Saper soffrire è una dote da grandi, ma saper vincere quando l'inerzia sembra scivolare via è il marchio delle squadre che non vogliono abdicare. L'Atalanta porta a casa tre punti che pesano come macigni, non tanto per l'estetica della prestazione – dai due volti – quanto per il segnale lanciato alla classifica. Contro un Cagliari organizzato e velenoso, la truppa di Palladino ha dovuto raschiare il fondo del barile delle energie nervose, passando dall'euforia di un primo tempo dominato all'ansia di una ripresa in gestione, fino all'apoteosi finale firmata dal suo numero nove. Una vittoria "sporca", forse, ma vitale per dimostrare che la mentalità europea può essere tradotta anche nel dialetto spigoloso della Serie A.

LAMPO DI GENIO E DOMINIO – La scelta di confermare in blocco l'undici anti-Chelsea (con la sola staffetta obbligata sulla destra tra l'infortunato Bellanova e Zappacosta) paga dividendi immediati. L'approccio è feroce, da squadra che vuole azzannare la preda alla giugulare. Bastano undici minuti per sbloccare la contesa e lo spartito è un inno alla qualità: Lookman inventa, Zappacosta trasforma un tiro in un assist involontario, ma è Scamacca a rubare l'occhio. Il centravanti estrae dal cilindro un colpo di tacco visionario che beffa la retroguardia sarda e infiamma lo stadio. È un monologo nerazzurro: per quarantacinque minuti il Cagliari è alle corde, tenuto in vita solo dall'imprecisione orobica nel chiudere i conti.

IL BRIVIDO E LA BEFFA EVITATA – Il calcio, però, punisce chi si specchia troppo. Nella ripresa, l'Atalanta commette l'errore di abbassare i giri del motore, provando a gestire un vantaggio troppo esiguo. Pisacane, tecnico ospite, legge il momento e pesca il jolly dalla panchina: l'ingresso di Gaetano cambia la chimica del match. Al 75', la punizione è servita: combinazione con Esposito e freddezza glaciale a tu per tu con Carnesecchi per l'1-1. La New Balance Arena trema, rivedendo i fantasmi dei punti persi in casa.

LA ZAMPATA DEL LEONE – È nel momento di massima difficoltà che si vedono i leader. Scamacca, che fino a quel momento aveva alternato prodezze a pause, decide di non accettare il verdetto. Passano appena sei minuti dal pareggio e il bomber colpisce ancora: su suggerimento di Samardzic, il primo tentativo viene murato, ma sulla ribattuta la rabbia agonistica ha la meglio sulla tecnica. La palla finisce in rete per il 2-1 che fa esplodere la panchina. Non è finita, perché il recupero regala l'ultimo brivido: Luvumbo trova il gol del 2-2 che gela il sangue ai tifosi, ma il VAR interviene e annulla per fuorigioco, trasformando la paura in un sospiro di sollievo collettivo.

UNA VITTORIA PER LA SVOLTA – Al triplice fischio, ciò che resta è la sostanza. L'Atalanta incamera l'intera posta in palio, risponde presente all'appello della classifica e si regala una notte di sorrisi anche entro i confini nazionali. C'è ancora da lavorare sulla continuità nell'arco dei novanta minuti, ma stasera contava solo vincere. E con uno Scamacca così, anche le montagne più ripide sembrano scalabili.

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Sezione: Copertina / Data: Dom 14 dicembre 2025 alle 00:00
Autore: Daniele Luongo
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