Quando parla Fabio Capello, il calcio italiano prende appunti. E se nelle pagine della sua analisi il capitolo più lusinghiero è dedicato all'Atalanta, significa che il lavoro svolto a Bergamo ha raggiunto una dimensione di eccellenza assoluta. L'ex tecnico di Milan e Real Madrid, intervenuto sulle colonne de La Gazzetta dello Sport, ha tracciato un bilancio delle italiane nelle coppe, eleggendo la Dea a miglior rappresentante del nostro movimento in Champions League. Tra elogi per la tenuta fisica e un monito sulla mentalità in campionato, Capello vede per i nerazzurri un futuro radioso nell'Europa che conta.

RITMO DA PREMIER – Il primo dato che colpisce il "Maestro" è la capacità atletica mostrata contro i Campioni del Mondo. In un turno dove le altre italiane hanno sofferto il gap fisico, l'Atalanta ha fatto eccezione. «Se guardiamo all'ultima giornata, quella contro il Chelsea è stata l'unica squadra capace di giocare alla pari per tutti i 90 minuti», osserva Capello. La chiave sta nel «dinamismo, intensità e attenzione»: mentre le altre arrancano di fronte ai ritmi forsennati delle inglesi, la Dea risponde colpo su colpo, dimostrando di aver assimilato un passo internazionale.

VIETATO SCEGLIERE – Capello smonta poi uno dei grandi alibi del calcio moderno: il turnover massiccio o la scelta tra le competizioni. Per un club ambizioso, il bivio non esiste. «Scegliere tra campionato e Champions non ha alcun senso», tuona l'opinionista. La ricetta è semplice quanto faticosa: «Vanno giocate entrambe al massimo. La Serie A è un percorso lungo, la coppa una corsa a premi costante che ha un peso economico vitale». Nessun calcolo, dunque: l'Atalanta deve correre su due binari paralleli senza risparmiarsi.

IL PARADOSSO E IL PERICOLO – Ma non è tutto oro quel che luccica. Se in Europa la squadra vola, in campionato accusa passaggi a vuoto come quello del Bentegodi. Capello individua il problema nella testa, non nelle gambe: «L'Atalanta, dopo due belle gare, ha affrontato il Verona con superficialità e ha preso tre gol». È la trappola della presunzione: «La cosa più difficile per un allenatore è stimolare i calciatori ad affrontare ogni partita come fosse un big match». Un difetto di crescita che va limato per diventare grandi davvero.

LA PROFEZIA: OBIETTIVO TOP 8 – In chiusura, l'investitura più dolce. In Champions League, la Dea si trasforma e diventa letale. «In Europa si esalta perché ha un modo di giocare che alle squadre straniere dà fastidio», spiega Capello, riferendosi al pressing a tutto campo che in Italia è ormai noto, ma fuori confine sorprende ancora. La previsione è di quelle pesanti: «Credo che possa arrivare tra le prime otto. Ha la mentalità da coppa: giocare in Champions le viene quasi facile».

LE ALTRE ITALIANE – Uno sguardo rapido, infine, alle altre sorelle d'Italia. Capello mantiene fiducia nell'Inter di Chivu, definita sfortunata negli ultimi episodi ma solida, mentre esprime perplessità sulla Juventus di Spalletti, rea di un approccio mentale sbagliato (come contro il Pafos) e di evidenti difficoltà difensive. Più critica la situazione del Napoli: secondo l'ex tecnico, Conte fatica a trasmettere in Europa la stessa serenità e coraggio che infonde in campionato, e ora il cammino azzurro si fa in salita tra infortuni e necessità di osare di più.

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Sezione: Primo Piano / Data: Ven 12 dicembre 2025 alle 07:30
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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