma al di là del credito sconfinato di cui Sarri gode con la critica, in questi tre mesi, obiettivamente, cosa è cambiato rispetto ai tempi di Allegri?
Di nuovo: molti difenderanno e giustamente la causa, dicendo che il gioco di Sarri abbisogna di tempo e che l’importante è che arrivi per la fase a eliminazione diretta in Champions (certo, quanti avvocati difensori ci sono sempre per la Juventus, i Conte e gli Ancelotti vivisezionati domenica dopo domenica creperanno d’invidia a vedere un trattamento simile).
E poi: la Juve su 12 partite ha fatto 10 vittorie e 2 pareggi, e in Champions è già agli Ottavi con due giornate d’anticipo. Come si può osare criticarla? Giusto.
Ma… ma in fondo con Allegri non si diceva lo stesso? E non ne era stato invocato il cambio proprio per queste critiche, per l’incapacità di dare un gioco che sa imporsi a prescindere dello strapotere tecnico della rosa?
Finora la Juventus ha ha giocato all’altezza del nome e del valore solo in 3 partite su 16. A onor del vero, in tutte e tre le partite difficili giocate finora: Napoli, Atletico e Inter.
Ma in fondo, anche con Allegri, non si diceva che la maggiore qualità fosse proprio quella di gestire le partite alla portata, e saper elevare il livello a seconda dell’avversario?
Non si era detto che con Sarri l’obiettivo invece era il gioco a prescindere dal livello dell’avversario?
Ribadiamo: c’è sicuramente tempo, e il tempo più importante verrà in primavera.
Ma adesso sono già tre mesi di stagione, un terzo del campionato, un banco di prova credibile per esprimere un primo giudizio.
E al di là delle questioni disciplinari, di Cristiano, e di altre cose che lasciano il tempo che trovano, se ancora una volta si ripete che il gioco della Juve sia lento e sterzato solo dai cambi di una panchina impareggiabile in Italia e forse anche in Europa, allora vuol dire che dopo il primo terzo di stagione, la Juventus di Sarri è esattamente ancora al punto dov’era la Juventus di Allegri.
Manca tanto alla fase che conta in Champions. L’importante è però non partire tardi per arrivare in orario.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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