Nel calcio ci sono vittorie che valgono per la classifica e altre che pesano come macigni per il morale. Il successo dell'Atalanta nel Xmas Match contro il Cagliari appartiene a entrambe le categorie. Un 2-1 sofferto, cercato e ottenuto con la forza dei nervi più che con la fluidità del gioco, che permette a Raffaele Palladino di chiudere un ciclo terribile di sette partite in tre settimane con il sorriso. In conferenza stampa, il tecnico nerazzurro non nasconde le difficoltà incontrate contro un avversario tignoso, ma esalta lo spirito di un gruppo capace di reagire al pari subito e di trovare energie insperate dalla panchina. Tra il retroscena su uno Scamacca febbricitante ma decisivo, l'analisi tattica sui cambi (con l'intuizione Samardzic) e la preoccupazione per l'infortunio di Djimsiti, Palladino traccia la rotta: ora, con una settimana intera di lavoro davanti, inizia la vera costruzione della sua Dea. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com

Mister, al di là del risultato, la sensazione è che questa vittoria, arrivata anche con un pizzico di sofferenza e sporcizia, sia la medicina migliore per cancellare definitivamente le scorie di Verona. Condivide questa lettura?
«Sono assolutamente d'accordo. Era importantissimo vincere stasera, per tutto l'ambiente: per il gruppo, per la classifica, per la società e per i tifosi. Abbiamo disputato un ottimo primo tempo, dominando il gioco e rischiando quasi nulla. Il rammarico è non aver chiuso la pratica andando sul 2-0 quando ne abbiamo avuto l'occasione. Se lasci queste partite in bilico contro una squadra di gamba e verticale come il Cagliari – e faccio i complimenti a mister Pisacane con cui ho un ottimo rapporto – rischi sempre. Loro ci hanno ripreso sull'1-1 e lì potevamo crollare, specialmente dopo aver giocato 7 partite in 21 giorni con un evidente calo fisico nella ripresa. Invece mi è piaciuta la forza mentale della squadra e l'energia portata da chi è subentrato. Era fondamentale vincere».

In conferenza ci aveva parlato di Zappacosta e Musah come opzioni a destra, invece ha sorpreso tutti inserendo Samardzic in quel ruolo. E la scelta ha pagato, visto che il gol del 2-1 nasce proprio da lì, con uno Scamacca ritrovato. Ci spiega questa intuizione?
«Vi avevo anticipato che potevano esserci delle modifiche. A me piace sperimentare e mettere giocatori di qualità in determinate posizioni. Samardzic da "quinto" mi ha stuzzicato durante la settimana: l'ho provato in allenamento e ha risposto bene. A lui piace stare largo, puntare l'uomo nell'uno contro uno e ha grande qualità. Inoltre, lui e De Ketelaere si trovano a meraviglia: quando l'ho inserito, ho detto loro di combinare insieme e il gol è arrivato proprio da una loro giocata. Ho arretrato De Roon perché amo il pressing di Djimsiti, e Marten è un jolly che può giocare ovunque. Anche gli altri subentrati, come Musah, Zalewski e Pasalic, hanno dato un ottimo contributo. Al di là dei singoli, oggi contava solo vincere e siamo molto soddisfatti. Ora avrò finalmente una settimana intera per lavorare e migliorare ancora».

Scamacca ha segnato una doppietta decisiva. Ci conferma che le sue condizioni fisiche non erano ottimali alla vigilia?
«Vi svelo un retroscena: Gianluca aveva la febbre. Ieri vi avevo accennato a qualche virus influenzale che girava nello spogliatoio, bene, lui aveva 38. Prima della partita era quasi out, ma gli ho detto che spesso le migliori prestazioni si tirano fuori proprio con la febbre addosso. A me succedeva così da giocatore, quindi ho provato a stimolarlo. Non posso che ringraziarlo: se l'è sentita di scendere in campo e ha dato tutto. Siamo felicissimi per i suoi gol».

Il pubblico ha spinto la squadra anche nel momento difficile dopo il pareggio subito. Quanto conta il fattore New Balance Arena per la sua idea di calcio?
«Il nostro obiettivo è portare entusiasmo ed energia, e i tifosi sono l'uomo in più. Stasera è stato bellissimo vedere come ci spingevano anche dopo l'1-1: ho percepito l'energia giusta, ci hanno dato la carica per andarla a vincere. Giocare in casa deve essere un fattore determinante per noi. Il DNA dell'Atalanta parte proprio da lì, dallo spirito dei bergamaschi che non mollano mai. Vincere aiuta a vincere e farlo in queste serate è ancora più bello».

Faccio notare un dato a beneficio dei colleghi: da quando è arrivato, lei ha giocato quattro partite a Bergamo vincendole tutte. Un ruolino di marcia perfetto.
«(Sorride, ndr) Sì, è un dato importante. Dobbiamo continuare a rendere il nostro stadio un fortino inespugnabile».

Ha fatto un discreto pressing su Scamacca chiedendogli più gol e stasera è stato ripagato, anche con una rete un po' rocambolesca. È soddisfatto della risposta dei suoi attaccanti anche in fase di non possesso?
«Al di là del gol, che può nascere anche da situazioni sporche o fortunose, a me piace lo spirito che gli attaccanti stanno mettendo in fase di non possesso. Loro sanno che sono i primi difensori: se pressano bene e con i tempi giusti, noi recuperiamo palla e gliela riconsegniamo per farli giocare. Abbiamo una qualità immensa davanti: Charles, Lookman, Gianluca, e chi subentra come Samardzic o Maldini. Purtroppo perderemo Lookman per la Coppa d'Africa, quindi avrò bisogno di tutti, da Danilo a Sulemana fino a Krstovic. Dobbiamo metterli nelle condizioni di segnare il più possibile».

Un altro dato interessante della sua gestione: in sette partite avete segnato otto gol nell'ultima mezz'ora. Oltre all'impatto della panchina, è sinonimo di grande resistenza mentale e fisica?
«Non conoscevo questo dato, ti ringrazio. È fondamentale, perché con i cinque cambi la partita si spacca e diventa un'altra gara. Chi subentra deve dare la scossa, dinamismo e mentalità, ed è esattamente quello che è successo oggi. Abbiamo approcciato bene, siamo partiti forti, ma averla vinta alla fine dimostra carattere. Siamo felici, ma c'è tanto da lavorare: ho avuto pochissimo tempo per allenare la squadra, solo recupero e partita. Ora dobbiamo mettere benzina e concetti nuovi».

A proposito di tempo: avrà otto giorni prima della prossima sfida. Quali sono le "cose nuove" che vuole inserire nel motore dell'Atalanta?
«Non voglio stravolgere nulla, perché questa squadra ha già un'identità chiara e funziona. Devo però fortificare ciò che di buono c'è e inserire qualcosina sui
miei principi di gioco: lavorare sulle pressioni, sulla fase di non possesso, sulle letture individuali. Oggi, ad esempio, abbiamo subito un "uno-due" che potevamo leggere meglio. Sono dettagli che si curano solo con il lavoro settimanale».

Adesso il calendario propone il Genoa e poi due big match. Che gare si aspetta?
«Sono super concentrato solo sul Genoa, non chiedetemi delle prossime. So quali sono, ma dobbiamo ragionare partita per partita. Era fondamentale vincere oggi per risalire la classifica e darci morale. Siamo ancora molto indietro e per scalare posizioni serve fare partite di spessore. Il campionato è equilibratissimo e davanti viaggiano forte, non sarà semplice».

La nota dolente riguarda la difesa: Kossounou andrà in Coppa d'Africa e Djimsiti ha accusato un risentimento. Quanto la preoccupa questa emergenza?
«Purtroppo è una tegola che non ci voleva. Perdiamo due difensori in un colpo solo. Mi dispiace tantissimo per "Djims", è un giocatore cardine per noi. Speriamo non sia nulla di grave, lo valuteremo con lo staff medico. La buona notizia è che recupero Giorgio Scalvini: ho bisogno di lui e del suo minutaggio, ci ho parlato a fine gara. Rientra anche Hien, che oggi aveva la febbre. Troveremo la soluzione giusta, chi giocherà al loro posto farà bene».

Chiudiamo col centrocampo. La coppia storica Ederson-De Roon sembra intoccabile, ma spesso è il brasiliano a uscire. È un segnale di fiducia per l'olandese? E vedremo Brescianini nelle rotazioni?
«Nelle ultime partite ho sostituito di più Ederson, è vero, ma ha giocato alla grande. Ha pagato un po' l'infortunio al ginocchio di inizio stagione che gli ha tolto brillantezza nel finale, ma sta crescendo di partita in partita. De Roon ha una lettura sulle seconde palle che è maestosa, è perfetto nel capire quando andare a uomo e quando staccarsi. Per quanto riguarda Brescianini, Marco sta lavorando bene. So che vorrebbe giocare di più, ma deve continuare a impegnarsi. Do opportunità a tutti: è successo a Bernasconi, a Zalewski, a Musah. Succederà anche per lui, perché è un ragazzo serio che fa di tutto per mettermi in difficoltà».

Un allenatore pragmatico ma ambizioso. Raffaele Palladino si gode i tre punti e la sosta "lavorativa", consapevole che per riportare l'Atalanta in alto servirà non solo il talento di Scamacca e compagni, ma anche la capacità di soffrire e reagire mostrata contro il Cagliari. L'emergenza difensiva è l'unica nuvola all'orizzonte, ma con Scalvini pronto al rientro, il futuro appare meno grigio.

ATALANTA-CAGLIARI 2-1 (p.t. 1-0)
11’ e 81’ Scamacca (A), 75’ Gaetano (C)

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© foto di TuttoAtalanta.com
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Sezione: Primo Piano / Data: Dom 14 dicembre 2025 alle 00:45
Autore: Daniele Luongo
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