ATALANTA-CHELSEA 2-1 (p.t. 0-1)
25' Joao Pedro (C), 55' Scamacca (A), 83' De Ketelaere (A)
Nel ventre della New Balance Arena, le emozioni di una notte storica si mescolano alla lucidità di chi sa che il lavoro è tutt'altro che finito. Raffaele Palladino, architetto del trionfo sul Chelsea campione del mondo, si presenta in sala stampa con gli occhi che brillano per il primo coro ricevuto dalla Curva Nord e per una prestazione "perfetta", preparata in un solo giorno. Ma il tecnico nerazzurro non perde la bussola: celebra l'impresa, esalta i suoi uomini (dalla sorpresa Bernasconi alla magia di De Ketelaere), ma torna ossessivamente sul campionato. La vittoria europea deve essere il trampolino per risalire la china in Serie A, perché l'alternanza di rendimento vista tra Verona e il Chelsea non è più accettabile. Tra retroscena di spogliatoio e promesse di giorni liberi, ecco l'analisi completa del mister. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com
Mister, è inevitabile partire dal confronto tra le due facce dell'Atalanta. Come si spiega una sconfitta pesante a Verona e poi, solo tre giorni dopo, una vittoria sontuosa contro i Campioni del Mondo? Che emozione è stata?
«Non me la spiego, sinceramente. Ancora non ho trovato il motivo razionale e l'ho detto chiaramente ai ragazzi: non possiamo essere così diversi tra il campionato e la Champions a distanza di soli tre giorni. Ho parlato alla squadra sottolineando che noi dobbiamo essere "questi", quelli di stasera. Dobbiamo mettere in campo sempre il DNA dell'Atalanta, fatto di intensità, aggressività e qualità di gioco. Oggi abbiamo affrontato una squadra fortissima: il Chelsea mi ha impressionato a livello tecnico. Dobbiamo rendere queste prestazioni la norma. Le partite si possono perdere, fa parte del gioco, ma lo spirito non deve mai mancare».
Alla vigilia si auspicava una "partita perfetta". Vedere una squadra che reagisce allo svantaggio con quella forza mentale è sinonimo di perfezione?
«Sì, mi è piaciuto soprattutto che i ragazzi abbiano capito i momenti della partita. Quando c'era da soffrire, hanno sofferto tutti insieme, uniti. Quando c'era da mettere in difficoltà gli avversari o da giocare, lo hanno fatto con grande qualità tecnica, fisica e coraggio. Abbiamo accettato i duelli uno contro uno difensivi contro avversari temibili. Sono felice di quello che la squadra ha fatto: abbiamo regalato a tutta la città una notte magica e i tifosi ci hanno spinto dal primo all'ultimo minuto. Ora godiamoci la serata, ma la testa deve andare subito al campionato».
La scelta di confermare Ederson e Kossounou, nonostante la prova opaca di Verona, è stata un segnale di fiducia per dire che si va oltre l'errore singolo solo con il lavoro?
«Voglio chiarire una cosa: i cambi di sabato a Verona non erano punitivi o per demerito del singolo. Sabato, forse, avrei dovuto cambiare tutta la squadra a fine primo tempo. Oggi hanno fatto tutti una grande partita, davvero tutti. Parlare dei singoli stasera è riduttivo. Va dato merito a chi ha giocato, a chi è subentrato e anche a chi non ha giocato: penso a Maldini, Brescianini, Hien, Scalvini, Zalewski, Musah. Hanno fatto una preparazione alla partita perfetta in un solo giorno utile. Sanno che io credo in tutti e do opportunità a tutti, come successo oggi a Bernasconi che l'ha sfruttata alla grande. Ho bisogno che stiano tutti sul pezzo».
Cosa è successo nell'intervallo? All'inizio della ripresa la squadra ha cambiato marcia in modo evidente.
«Credo che anche nel primo tempo abbiamo fatto una buonissima gara: abbiamo messo in difficoltà gli avversari muovendo palla da un lato all'altro per far uscire i loro terzini, sapendo che difendevano a zona con la linea a quattro. Ci è mancato solo il gol, la stoccata vincente, e siamo addirittura andati in svantaggio. Nell'intervallo ho detto alla squadra di continuare così, ho mostrato loro un paio di clip video per sistemare due o tre dettagli e poi hanno fatto tutto loro. Il merito è dei ragazzi».
Cuomo entra e batte subito una punizione veloce, attirando due uomini e liberando spazio per la magia di De Ketelaere. È questo l'atteggiamento che chiede a chi subentra? Essere decisivi anche nei piccoli episodi?
«Assolutamente sì. Sabato avevo tolto Cuomo, stasera ha avuto la sua chance e ha fatto bene: è entrato per fare la "guerra", la lotta, ed è quello che serviva in un momento in cui ci eravamo abbassati. Poi Charles ha tirato fuori dal cilindro una magia. Ma ripeto, non mi piace parlare dei singoli stasera. La squadra si è espressa in maniera perfetta come avevo chiesto. Adesso però testa al campionato: siamo indietro tanto e bisogna fare punti».
Uscendo dal campo ha ricevuto il primo coro personalizzato dalla Curva. Che effetto le ha fatto? E come sta Scamacca, uscito dolorante?
«Mi sono emozionato, lo ammetto. Negli ultimi tre anni non avevo mai ricevuto un coro dalla Curva e forse è la prima volta da allenatore che ricevo attestati di stima così diretti. Non sono un tipo che fa gesti plateali sotto la curva, sono sempre stato così anche da calciatore, ma oggi mi sono sentito di andare con i ragazzi a ringraziare i tifosi perché sono stati fantastici. Per quanto riguarda Gianluca, ha preso solo un colpo all'anca: la sostituzione è stata precauzionale, nulla di grave».
Bernasconi è ormai un "uomo Champions", quattro volte titolare in Europa. Cosa ha di speciale? E cosa ha detto alla squadra nel cerchio finale sotto la Nord?
«Lorenzo ha fatto una grande prestazione. L'ho visto dal primo giorno: è un ragazzo serio, umile, che lavora in silenzio e va sempre forte. Meritava un'occasione e stasera era la serata giusta perché avevo bisogno di un quinto mancino, dato che i loro quinti stavano bassi a piede invertito. Nel cerchio ho detto quello che i ragazzi stessi hanno riconosciuto: non possiamo fare prestazioni di questo livello contro il Chelsea e poi, tre giorni prima, andare sottotono col Verona. Ho bisogno che la squadra si esprima sempre a questi livelli. E ho fatto una promessa: se vinciamo sabato col Cagliari, lascio un giorno libero in più».
Quanto è importante aver recuperato Kolasinac, anche in vista di Cagliari?
«Ritrovare "Cola" è stato fondamentale. È un giocatore che infiamma i tifosi e la squadra con i suoi anticipi e le sue giocate. Abbiamo bisogno di lui. Ora bisogna centellinare bene il suo minutaggio perché viene da un lungo stop e nelle ultime tre settimane ha giocato tanto. Ma sono felice perché anche Bakker (indicato come "Anor" nella trascrizione, ndr), quando è entrato, ha fatto alla grande. Posso contare su due ottimi interpreti a sinistra».
Compattezza e mentalità: con 13 punti in classifica, inizia a fare calcoli per le prime otto posizioni?
«Stasera abbiamo difeso e attaccato da squadra, mostrando compattezza contro un Chelsea che ha individualità e strappo incredibili. Abbiamo concesso davvero poco e messo grande intensità. Credetemi sulla parola: non ho ancora guardato la classifica di Champions. Ho guardato quella del campionato e domani la mostrerò alla squadra. Dobbiamo prendere coscienza che in Serie A siamo troppo indietro e l'unico obiettivo è risalire».
Le è servito di più studiare il Chelsea da disoccupato a Londra o capire cosa cambiare rispetto a Verona?
«Entrambe le cose. Vederli da vicino mi ha fatto rendere conto della loro forza reale e delle loro rotazioni continue. Ma la squadra è stata perfetta a capire il piano gara in un solo giorno. Rispetto a Verona ho chiesto semplicemente di rimettere in campo quello che abbiamo sempre avuto. Mi piace pensare che Verona sia stato solo un episodio che non deve più accadere».
È il primo allenatore italiano nella classifica della Champions al momento. Ci ha pensato?
«Me lo dite voi adesso (ride, ndr). Sono molto felice, ma non sono uno che si esalta. Cerco di mantenere sempre l'umiltà e i piedi per terra. Il mio obiettivo è riportare l'Atalanta dove merita, soprattutto in campionato. In Champions godiamoci questa serata storica, la prima vittoria contro il Chelsea, ma da domani si pensa al Cagliari».
Qual è l'insegnamento più grande che scaturisce da questa reazione?
«Che questa squadra ha nel DNA una competitività fondamentale. Più le partite sono difficili e dure, più vogliono competere e misurarsi. Oggi volevano confrontarsi con chi pochi mesi fa è diventato Campione del Mondo. L'ho percepito e questa fame non deve mai mancare. Non dobbiamo mai dimenticarci questa prestazione e dobbiamo ripartire da qui, perché la strada è quella giusta».
Umiltà, realismo e una promessa da mantenere. Raffaele Palladino si gode la sua notte di gloria ma usa il trionfo europeo come monito per il campionato. L'Atalanta ha dimostrato di poter battere chiunque, ora deve dimostrare di poterlo fare sempre. E se sabato arriveranno i tre punti, ci sarà anche quel giorno libero in più a suggellare la pace definitiva dopo Verona.
© Riproduzione riservata
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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