Nell'ottimo inizio delle squadre italiane in Coppa, tra la meravigliosa vittoria della Lazio sul Borussia Dortmund e quella quasi fisiologica della Juventus sulla Dinamo Kiev, spicca lo 0-4 dell'Atalanta contro il Midtjylland. Non perché l'avversario fosse irresistibile, tutt'altro. Bensì perché nelle precedenti partite, tra l'Europa League e la Champions, c'erano state due vittorie roboanti: l'1-5 contro l'Everton a Liverpool, quando il girone era già bell'e deciso, lo 0-3 contro lo Shakhtar Donetsk a dicembre, a Kharkiv, quando servivano i tre punti per sperare.

L'Atalanta ha una nuova consapevolezza. Sembra una squadra di alto livello europeo, sia per come gioca, sia per la profondità di rosa nei tre davanti. Gomez e Zapata dovrebbero, giusto usare un condizionale, essere gli intoccabili. Poi c'è Ilicic, un altro se non avesse passato mesi complicato, ma anche Malinovskyi e Miranchuk, poi Pasalic e Muriel. Infine Lammers, già due gol in stagione. La sensazione è che davanti ci sia una squadra che vuole far convivere quasi tutti, anche se non sarà semplice.

Dall'altra parte c'è un'Inter che Conte ha detto di vedere molto vicino a una coppa europea. Sicuramente, anche per gli investimenti fatti, i nerazzurri sarebbero i favoriti per la Serie A (con la Juve e, in mezzo, il Napoli), pronti a recitare una grande scena in Champions League. Rispetto all'anno scorso c'è sempre un problema: non esiste un vice Lukaku, c'è una dipendenza evidente per il proprio centravanti che non può sempre togliere le castagne dal fuoco. C'è anche sfortuna, va detto, perché il Borussia Moenchengladbach ha tirato due volte in porta, segnando due reti. La sensazione è però che la differenza fra Atalanta e Inter, nel diventare squadre europee, che da una parte non c'è un giocatore necessario, dall'altra si è sviluppata una dipendenza.

Sezione: Altre news / Data: Gio 22 ottobre 2020 alle 08:30 / Fonte: Andrea Losapio
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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