5 volte la Champions League, poi 8 Scudetti, 1 Mondiale per Club, 2 Intercontinentali, 1 Coppa Italia, 7 volte la Supercoppa Italiana, 5 volte quella Europea. Una bacheca mai così ricca da parte di un Presidente di un club italiano come è stato Silvio Berlusconi per il Milan. Un regno, il suo, incredibile e ricchissimo di successi ma anche di campioni. Per celebrare la memoria dell'ex numero uno rossonero e del Monza, scomparso oggi all'età di 86 anni, raccontiamo quella che è stata la Top 11 della sua lunghissima e vincente avventura da proprietario dei rossoneri.
La Top 11 del Milan di Silvio Berlusconi
Nelson Dida - Non il migliore in senso assoluto ma il simbolo di due Champions League vinte. Pararigori ed estremo difensore straordinario, raffigura al meglio vizi e pregi dei brasiliani tanto amati da Berlusconi.
Cafu - Straordinario Pendolino. Preso dalla Roma, giocatore dalla classe innata, è protagonista in campionato e in Europa. Preso a parametro zero, intuizione nonostante la carta d'identità avanzata.
Franco Baresi - Capitano e simbolo, uno dei giocatori più iconici dell'intera storia del club. Il libero per antonomasia dei tempi moderni, forse uno dei migliori dell'intero calcio mondiale.
Alessandro Nesta - L'eleganza al potere. E' stato uno dei simboli dell'era ancelottiana. Classe pura, è stato in grado di fermare i migliori attacchi del globo in una retroguardia tra le più iconiche della storia.
Paolo Maldini - Milanista fino all'anima, è insieme a Baresi il simbolo assoluto della recente storia rossonera. Adesso è dirigente ma è riuscito a rientrare solo dopo la fine dell'era Berlusconi. In campo è stato il miglior terzino d'ogni tempo.
Frank Rijkaard - Uno dei giocatori più moderni e contemporanei che abbiano giocato tra gli anni '80 e gli anni '90. Decide una Champions ed è tra i grandi protagonisti del Milan olandese di Sacchi.
Andrea Pirlo - A Brescia la prima fase della trasformazione tattica, al Milan la sua sublimazione. E' in rossonero che diventa il miglior regista del calcio moderno, riferimento per un'intera generazione di calciatori.
Ruud Gullit - Pallone d'Oro, dreadlock e sregolatezza, è stato un giocatore tecnico, bello da vedere, da ammirare, completo, geniale, vincente. Indubbiamente di diritto tra i migliori centrocampisti offensivi d'ogni tempo.
Ricardo Kakà - Sguardo da ragazzo, è stato ispirazione per una generazione di calciatori. La massima espressione dei brasiliani tanto amati da Berlusconi, vincerà il Pallone d'Oro e sarà una delle tante intuizioni geniali del Cav e di Galliani.
Andriy Shevchenko - Perché rappresenta al meglio quel che è riuscito a fare il Milan nella sua era berlusconiana. Attirare i migliori al mondo e renderli i numeri uno. Giocatore vincente, simbolo di un'era ricca di trofei e soddisfazioni. Pallone d'Oro, chiaramente.
Marco van Basten - Fragile e letale, il Cigno di Utrecht è stato sublime gioia e infinito dispiacere per i tifosi del Milan. La capacità di renderlo simbolo del Milan all'inizio degli anni '90 racconta tutta l'ambizione di Berlusconi e la sua voglia di grandeur.
A disposizione (sette panchinari, come ai vecchi tempi)
Sebastiano Rossi - Se la gioca con Giovanni Galli. Si conquista il posto in panchina grazie a uno straordinario record di imbattibilità in A superato poi solo da un certo Gianluigi Buffon.
Thiago Silva - Scelto al posto di Alessandro Costacurta, per dimostrare che il Milan di Berlusconi ha abbracciato più ere del nostro calcio. Thiago è straordinario interprete, simbolo e capitano di un Milan moderno, con un gioco contemporaneo. La sua longevità lo dimostra.
Mauro Tassotti - Al 51-49 con Cafu per una maglia da titolare. Simbolo del Milan, terzino durissimo da affrontare e poi icona (da vice) di tanti cicli vincenti successivi.
Roberto Donadoni - Il primo acquisto di Berlusconi. Farà incetta di trofei, saranno addirittura 18. Esterno offensivo di altissima qualità, giocatore moderno.
Clarence Seedorf - Costretti a scegliere, teniamo fuori Ronaldinho e Manuel Rui Costa, due calciatori altrettanto geniali ma nell'immaginario collettivo non dentro alla storia del Milan come l'olandese. L'unica pecca, l'avventura da allenatore.
George Weah - Un trequartista (Dejan Savicevic) o una punta? Scegliamo il Presidente della Liberia, iconico centravanti africano degli anni '90, primo Pallone d'Oro del continente nero. Il Milan ha precorso i tempi anche lì.
Zlatan Ibrahimovic - Lui anziché Jean Pierre-Papin. Ibra perché è il trait d'union tra la fine dell'era berlusconiana e quello che sarebbe arrivato dopo.
Per questa panchina abbiamo tenuto fuori, oltre ai già sopra citati, anche Carlo Ancelotti, Leonardo, Massimo Ambrosini, Gennaro Gattuso, Demetrio Albertini, Marcel Desailly, e troppi altri per pensare d'aver fatto le scelte giuste.
Allenatore: Arrigo Sacchi - A proposito di scelte difficili. Sacchi o Capello? Sacchi o Ancelotti? Capello o Ancelotti? La scelta va sul mago di Fusignano perché è stato l'uomo capace di rivoluzionare il calcio mondiale. E di farlo alla guida del Milan. Vincendo. Ma quanta storia, anche lì, anche tra gli allenatori.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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