Il calcio è della gente, si dice spesso, ma quando un ottavo di finale di Coppa Italia viene programmato alle tre del pomeriggio di un mercoledì lavorativo, il legame con la passione popolare viene messo a dura prova. L'atmosfera alla New Balance Arena, pochi istanti prima del fischio d'inizio tra Atalanta e Genoa, era surreale non per il silenzio, ma per il rumore assordante di una protesta condivisa. Sugli spalti, dove solitamente regna la rivalità sportiva, oggi ha prevalso il senso di appartenenza a una categoria spesso bistrattata: quella dei tifosi che lavorano, studiano e che faticano a conciliare la vita quotidiana con le esigenze dei palinsesti televisivi. Nerazzurri e rossoblù hanno deciso di alzare la voce insieme, mandando un segnale inequivocabile ai vertici del calcio nostrano.

DISSENSO SONORO - Il momento clou della contestazione è coinciso con il cerimoniale di rito. Appena le note dell'inno della Serie A (utilizzato anche per la Coppa) hanno iniziato a risuonare dagli altoparlanti dello stadio, coprendo il brusio dell'attesa, dalle curve e dalle tribune si è levata una bordata di fischi ensordante. La musica ufficiale, simbolo dell'organizzazione, è stata letteralmente sommersa dal disappunto di chi è riuscito a esserci nonostante l'orario proibitivo e di chi ha voluto farsi sentire anche per gli assenti forzati.

IL CORO UNANIME - Subito dopo i fischi, le due tifoserie si sono unite in un unico coro, potente e rabbioso, che non ha lasciato spazio a interpretazioni. Lo slogan urlato a gran voce da tutto lo stadio è stato un attacco frontale alle istituzioni calcistiche: «Lega Italiana figli di p*****a». Un messaggio crudo, diretto, che testimonia la frattura sempre più profonda tra la base del movimento e chi decide calendari e orari, spesso ignorando le esigenze di chi riempie gli stadi.

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Sezione: Altre news / Data: Mer 03 dicembre 2025 alle 15:17
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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