In soli otto minuti contro il Torino potrebbe essere cambiata la stagione dell’Atalanta. Una vittoria pesante arrivata in un momento delicato, con una formazione rimaneggiata, ma capace di reagire con compattezza e carattere. L’analisi di Giorgio Lazzari, direttore di Nerazzurro Stadio, parte dalla «domenica perfetta» di Juric e si allarga ai temi d’attualità: potenziale della squadra, prestazioni dei singoli, margini di crescita, obiettivi in campionato e in Europa, senza dimenticare le sfide imminenti con Juventus e Club Brugge.
In 8 minuti, quelli con il Torino, è cambiata la stagione dell’Atalanta?
«È stata la domenica perfetta di Ivan Juric, tanto criticato e accolto con scetticismo, ma capace di dimostrare sul campo – contro la sua ex squadra – di aver scelto la formazione migliore in un momento difficile per i tanti infortuni - analizza, in esclusiva, Lazzari ai microfoni di TuttoAtalanta.com -. Il Torino non è una squadra materasso: quando vinci è perché metti in campo qualcosa in più. Brava l’Atalanta a reagire subito ai due stop fisici: forse lì i granata si sono rilassati pensando che la Dea crollasse, invece il gruppo si è compattato e chi è subentrato ha dimostrato di valere il posto, a partire da Ahanor, che mi aveva già colpito per maturità. A 17 anni mostra atteggiamento da veterano. Bene anche la scelta di non arretrare De Roon. Abbiamo fatto risultato e ora si guarda avanti: tre impegni importanti in pochi giorni. Un dato: l’Atalanta diverte e segna – 9 gol in 4 partite, con due pareggi e due vittorie. Non male.»
Se alla fine contano i punti, i pareggi con Pisa e Parma come li leggi?
«Non si può pensare che Pisa e Parma ti lascino segnare e vincere. Tra errori sotto porta e legni si poteva portare a casa di più, ma in campo ci sono anche gli avversari. Lo dimostrano la Cremonese che batte il Milan o il pari della Juve a Verona. Tutti vanno affrontati con attenzione e determinazione. A Torino siamo andati per vincere e ci siamo riusciti nonostante l’emergenza.»
Meriti dell’Atalanta o demeriti del Torino?
«Entrambe. Il successo nasce sempre da una miscela. Il 3–0 di Roma può aver illuso i granata di poter gestire con facilità la gara. C’era attesa e pressione (contestazione a Cairo, voglia di prima vittoria interna). Il campionato è equilibrato: serve massima attenzione e sfruttare i demeriti altrui. Il Toro era partito alto e tosto; l’Atalanta ha avuto la forza di giocarsela a viso aperto. Krstovic si è confermato bomber vero, utile anche per la squadra; bene in generale l’attacco, compresi Samardzic e Sulemana. Ma niente esaltazioni: vittoria archiviata, testa alla Juve.»
Otto punti dopo quattro giornate: qual è la dimensione della Dea?
«Può puntare all’Europa. Entrare in Champions sarà più difficile perché altri si sono rinforzati. Oggi vedo il Napoli come squadra più completa; la Juve è in crescita e ha reinserito Vlahovic; il Milan (senza coppe) ha un vantaggio competitivo. Bologna e Fiorentina, rispetto alle attese, le vedo più scariche. Outsider: Como per un posto europeo. L’Atalanta la vedo nelle prime sei. Per la Champions la corsa può essere sull’Inter, che paga ancora la delusione post-triplete sfiorato: la percepisco più vulnerabile, inserirsi nella lotta al quarto posto è possibile se qualcuno sopra cala.»
Tra i singoli: bene Sulemana, mentre Maldini resta discusso. Maldini è “da Atalanta”?
«È arrivato tra diffidenze legate al cognome. Nel finale dell’anno scorso aveva mostrato classe e bei tocchi, sembrava dentro la filosofia Dea. Quest’inizio non ha sfruttato le occasioni: Juric gli ha dato minutaggi importanti, ma la palla-gol col Pisa – se segni – ti cambia fiducia. L’errore al 3’ col PSG lo ha marchiato nell’immediato, anche se probabilmente avremmo perso comunque. Va recuperato: con partite ogni tre giorni può fare la differenza davanti.»
E come mentalità?
«La cura Gasperini lo aveva riportato coi piedi per terra: il cognome non basta. I numeri li ha; in questi casi un gol cambia umore e percezione, anche con i tifosi.»
Krstovic è il nuovo Retegui?
«Sì, ma con caratteristiche diverse. Retegui era più “egoista”, attaccante d’area. Krstovic si sacrifica, fa salire la squadra e partecipa alla costruzione: l’esperienza a Lecce lo ha formato. Non è una prima donna, è umile, si rialza dopo i contrasti. Per me ha le carte per andare in doppia cifra. Con Scamacca fuori a tempo incerto, oggi è titolare e, secondo me, sfrutterà l’occasione.»
A Torino si è rivisto Lookman. Da 1 a 10: quanto può essere utile?
«8/9, se – chiarito col gruppo – torna a segnare. Va gestito con pragmatismo (e un po’ di cinismo). Ha sbagliato per il secondo anno, non aiutato dall’entourage, ma ogni volta che tocca palla è pericoloso. L’Atalanta lo paga: è giusto utilizzarlo. Anche lui ha bisogno di giocare (Coppa d’Africa) e il suo valore passa dal campo. Con Torino si chiude una telenovela. La società ha fatto bene a tener duro: regole e prezzo li decide chi detiene il cartellino. Ora deve solo sbloccarsi con un paio di gol. Quando uscirà con la maglia sudata, anche i più critici andranno oltre.»
Rosa più o meno competitiva dello scorso anno?
«Sulla carta più competitiva. Hai perso il capocannoniere Retegui, ma Lookman è rientrato, Scamacca speriamo presto, Krstovic è un bomber vero. A centrocampo aggiungi Musah; a sinistra via Ruggeri ma dentro Zalewski (molto forte); dietro è rientrato Scalvini, Hien è in crescita, Ahanor farà parlare di sé. Con meno infortuni vedremmo un’altra Atalanta.»
Tre partite in una settimana. Si parte con Juventus–Atalanta.
«Allo Stadium è dura. La Juve vorrà cancellare Verona. Se scende in campo col desiderio di strafare, l’Atalanta può colpire in transizione. Mi aspetto gara “inversa” rispetto al Toro: la Juve proverà a farla. Non è più la Juve di Allegri/Conte che vince 1–0 e gestisce: anche le big oggi subiscono. Dobbiamo farci trovare pronti, con la Champions dietro l’angolo.»
E col Club Brugge?
«È la bestia nera, come lo era il Torino. A Monaco ho visto un Brugge fortissimo: 4–1 ma poteva essere peggio per il Monaco. In estate il girone sembrava “morbido”; in realtà è una squadra giovane, rinnovata, che corre: va seguita nei duelli, e gli infortuni si possono pagare.»
Quali sono le partite chiave per il passaggio del girone?
«Le due in casa: Brugge e Slavia Praga. Da vincere entrambe; tra le due, lo Slavia è – sulla carta – più abbordabile. Poi Francoforte non è impossibile, e l’Union SG all’esordio ha dimostrato di non essere banale. Le prossime due interne ci daranno la fotografia del girone.»
Per Giorgio Lazzari, tra infortuni e calendario serrato, l’Atalanta resta più competitiva dello scorso anno e può ambire a un posto in Europa. Decisive le prossime gare, soprattutto quelle casalinghe in Champions contro Brugge e Slavia Praga, per indirizzare il girone. Intanto, l’ambiente ritrova fiducia: talenti emergenti, rientri pesanti e un gruppo sempre più consapevole dei propri mezzi.
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