C’è sempre un momento, nella storia di una squadra, in cui la necessità si trasforma in intuizione. Per l’Atalanta di Ivan Juric quel momento è arrivato sabato sera, sotto i riflettori della New Balance Arena. L’emergenza – quella che aveva svuotato la panchina e costretto il tecnico a soluzioni d’emergenza – si è improvvisamente rovesciata in un esperimento tattico che potrebbe segnare un punto di svolta: Samardzic, Lookman e Sulemana insieme, un tridente leggero, veloce e imprevedibile. Non un azzardo, ma una scelta di coraggio. E forse l’inizio di qualcosa di nuovo.
IL CORAGGIO DI CAMBIARE - Juric non è un tecnico che ama improvvisare, ma sa leggere i contesti. Di fronte a un Como solido e organizzato, ha rinunciato al centravanti puro per proporre un attacco senza punti di riferimento - ha analizzato L'Eco di Bergamo -. Il risultato è stato un’Atalanta più dinamica, capace di muovere la palla in verticale, di scardinare le difese con la tecnica e con la rapidità. Samardzic a destra, Lookman al centro, Sulemana a sinistra: tre giocatori con caratteristiche diverse, ma con una stessa missione — creare caos, rompere gli equilibri, costringere l’avversario a inseguire. È una soluzione nata per necessità, certo, ma che contiene un principio di modernità: liberarsi dagli schemi per assecondare l’istinto e il talento.
UN’ATALANTA DA RISCRIVERE - La vera Dea di Juric, in fondo, non si è ancora vista. L’infermeria ha imposto limiti e forzato scelte: Scamacca, De Ketelaere, Lookman stesso si sono alternati a lungo, e mai insieme. Ma il tecnico croato, in silenzio, sta costruendo una squadra duttile, più vicina al calcio fluido dei grandi club europei che alla rigida struttura verticale del passato. Il "tridente leggero" è un altro segnale chiaro: l’Atalanta non vuole più dipendere da un singolo centravanti, ma anche dal collettivo, dalla qualità diffusa, dal movimento continuo. È un’evoluzione naturale per una squadra che, dopo l’era Gasperini, cerca un nuovo equilibrio senza perdere la propria anima. Juric non ha tradito la filosofia della Dea: l’ha semplicemente aggiornata ai tempi.
L’EQUILIBRIO TRA IDEE E IDENTITÀ - Ogni cambiamento, però, ha un prezzo. Lookman, utilizzato da falso nove, ha mostrato impegno e disponibilità ma anche qualche limite di adattamento. Non è il suo habitat naturale: la sua forza resta la progressione, l’uno contro uno, la libertà d’azione negli spazi larghi. Eppure, proprio questo sacrificio racconta la nuova Atalanta. Una squadra che antepone l’idea al ruolo, l’intensità al nome, la logica collettiva alla gerarchia. Quando torneranno tutti, Juric potrà nuovamente scegliere.
IL FUTURO È NELL’IBRIDO - C’è una parola che descrive meglio di tutte questa nuova Atalanta: ibrido. Non più il pressing totale del passato, non ancora la calma strategica delle big europee. Un punto di mezzo, in cui il talento giovane si mescola all’esperienza, e dove il tridente leggero diventa una delle tante facce possibili della stessa squadra. Juric sta costruendo un gruppo capace di cambiare pelle senza perdere intensità, di alternare estetica e pragmatismo, di vincere anche senza il peso specifico del nove classico. È un’Atalanta meno riconoscibile, ma più pericolosa. Perché ora può essere tutto e il contrario di tutto, senza mai smettere di essere se stessa.
Da Gasperini a Juric, la Dea continua a evolversi senza rinnegarsi. Il tridente leggero non è un capriccio tattico, ma il simbolo di un passaggio di consegne anche in situazioni di incredibile emergenza: dall’Atalanta delle certezze all’Atalanta delle soluzioni. Un’idea nuova, nata dall'incredibile sfortuna di forfait ravvicinati, che oggi assomiglia tanto a una promessa: quella di restare competitivi, cambiando forma ma non sostanza.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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