Juventus-Milan senza vincitori: 0-0, il ritorno di Allegri e l’elogio del tatticismo

Una serata dal sapore particolare allo Stadium, dove la Juventus e il Milan si dividono la posta in palio in un pareggio a reti inviolate. Protagonista assoluto, più ancora dei ventidue in campo, Massimiliano Allegri: accolto con affetto, cori e striscioni dal suo vecchio pubblico, il tecnico toscano è il vero simbolo emotivo della serata. L’avvio del match è compassato, quasi come se la cerimonia di bentornato avesse contagiato anche le squadre. Il primo tempo scorre tra prudenza e calcoli tattici, con poche vere occasioni da gol. A dare il primo sussulto è Rabiot, che calcia potente ma impreciso. L’unico tiro nello specchio arriva alla mezz’ora, firmato Gimenez: Di Gregorio blocca in due tempi. La Juventus risponde con David, che però inciampa clamorosamente davanti a Maignan. Prima dell’intervallo, brivido finale per i rossoneri: il colpo di testa di Gimenez sfiora il palo. Si va negli spogliatoi sullo 0-0, con più equilibrio che spettacolo.

PULISIC FALLISCE IL MATCH POINT – La ripresa si apre con un brivido per il Milan: Maignan salva su Gatti un gol già fatto. Poi tocca ai rossoneri rendersi pericolosi: Gimenez conquista un rigore al 53’ per un contatto con Kelly, ma Pulisic spreca tutto calciando alto dagli undici metri. L’errore pesa e riaccende la Juve, che guadagna metri e fiducia. Allegri cambia le carte: dentro Leao per dare profondità, ma il portoghese non incide. Dopo un tentativo velleitario da metà campo, fallisce la più nitida occasione della gara calciando addosso a Di Gregorio. Il Milan spinge, ma la Juventus tiene botta con ordine e compattezza.

UN PUNTO CHE NON ACCENDE NESSUNO – Nella girandola dei cambi entrano anche Vlahovic e Modric, ma l’inerzia non cambia. Allo scadere Leao ha ancora l’opportunità per sbloccare il match, ma conferma la sua serata storta. Finisce così, con lo 0-0 che celebra il tatticismo e l’equilibrio, in pieno stile Allegri. Lo Stadium rumoreggia, consapevole di aver assistito a una partita bloccata e cerebrale, più vicina all’elogio dell’organizzazione che allo spettacolo. Un pareggio che non soddisfa nessuno, ma che racconta perfettamente l’essenza di due squadre ancora in cerca del salto di qualità.