Il successo di Marassi, per quanto sporco e sofferto, ha avuto l'effetto di un defibrillatore. L'Atalanta è tornata a respirare, risalendo la corrente dal tredicesimo al nono posto, ma il bello – o il terribile, a seconda dei punti di vista – arriva adesso. In un campionato reso illeggibile dalla teoria di "asterischi" lasciati in eredità dalla Supercoppa, la Dea si appresta a vivere uno spartiacque decisivo. Non siamo ancora al giro di boa, ma le prossime tre sfide contro Inter, Roma e Bologna non sono semplici partite: sono un esame di maturità che dirà, senza possibilità di appello, se questa squadra può sedersi al tavolo delle grandi o se dovrà accontentarsi delle briciole.
CLASSIFICA IN DIVENIRE E MIRACOLO POSSIBILE - Guardare la graduatoria oggi richiede una certa dose di immaginazione - spiega L'Eco di Bergamo -. Con diverse squadre che devono recuperare un turno, i 22 punti dei nerazzurri rappresentano una base di partenza, non un verdetto. L'obiettivo grosso, il sesto posto che garantisce l'Europa al 100%, è presidiato dal Bologna a quota 25 (con una gara in meno), mentre il settimo gradino è occupato dal Como, appaiato alla Dea ma anch'esso con un asterisco pendente. La forbice che separa l'Atalanta dal sogno continentale oscilla tra le due e le cinque lunghezze: un margine colmabile, a patto di non sbagliare le prossime mosse.
INTER FERITA, UN TABÙ DA SFATARE - Il primo step, domenica sera alla New Balance Arena, ha il coefficiente di difficoltà più alto. Arriva la capolista Inter di Cristian Chivu (33 punti), una squadra che storicamente, nell'era recente, ha rappresentato l'Everest per i bergamaschi (otto ko di fila tra tutte le competizioni). Tuttavia, i nerazzurri di Milano non sono imbattibili: arrivano con le scorie dell'eliminazione in Supercoppa e con un ruolino di marcia nei big match deficitario (sconfitte con Juve, Napoli e Milan). Il morale non è alle stelle e il calendario fitto (Bologna e Napoli all'orizzonte per loro) potrebbe essere un alleato inaspettato per Palladino.
L'OMBRA DEL DEMIURGO: IL RITORNO DI GASP - Se l'Inter è il test fisico, quella del 3 gennaio sarà la prova emotiva. A Bergamo torna Gian Piero Gasperini, il demiurgo della Belle Époque atalantina, oggi alla guida di una Roma quarta in classifica. I giallorossi sono l'emblema del pragmatismo: miglior difesa del torneo (10 gol subiti), ma attacco asfittico (solo 17 reti, tre meno della Dea). La Roma vola, si parla persino di Scudetto, ma fatica tremendamente negli scontri diretti. Per l'Atalanta sarà l'occasione di confrontarsi con il proprio passato glorioso e provare a sgambettarlo.
LA TRAPPOLA BOLOGNA E L'EREDITÀ DI JURIC - A chiudere il cerchio, il 7 gennaio, sarà la trasferta al Dall'Ara contro il Bologna di Vincenzo Italiano e dell'architetto Giovanni Sartori. I felsinei, reduci dalla finale di Supercoppa persa, sono l'intrusa di lusso tra le grandi, trascinati da un Orsolini formato super. Ma c'è un dato che fa ben sperare Palladino: l'Atalanta, paradossalmente, si esalta quando l'asticella si alza. Già sotto la gestione Juric, pur nella "pareggite" acuta, la squadra aveva tenuto testa a Juventus, Milan e Lazio. Le prestazioni c'erano, mancava il killer instinct.
Ora serve la sintesi perfetta tra il bel gioco del passato e il cinismo richiesto dal presente. Nove punti in palio in nove giorni (o poco più): è qui che si decide se la stagione dell'Atalanta sarà un'anonima via di mezzo o una nuova, entusiasmante rincorsa verso le stelle.
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Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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