C'è un filo invisibile ma resistentissimo che lega Marco Pacione a Bergamo, un legame che va oltre i semplici numeri di una carriera pur brillante. Intervenuto ai microfoni di TuttoAtalanta.com, l'ex direttore sportivo del Chievo ha riaperto il cassetto della memoria, raccontando l'emozione di un ragazzo di 17 anni che lascia l'Abruzzo per inseguire un sogno al Nord. Un viaggio formativo, umano e sportivo, culminato in una stagione indimenticabile che riportò la Dea nel paradiso del calcio italiano grazie ai suoi gol.

Marco, facciamo un salto indietro: come arriva il giovane Pacione all’Atalanta?
«Ero un giovane talento abruzzese, giocavo nel River Chieti, una società dilettantistica con cui vinsi il Campionato Nazionale Allievi. A notarmi fu un grande uomo di calcio: Pizzaballa. Avevo solo 17 anni quando decisi di fare le valigie e trasferirmi a Bergamo, a 700 km da casa. Fu una scelta coraggiosa, ma i miei genitori mi sostennero sempre, permettendomi di inseguire un sogno che, a quei tempi, non era così scontato realizzare».

Tra l’altro fu protagonista assoluto di quella promozione, con 15 gol e il titolo di capocannoniere.
«Capocannoniere della Serie B e promozione al termine di una cavalcata trionfale. Sì, è un traguardo di cui vado ancora molto fiero».

Parole che restituiscono l'immagine di un calcio d'altri tempi, fatto di sacrifici e scoperte genuine, e che spiegano perché, ancora oggi, il nome di Pacione sia scolpito nel cuore della tifoseria bergamasca.

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© foto di Marco Pacione
© foto di Marco Pacione
Sezione: Interviste / Data: Gio 04 dicembre 2025 alle 15:00 / Fonte: Claudia Esposito
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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