È finito il mercato, pensa te.
Quando finisce il mercato e ti chiami Tuttomercatoweb per forza di cose non può essere un bel momento, ma ‘sto gennaio son successe talmente tante cose che tirare il fiato non fa male a nessuno.
I giochi sono fatti, si va così fino in fondo alla stagione e tanti saluti a tutti.
E, allora, procediamo con le nostre perdibili analisi.
Il Milan ha fatto la rivoluzione. Qualcuno poteva immaginare un bel rimescolamento, nessuno si aspettava ‘sto terremoto. I colpi son tanti, tutti promettenti e raccontano delle cose. La prima: l’andirivieni di acquisti e cessioni certifica che la dirigenza rossonera ha scelto di ammettere le proprie colpe. Segno di intelligenza che comporta qualche rischio ma dice anche che il Diavolo vuole fare tutto il possibile per rimettere in piedi una stagione iniziata tra troppi trambusti. Gimenez è un grande acquisto, Joao Felix una (bella) scommessa, Bondo sorprenderà, Sottil è un eccellente rincalzo e Walker… è Walker. Morale: mercato eccellente (e nemmeno troppo dispendioso).
L’Inter ha fatto l’esatto opposto, quasi niente a dirla tutta. Per qualcuno è segno di lassismo, pigrizia, mancanza di risorse e tutte queste cose qua. C’è chi dice “l’attaccante doveva prenderlo l’Inter, mica il Milan!” perché “prima o poi, se non compri, la sorte ti presenta il conto”. Costoro recitano la stessa cantilena da almeno tre sessioni di mercato, poi i fatti li smentiscono e, vabbé, tanto poi chi se lo ricorda. Magari prossimamente capiterà che avranno ragione i gufacci e a quel punto diranno “visto? Avevamo ragione!” e a quel punto tu dovrai dirgli “la conosci la storia dell’orologio rotto?”. E va beh.
Il dato di fatto è che i nerazzurri puntano sul gruppo, questo gruppo, quello che li ha portati a stravincere lo scudetto passato, ad essere potenzialmente primi nell’attuale serie A, tra le prime 8 in Champions e così via. “Sì ma manca una terza punta affidabile”. Forse. O forse bisogna solo attendere che Taremi si svegli. Nel frattempo i numeri dicono che la squadra di Inzaghi segna a raffica e, quindi, boh, tutto ‘sto allarmismo serve solo ad agitare chi fatica a mantenere i nervi saldi (uh, in quanti si smarriscono anche solo per un pareggio…). La squadra è forte, cazzuta, Zalewski un buon pezzo di completamento e il resto ce lo racconterà la seconda parte di ‘sta stagione. “Ma se si fanno male Lautaro o Thuram è dura”. Eh, grazie al mazzo.
(C’è una categoria di tifosi che pensa che la forza di una squadra sia direttamente proporzionale al numero di acquisti fatti sul mercato. Costoro, leggendo e rileggendo questa frase diranno “Oh, pirla, guarda che è esattamente così”. E invece non è così: “comprare giocatori” e “costruire squadre” sono due cose molto molto diverse. E scusate l’inutile parentesi).
Il Como ha speso un bel centello tra sessione estiva e sessione invernale. “Sossoldi”, diceva qualcuno. Ieri la proprietà indonesiana del club ha presentato in comune il progetto del nuovo stadio nella speranza che la burocrazia non scassi la fava e il tutto possa essere completato per l’inizio della stagione 2028/2029. Questo per dire cosa? Che la distinzione tipica (“viva le proprietà italiane!”, “abbasso le proprietà straniere!”) è una versa cazzata. Como per anni è stata amministrata alla carlona ed erano tutti italianissimi, poi è arrivata ‘sta famiglia indonesiana, gli Hartono, ha detto “noi abbiamo intenzioni serie e vogliamo fare un passo alla volta” e - guarda un po’ - sta facendo fatti. Ad avercene.
Antonio Conte non ha avuto il suo “nuovo Kvara” e, certo, non può essere felice nonostante l’arrivo in extremis di Okafor. Qualcuno dirà: “Sarà incazzatissimo!”. Io non credo. Conte sa di avere una squadra forte ma perfettibile e, certo, un grande giocatore in più non gli avrebbe fatto schifo. Ma sa anche che quel giocatore in più, probabilmente, gli avrebbe messo addosso ulteriori e fastidiosissime pressioni-scudetto. Così invece può caricare il gruppo, questo gruppo, nella consapevolezza che il vice Kvara c’è, si chiama Neres, ed è fortissimo esattamente come questo Napoli (un pareggio a Roma dopo 7 vittorie consecutive è la cosa più normale del mondo, chi lo trasforma in una tragedia ha un problema che è suo e solo suo).
Finalino polemico e bavoso sull’annosa questione “errori arbitrali”.
Dunque, per la gran parte degli osservatori:
- La mano di Coco in Atalanta-Torino era rigore
- Il gol dell’Empoli contro la Juve era da annullare
- L’ammonizione di Politano in Roma-Napoli non ha senso
- Il fallo su Thuram in Milan-Inter era rigore
Per i vertici arbitrali no.
Abbiamo un problema.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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