Andrea Masiello, difensore nerazzurro per nove stagioni (estate 2011–gennaio 2020), 187 presenze e 10 gol, tra Europa League e Champions, ha attraversato una fase storica che ha cambiato il volto della squadra e della città. A Bergamo ha trovato il luogo dove ricostruirsi, crescere e contribuire in prima persona a un percorso straordinario: dalla lotta salvezza alle notti europee. Una storia di lavoro, silenzi, riconoscenza e fatica vera: come succede nei viaggi che contano.
Torniamo al tuo arrivo a Bergamo, estate 2011. Che ambiente hai trovato?
«Un ambiente carico, con entusiasmo e grande voglia di far bene - confida, in esclusiva, ai microfoni di TuttoAtalanta.com -. All’inizio l’obiettivo era la salvezza, ma capii subito che l’Atalanta era una società seria e affidabile, fatta di persone che masticavano calcio e con una proprietà atalantina allo stato puro. I primi mesi furono fondamentali per comprendere l’ambiente e la serietà del club in cui ero arrivato».
Con Gasperini si è aperto un ciclo. Cosa è cambiato nel gruppo con il suo arrivo?
«Gasperini è l’allenatore che mi ha guidato più a lungo in carriera. All’Atalanta con lui si è aperto un ciclo vincente. All’inizio qualche difficoltà di risultato c’è stata: dovevamo assimilare la sua metodologia. Quando l’abbiamo capita e abbiamo acquisito fiducia, i risultati sono arrivati. Già nel girone d’andata c’è stata una cavalcata importante. Si creò un gruppo vero e l’ambiente ci sostenne perché vedeva impegno, lotta su ogni pallone, la maglia sudata: un valore che a Bergamo è identitario. Abbiamo scritto una pagina importante dell’Atalanta di Gasperini».
Hai vissuto in campo la trasformazione da squadra “operaia” a realtà europea. Quando hai capito che stavate facendo qualcosa di storico?
«I primi anni furono di lotta salvezza, con campionati sudati fino all’ultimo. Poi è arrivato un susseguirsi di traguardi: Europa League, finale di Coppa Italia con la Lazio, la prima storica qualificazione in Champions contro il Sassuolo a Reggio Emilia. Che fosse qualcosa di storico l’ho capito strada facendo, vedendo i risultati e sapendo quanta fatica ci fosse dietro da parte di tutti».
Il ricordo più bello dei tuoi anni in nerazzurro?
«La qualificazione in Champions League: l’apice della mia carriera. E poi l’indimenticabile tributo dei tifosi quando tornai a Bergamo con il Genoa, alla prima giornata. L’abbraccio dell’intera tifoseria a fine partita è stato l’abbraccio di una città: non smetterò mai di ringraziare il popolo atalantino per l’affetto».
L’addio all’Atalanta è stato sofferto?
«Molto. Dopo 8 anni e mezzo lasciare club, proprietà e compagni non è facile. Ero stato messo ai margini, ma avevo ancora tanta voglia di giocare. Insieme decidemmo di separarci, ma restano grande affetto per i colori, tanti ricordi e soprattutto il rispetto reciproco: qualcosa che va oltre il calcio. Questo non me lo toglierà mai nessuno».
Guardando l’Atalanta vincere l’Europa League, che emozioni hai provato? Ti sei sentito ancora parte del percorso?
«È stata una gioia per tutti: città, tifosi, chi non ha mai mollato una trasferta. La ciliegina sulla torta dopo anni di sacrifici e la voglia di alzare un trofeo. Quando c’ero io arrivammo a un passo dalla Coppa Italia; l’Europa League è stata straordinaria. Merito di Gasperini, del suo staff, della squadra e della proprietà. L’Atalanta della salvezza è diventata quella delle grandi notti europee: sono orgoglioso di aver fatto parte del percorso».
Chi è oggi Andrea Masiello, più nell’uomo che nel calciatore? Cosa ti ha lasciato l’Atalanta?
«Oggi sono un uomo più forte. Gasperini mi ha trasformato: mi ha fatto scoprire caratteristiche che non pensavo di avere. Con lavoro, sacrificio e fede nei propri mezzi alla fine vengono fuori. L’Atalanta mi ha dato il senso di appartenenza: quando indossi quella maglia capisci l’amore che ti porti addosso in ogni allenamento e ogni partita. Sono cose che restano e che rivivo quando rivedo un mio gol o una prestazione importante».
Gasperini non c’è più: ora c’è Juric. Dopo un avvio stentato, i primi segnali. Che impressione ti ha fatto e dove può arrivare la Dea?
«L’addio di Gasperini ha lasciato dispiacere: per 9 anni è stato il condottiero di un’Atalanta che faceva calcio vero, regalando grandi partite e grandi risultati. Un ciclo che resterà nella memoria di tutti e che merita un grande grazie. Ora c’è Ivan Juric: gli faccio un grande in bocca al lupo perché l’eredità è pesante. Servirà tempo per assimilare idee e principi, ma può dimostrare di essere allenatore da Atalanta. Il pubblico lo aiuterà. Sarà una stagione più difficile delle precedenti: tutti si aspettano sempre di più e cambiare un sistema amalgamato non è semplice. Ma sono convinto che la Dea lotterà per un traguardo importante, nei primi sei posti. Con pazienza verrà fuori la vera Atalanta».
Juventus–Atalanta e Atalanta–Club Brugge: che partite ti aspetti?
«Due partite impegnative. La Juve è solida e ben allenata: spero sia una gara divertente, ma servirà attenzione e coraggio perché questi appuntamenti possono cambiare una stagione. In Champions non c’è nulla di semplice: si battaglierà, ma l’Atalanta si farà trovare pronta. Può contare sulla spinta di una città intera: niente paura, andiamo a giocarcele».
Andrea Masiello oggi: quarta stagione al Südtirol, 40 anni a febbraio. Cosa senti di poter dare ancora e dove trovi la voglia?
«Qui ho trovato serietà e la volontà di crescere. Sono il più “vecchiotto” e do tutto me stesso ogni giorno. In allenamento e in partita cerco di trasmettere ai compagni ciò che ho imparato dagli allenatori nelle varie tappe. Ho entusiasmo, quello di un ragazzino: mi dà forza per andare avanti. Prima o poi arriverà il momento di dire basta: non so se a fine stagione o alla prossima. Finché avrò voglia di giocare e lottare, andrò avanti».
E dopo il campo? Ti vedi ancora nel calcio?
«Sì: vorrei iniziare la carriera da allenatore. Sarà un cambio importante, ma le esperienze fatte mi aiuteranno. Passare dallo spogliatoio all’altra parte richiede studio e ascolto: sono pronto a metterci volontà e umiltà per aprire un nuovo ciclo anche da tecnico».
Quella con l’Atalanta non è stata una semplice parentesi professionale, ma qualcosa di più profondo. Andrea Masiello è stato parte viva del progetto, in campo e nello spogliatoio, negli anni in cui la Dea ha riscritto la propria identità affermandosi tra le realtà più solide e sorprendenti del calcio italiano ed europeo. Oggi il suo cammino prosegue altrove, ma quel tratto condiviso con Bergamo resta: perché certe maglie, anche quando non le indossi più, non te le togli mai davvero.
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