Fra poco inizierà il Mondiale e la nostra attenzione (sportiva) sarà giustamente rivolta alla più grande kermesse che il calcio possa regalarci. Inutile dire che non c’è l’Italia per la seconda volta consecutiva. Inutile dire anche che andrebbero prese delle precauzioni per questo. Ma la cosa più importante è sapere dove stiamo operando. Soltanto conoscendo è possibile applicare dei giusti correttivi al movimento. Soltanto guardando in faccia alla realtà, si può cominciare a ragionare sul cambiamento.
Le fotografie che vengono fatte al nostro movimento calcio sono impietose. I contorni messi a fuoco descrivono in maniera cruda quello che in questo momento il calcio italiano è diventato, al netto dei risultati in Europa delle nostre squadre o dell’exploit magnifico del Napoli.
Come spesso succede il punto di inizio per eventuali riflessioni ce lo da uno studio del CIES, il centro studi della Uefa. Che analizza tutte e 31 top division (prime categorie) dei 31 paesi affiliati. 477 club sotto osservazione, 12281 giocatori, tanto per capirci.
Bene di questi 12281 546 giocano in Italia. E’ il numero più alto. In Serie A giocano più giocatori che in qualsiasi altra lega e questo porta infatti la Serie A ad avere 27,3 giocatori di media per squadra (la media ce l’ha più alta la Croazia, con 28,6 ma con solo 10 squadre nella massima serie).
Siamo i più numerosi e siamo fra i più vecchi: dobbiamo dire in buona compagnia. I nostri giocatori hanno un’età media di 26,36, decima posizione. Per quanto riguarda il Big5 comunque dietro la Liga (27,02) e la Premier (26,67). Quindi come sapevamo non un paese per giovani o per lo meno per giovanissimi, nonostante l’exploit recente di qualche giocatore importante anche nei top team.
Se vi interessa è una delle nazioni in cui i giocatori hanno l’altezza media più elevata, ma certamente non è un campionato dove i calciatori rimangono a lungo. La Serie A è dodicesima nella classifica, ma stavolta è ultima del BIG5.
Dietro Premier (prima con 3,10 anni di permanenza media), Bundesliga (che ha un forte mercato interno, seconda, con 3,01) e la Liga (2,93). Ma anche dietro la Ligue1 (2,31) che esporta da sempre molti talenti all’estero (fra cui anche l’Italia.
L’Italia con i suoi 2,30 anni di permanenza è diventato - certificato - un mercato di transizione. Si viene per essere rivenduti. Come media - tanto per capirci - siamo più vicini alla coda della classifica (in senso assoluto) che alla cima.
Altro tasto dolente il tasso percentuale di stranieri. Italia nettamente prima del Big5 e terza nella classifica europea: dietro Cipro e Grecia. Il 61,7% dei giocatori in Italia è considerato “expatriated” dal CIES. Una percentuale importantissima, che forse, in qualche misura, può spiegare le difficoltà incontrate nell’allestimento di una Nazionale che non viva di momenti, ma di programmazione.
Altro dato significativo è quello legato ai formati nel club. IN questa classifica la nostra Serie A è ultima. Soltanto l’8,4% dei giocatori sono formati dal club in cui giocano. Addirittura la Premier ci è davanti 13,1%.
Ecco partire da questa foto (e se volete ci sono anche i numeri per i club singolarmente) potrebbe essere un buon punto di partenza. Per capire dove e come intervenire. Senza illudersi che ci sia altro, davanti allo specchio.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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