Le candeline sono 26. A Bergamo l'essersi venduto al migliore offerente a retrocessione consumata non gliel'hanno mai perdonato. Anche se la politica societaria del neo presidente Antonio Percassi aveva ed ha un must irrinunciabile: resta chi vuol dare tutto senza accampare pretese, i gioielli che vogliono cambiare parure serviranno a fare cassa. Così è stato per Tiberio Guarente, interno dal piede mancino al contagiri e dalle batterie inesauribili tipo l'orsetto di una nota marca di alcaline. Diventato grande agli ordini di un maestro del calcio di provincia come Gigi Delneri, il pisano nell'annus horribilis della caduta in serie B era già consapevole che il calciomercato gli sarebbe servito da paracadute. Detto e fatto: tira e molla nemmeno troppo estenuante, e nell'estate scorsa per cinque milioni e mezzo di ottimi motivi il rinnovato front office dell'Atalanta lo ha spedito a Siviglia.

Tra la Liga spagnola e la possibilità di riempirsi i capaci polmoni delle atmosfere rarefatte della Champions League, per Tiberio l'imperatore della mediana il trasferimento era davvero tanta roba. Da anni, ormai, si parlava di un suo distacco dalla città e dalla società che l'avevano visto crescere come uomo e come calciatore. Un percorso comune a molti big, anche quelli che come lui per imporsi all'attenzione generale hanno fatto sfoggio d'umiltà prima d'ogni altra cosa. Peccato che la curva abbia interpretato la sua scelta di grandeur spagnola alla stregua di un tradimento, fischiandolo sonoramente al suo ritorno al "Comunale" con la nuova maglia lo scorso anno nel Trofeo Bortolotti, vinto proprio dagli uomini di Antonio Alvarez. Le cose, comunque, nel caliente sudovest della penisola iberica non sono mai andate come ci si sarebbe aspettati: spizzichi e bocconi, trofei continentali appena lambiti in Europa League, e quell'operazione al ginocchio nell'ottobre 2010 che al residente più famoso dell'Isola di Capraia ha scombinato tutti i piani o quasi costringendolo a un lungo stop. Auguri.

Il who's who di Tiberio Guarente

Nato a Pisa il 1° novembre del 1985, cresce nelle giovanili dell'Atalanta giocando una partita con la Nazionale Under 18 contro il Belgio. Passato alla Primavera (in cui sarà compagno di squadra di Riccardo Montolivo e Giampaolo Pazzini), si guadagna la maglia della Nazionale Under 19 (3 presenze). Dal 2004 al 2007 si fa le ossa all'Hellas Verona, ma le prime due stagioni sono travagliate: minuti e fiducia (17 presenze) finché una rarissima infezione virale fa terminare la sua stagione e condiziona pesantemente quella successiva, nella quale è in grado di giocare soltanto quattro scampoli di partita per un totale di 132 minuti. Nel 2006-2007 è ormai titolare fisso nei gialloblù.
Il 27 giugno 2007 torna alla casa madre dove, dopo un breve periodo di ambientamento, diventa titolare inamovibile facendo coppia fissa con Fernando Tissone totalizzando 27 presenze. Nel 2008-2009 nella seconda giornata di campionato a Bologna, il 14 settembre, realizza il suo primo gol in Serie A e permette all'Atalanta di raggiungere la vetta della classifica provvisoria. Realizza il suo secondo gol stagionale alla 3a giornata di ritorno a Bergamo contro il Catania (1-0). A fine campionato l'Atalanta si piazzerà all'11º posto. Nella stagione 2009-2010 segna un solo gol, direttamente su calcio di punizione dalla lunga distanza, contro il Bologna, portando i nerazzurri momentaneamente in vantaggio (la partita si concluderà 1-1). Ma è l'anno del diciottesimo posto, che vale ai nerazzurri l'amara retrocessione nella cadetterìa. 
Il 17 giugno 2010 viene acquistato dagli spagnoli del Siviglia, con cui firma un contratto fino al 2015 con clausola rescissoria di 30 milioni di euro. Saltato il preliminare di Champions (perso dai suoi 1-0 a Braga e 4-3 nel ritorno in casa), il 16 settembre debutta in Europa League nella partita persa contro il PSG (0-1).

Sezione: Auguri a... / Data: Mar 01 novembre 2011 alle 10:00
Autore: Simone Fornoni
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