L'esperto di calciomercato Gianluca Di Marzio si è collegato in diretta con Scanner, trasmissione di TMW Radio, parlando del libro Grand Hotel Calciomercato: "Siamo un po' un popolo di voyeuristi, ci piace sbirciare i club dal buco della serratura, frugare per capire chi decide e cosa decide, chi ha consigliato quel giocatore eccetera eccetera. Ci piace scavare e il lato dei segreti, quello misterioso e molto italiano del calciomercato, affascina".
A volte è successo di aver condizionato delle trattative?
"Sì, è capitato che diffondendo una notizia ci sono stati affari saltati o aumentati di valore. Ricordo Iturbe dalla Roma al Genoa: diamo la notizia prima di tutti, a quel punto le radio romane insorgono e l'affare salta. Preziosi la sera mi chiama e mi dà del terrorista, perché se fosse stato già in città non sarebbe più tornato indietro, ma era ancora a Roma. Io però ho fatto il mio lavoro... Gli ho anche chiuso la telefonata perché ero in diretta. Poi Iturbe è stato di nuovo vicino al Genoa ma non ci è mai andato, evidentemente era destino".
Come è nata questa idea?
"Scrivere solo delle trattative vissute da me in prima persona sarebbe stato troppo autobiografico e neanche troppo giusto, anche perché il calciomercato non è iniziato di certo dal 2004 quando sono arrivato a Sky: avrei fatto un prodotto monco e non era quello che volevo, desideravo lasciare qualcosa che avesse tutti i paradossi e le situazioni anche comiche del calciomercato. Chiamando qualcuno mi faceva parlare con un altro e così via. Tante storie purtroppo le ho anche dovute tenere fuori, e mi è dispiaciuto perché tutti mi hanno regalato qualcosina da dire. Mi ha fatto piacere ad esempio che Claudio Nassi mi abbia contattato per dire che la prossima volta mi avrebbe raccontato di più, dopo averlo letto".
Parola d'ordine leggerezza. Anche nelle storie più crude.
"Sì, ad esempio quando racconto dell'inizio con Paratici e Giuntoli che si conoscono quasi per caso rimorchiando delle straniere alla stazione di Firenze. Appena mi è stato raccontato l'episodio, ho deciso che sarebbe stato l'attacco del libro: voglio i personaggi umanizzati, Cristiano e Fabio che a 25 anni si sono conosciuti per caso con 50mila lire in tasca, e oggi guardate dove sono. Anche personaggi del passato come Gaucci che comprò un iraniano perché comprava i tappeti... O Pellegrini che faceva firmare dei foglietti ai possibili acquisti dell'Inter e se la calligrafia non gli piaceva non chiudeva gli acquisti. Rambaudi l'ho incontrato in una trasmissione e mi ha detto che è tutto vero, lui e Signori per esempio erano già dell'Inter. Questo era ed è il calciomercato: Cellino che lascia il telefonino in sede a Brescia per non vendere Sabelli e Torregrossa negli ultimi giorni".
Un altro tema del libro sono le sliding doors.
"Sì, come Chiellini che per una busta è andato alla Juventus e non alla Roma. Gente diventata colonna dei propri club e della Nazionale, che per un nonnulla sarebbe potuto andare altrove. Anche per Van Basten non ci credevo, ma poi ho visto il contratto che Claudio Nassi custodisce a casa sua, firmato per la Fiorentina. O di Lewandowski che era già preso al Genoa, e che aspetta l'udienza di Preziosi nella hall dell'albergo. Preziosi neanche lo saluta, e tira dritto inseguito dai procuratori, cambiando idea perché se lo aspettava più alto: per quello non l'ha preso più".
Sono i media ad aver reso il mercato un format o viceversa, il format ad aver attratto il grande pubblico?
"Mi piace pensare che siamo stati un po' noi, i mezzi di comunicazione. Ricordo che quando Foschi fu esonerato da Zamparini a Palermo, mettemmo un servizio con una musichetta triste e tutti erano più dispiaciuti. Abbiamo reso conosciuti anche i direttori sportivi, figure che all'estero non lo sono così tanto. Ora è addirittura arrivata una proposta dall'estero per realizzare una serie televisiva, e secondo me c'è tutto per trasformarlo in una sorta di reality o serie tv".
Le liti di mercato portano strascichi?
"A volte il rancore viene messo da parte, altre no. Spinelli e Corsi, per esempio, non si parlano più dalla busta per la comproprietà di Montella tra Empoli e Genoa. Marroccu e Tare non si sono più parlati dalla vicenda Astori, pace all'anima sua. Paratici-Giuntoli per Milik una litigata l'hanno avuta, poi magari faranno pace ma ci sono casi in cui le scorie restano e compromettono anche rapporti e trattative future. Succede".
Quanto contano i presidenti rispetto alla programmazione?
"Oggi serve lavorare come fanno Sassuolo e Atalanta per raggiungere risultati con club meno blasonati e ricchi dei grandi. Giocatori funzionali all'allenatore e non prendere tanto per, mentre ancora oggi succede che i presidenti comprino i giocatori solo perché consigliati da qualcuno, l'allenatore magari neanche lo sa e alla fine sarà cacciato, senza però mai venirne fuori. Per i buoni profili non servono miliardi: Lopez è stato pagato 3,5 in totale tra prestito e riscatto, idem Kyriakopoulos per meno di 2 milioni".
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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