Non è una serata come le altre allo stadio Pinto. Se il calcio giocato ha offerto i suoi spunti tecnici nel recupero tra la Casertana e l'Atalanta Under 23, è sugli spalti che si è giocata una partita parallela, ideologica e vibrante. La tifoseria rossoblù ha colto l'occasione della visita della seconda squadra nerazzurra – massima espressione del nuovo corso voluto dai vertici federali – per lanciare un fendente diretto al cuore del sistema. Non una semplice critica, ma una presa di posizione radicale a difesa di un calcio che, secondo i sostenitori campani, sta smarrendo la propria anima popolare per inseguire logiche puramente finanziarie.

IL MESSAGGIO INEQUIVOCABILE - L'immagine che vi mostriamo è emblematica e non necessita di troppe interpretazioni, se non nella forza delle parole scelte. La parte calda del tifo casertano ha esposto un lungo striscione, articolato su due righe, che recita testualmente: «Non proclamiamo unità d'intenti ma solo sdegno per Lega, business e falsi proventi». Un attacco frontale, ragionato e pungente, che va oltre la semplice rivalità sportiva per toccare i nervi scoperti della gestione della Serie C. Per gli ultras, la Lega Pro non dovrebbe essere il laboratorio per le plusvalenze dei grandi club, ma il custode della tradizione delle piazze di provincia.

IL RIFIUTO DEL PROGETTO - A rincarare la dose, in posizioni strategiche della curva (sia sotto lo striscione principale che in balaustra accanto al vessillo della città), è apparso il messaggio che sintetizza l'intera protesta: «No alle squadre B». La presenza dei giovani della Dea, seppur talentuosi e protagonisti di un buon calcio, viene vissuta da una fetta importante del tifo organizzato italiano non come una risorsa, ma come una distorsione della regolarità e dell'identità del campionato. L'Atalanta U23 si trova così, suo malgrado, a diventare il bersaglio simbolico di una battaglia politica che unisce trasversalmente molte curve dello Stivale.

UN CLIMA DA NON SOTTOVALUTARE - La serata del Pinto consegna agli archivi non solo il risultato del campo, ma un monito che i vertici del calcio italiano farebbero bene a non ignorare. Mentre in campo si correva, sugli spalti si tracciava un solco profondo tra la visione manageriale del "calcio azienda" e la passione viscerale di chi vive lo stadio come ultimo baluardo identitario. Quello di Caserta è stato un grido di dolore e orgoglio: il business potrà anche comandare le classifiche, ma il cuore della gente batte ancora per un calcio antico, fatto di campanili e non di succursali.

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Sezione: Altre news / Data: Mer 03 dicembre 2025 alle 19:25
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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