Siamo in pieni Europei, è possibile che ve ne siate accorti. Noi però vogliamo partire da un’altra faccenda, ovvero i procuratori che hanno rotto le balle. Che poi è il loro mestiere, diciamolo. E però esiste un limite. Con quale faccia di tolla l’agente di Kvara può dire “vogliamo un club che giochi la Champions?”. Se il Napoli l’anno prossimo non sarà in Europa è proprio per colpa di Kvara e dei suoi compagni di sventura, checcazzo. E questi cosa fanno? Tagliano la corda o quantomeno ci provano. Bah.
E Theo Hernandez? “Deciderò dopo l’Europeo”. Deciderò cosa? Hai un contratto! E un po’ come se un club dicesse “deciderò se pagarti, vediamo come giochi”. Son tutti fuori di capoccia, suvvia.
E non pensate che agente e calciatore siano entità diverse, perché non è affatto così. Prendete Lautaro Martinez. Anche il suo procuratore ha provato a forzare la mano in qualche modo. Ebbene, quando il giocatore ha capito che si stava andando troppo “oltre” ha messo un freno. E ha fatto benissimo. In fondo l’aumento è arrivato e bisogna sapersi accontentare, eddai.
E la conferenza di Ibra? Qualcuno ha detto e scritto “aria fritta”. Ma mica tanto. Anzi, il neo-dirigente si è sbottonato pure troppo. Ha detto “Abbiamo voluto Fonseca perché vogliamo fare un calcio dominante” e “Conte con tutto il rispetto non ci è mai interessato” e “Theo, Maignan e Leao non si muovono”. Tutte frasi parecchio forti, per nulla “da 0-0”, considerazioni che il tifoso è pronto eventualmente a rinfacciarti. È stato coraggioso, altroché.
E però non abbiamo capito troppo la questione Zirkzee.
Cioè, che 15 milioni di commissione siano un’esagerazione è chiaro anche a un lichene, ma che la cosa fosse nota, pure. Nel momento in cui fai sapere di voler pagare la clausola da 40 cucuzze devi aver già sistemato tutto col simpaticissimo signor Kia. Ecco perché ora è importante che in qualche modo si riesca a portare a Milanello il buon Joshua, anche a costo di doversi tappare il naso. “Ma il mare è pieno di pesci”, direte voi. Può darsi, ma son tutti pesci parecchio cari, anche più del pesce olandese.
Una cosa sull’Inter che si appresta ad acchiappare il portiere da affiancare a Sommer. Domani è in programma l’incontro decisivo con il Genoa, quello dove si capisce cosa fare quanto a contropartite da offrire in cambio di Martinez. I nerazzurri puntavano al brasiliano Bento, ma il prezzo da un anno a questa parte è cresciuto a dismisura e ora appare inavvicinabile (superiore ai 20 milioni, lasciamo una micro – ma proprio micro – finestrella aperta). E quindi Martinez, che pure costa “15 tutto compreso”, comunque non poco. E molti dicono: “Perché la dirigenza nerazzurra sceglie di spendere quattrini per un futuro titolare che, però, oggi viene a fare la riserva? È così necessario?”. Ecco, il fatto che l’Inter sia concentrata su un ruolo teoricamente già coperto è parecchio significativo, vuol dire che il club ha superato la fase dell’affanno e hanno raggiunto quella della programmazione. L’Inter ragiona per coppie di giocatori, con “l’alternativa” che deve essere sempre di più vicina al valore del “titolare”. In questo momento – piaccia o non piaccia - l’Inter ha le coppie al completo e, quindi, lavora per sistemare quel che si presume vada sistemato in prospettiva.
Considerazioni finali e molto “europee”. Nel senso che diciamo due balle sugli europei al termine del “primissimo giro”. L’Italia è forse la squadra più forte tra le 24 in ballo in terra tedesca? Giammai, ma non è neppure l’ultima della truppa. Avevamo il timore che Nazionali come Francia e Inghilterra fossero su un altro pianeta, al momento invece possiamo sentirci parte del gruppone che ambisce ad arrivare all’ultimo atto di Berlino. Per carità, lo diciamo sottovoce, ma di squadre “ingiocabili”, al momento, non ne abbiamo viste. Le migliori fino a qua? La Spagna – nostra avversaria domani – e la Germania padrone di casa. E noi? La nostra arma segreta è il gruppo. Ok, questa è un’agghiacciante frase fatta, ma è anche la verità.
Spalletti non è scemo perché a questa Nazionale ha dato la sua impronta, ma anche perché ha scelto di attingere al meglio che può offrire il nostro calcio. È la sua Nazionale, ma un po’ anche l’Inter di Inzaghi, e pure il Bologna di Thiago Motta e lo stesso Napoli di un anno fa, griffato Luciano. E non si tratta di esaltarsi esageratamente per un partita che andava ed è stata vinta, ma di dire le cose come stanno: se vuoi provare a vincere, se vuoi tentare di arrivare in fondo, se speri di poter dare fastidio ai colossi dell’Europeo allora non puoi pensare di giocare il calcio del “faccio un golletto e mi paro il popò”, ché quello andava bene quando il pallone era di cuoio e le scarpe avevano i tacchetti a vite.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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