Ospite di Telearena, il presidente dell'Hellas Verona, Maurizio Setti ha rilasciato una lunga intervista in cui ha affrontato diversi argomenti. "Comprai il Verona per Jorginho - rivela l'imprenditore, attivo nel settore tessile, come riporta veronasera.it - vidi otto partite dell'Hellas e mi dissi che se avessi comprato la società lui mi avrebbe fatto fare il salto di qualità. È da Pallone d’Oro".
Qual è stato il momento più bello?
"Nessun dubbio: la partita vinta col Cittadella, me la ricorderò per tutta la vita. I momenti più difficili, invece, sono stati tutti quei frangenti in cui non veniva capito quel che si voleva fare: mi dispiaceva che la gente non avesse compreso quel che avevamo in mente. Ora possiamo competere con tutti e facciamo la guerra sul campo, il che qui è molto apprezzato.
Quale può essere il futuro?
"Il modello Atalanta o Udinese non è irraggiungibile. Io voglio dare solidità un gradino alla volta: quando sono arrivato non c'era niente, oggi c'è una sede di proprietà, tante persone, un settore giovanile di livello. Centro sportivo? Siamo lì. È molto centrato come obiettivo. Il passo lo faccio però quando sono sicuro. È il cuore di una società di calcio: se lo hai, crei il valore aggiunto. Un nuovo stadio, invece, porterebbe cinque o sei punti in più a campionato".
Verona o Mantova?
"Non ho ancora preso in esame la questione".
Ora la sfida alla Juventus.
"La Juve è la Juve, ma il pallone è rotondo. Sabato al Bentegodi si presenteranno incazzati. Vediamo come reagiremo alla terza gara in sei giorni. Una squadra come la nostra deve però essere conscia che la partita la può sempre fare, anche contro la Juventus. Lo stadio sarà sold out, ci mancano solo mille biglietti per fare il tutto esaurito e la campagna abbonamenti viaggia spedita oltre le 9000 tessere. Mi dispiace solo non si possa ancora aprire al cento per cento".
L'allenatore sfida il passato.
"Tudor ha giocato otto anni nella Juve, ha un equilibrio importante, legge bene le partite. Il cambio dopo tre giornate? Se non avessi avuto quel passato che ho avuto, non avrei mai preso quella decisione. Con D'Amico abbiamo iniziato un percorso tecnico insieme e Di Francesco non era il tipo di allenatore adatto a ciò che volevamo fare: non rispecchiava lo spirito che pensavamo potesse avere, quindi era inutile ritardare la decisione. Tudor è venuto da solo, senza staff. Ha gli attributi. L'avevamo cercato pure in estate, ma non so perché abbiamo tergiversato. La caratteristica più bella che ho riscontrato è la tranquillità che c'è prima della partita, a differenza di Juric".
La qualità della rosa?
"Questo è il Verona migliore della mia era. Una squadra equilibrata, che può fare più gol, la più assestata che abbia avuto. L'obiettivo resta la salvezza, è il nostro punto d’arrivo. Poi si potrà pensare ad un'eventuale ripartenza. Dobbiamo lavorare tutti i giorni, con poche parole e tanti fatti. Abbiamo anche la possibilità di acquistare Simeone: vogliamo tenercelo, ma ora è prematuro parlarne. Ribery? Mai cercato, non è il tipo di giocatore che fa per noi".
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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