Nel calcio, la distanza tra l'abisso e la vetta è spesso questione di un attimo, di un "click" mentale che trasforma la depressione in adrenalina pura. A Bergamo, quel click ha un nome e un cognome: Raffaele Palladino. Arrivato in punta di piedi meno di un mese fa, il tecnico ha compiuto un'operazione di restauro conservativo che sa di miracolo sportivo: ha preso i cocci di una squadra sfiduciata e li ha rincollati con il mastice dell'entusiasmo. Non servivano rivoluzioni copernicane, ma concetti semplici ed essenziali. Il risultato? Quarti di Coppa Italia in tasca e un'ipoteca pesante sul passaggio del turno in Champions League. Ma il vero trofeo, per ora, è aver restituito alla Dea la sua identità perduta.

LA DEMOCRAZIA DEL CAMPO – Il segreto di questa rinascita lampo risiede in una gestione dello spogliatoio che potremmo definire "democraticamente spietata". Palladino ha stracciato il manuale del turnover scientifico per abbracciare l'unica legge che conta: gioca chi sta meglio. «I ragazzi mi mettono in difficoltà nelle scelte», ha ammesso con onestà. Non sono frasi di circostanza. L'allenatore ha coinvolto la totalità della rosa (eccetto l'infortunato Scalvini e il terzo portiere), facendo sentire ogni elemento indispensabile alla causa. La prova del nove è arrivata in Coppa: big come Lookman ed Ederson a riposo, eppure il livello della prestazione non è calato di un millimetro. La profondità della rosa, da problema di abbondanza, è diventata l'arma letale.

DIFENDERE IN UNDICI – Se l'attacco ha ricominciato a macinare gol (nove nelle ultime tre uscite), il vero capolavoro tattico si osserva nella metà campo difensiva - precisa e analizza La Gazzetta dello Sport -. L'Atalanta è tornata a essere un bunker, non per virtù divine, ma per applicazione collettiva. Dopo lo shock del "Maradona", la porta è rimasta inviolata per tre gare consecutive. Il merito? Di un atteggiamento che parte dalle punte. Palladino esige che gli attaccanti siano i primi difensori, portando un pressing asfissiante, e che gli esterni raddoppino sistematicamente per non lasciare mai sola la linea a tre. La squadra si muove come un unico organismo, avanzando e indietreggiando con un'intensità che in allenamento è diventata dogma.

IL TRITTICO DELLA VERITÀ – L'euforia è giustificata, ma il calcio non ha memoria e presenta sempre il conto. Uscita dal tunnel, la Dea è attesa ora alla prova di maturità definitiva. I prossimi tre impegni contro Verona, Chelsea e Cagliari non serviranno solo a muovere la classifica, ma a certificare se la guarigione è completa. L'ottimismo è tornato a scorrere nelle vene di Zingonia: bastava davvero poco, evidentemente, per togliere la polvere da un gioiello che aveva solo bisogno di tornare a brillare.

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Sezione: Primo Piano / Data: Ven 05 dicembre 2025 alle 07:00
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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