Perchè non provarci? E così è stato. I soldi non giocano a pallone e i pronostici e ciò che si può scrivere sulla carta si può smentire, e come. La cosa che più alimenta ogni significato è poter constatare che tutto è possibile e se questo avviene sotto i riflettori della Champions, in una Bergamo vestita a festa, è un'altra storia. Una storia che assomiglia maledettamente a una favola, se non fosse che qui di inventato non c'è nulla: è tutto sudore, tattica e quella "faccia tosta" meravigliosa di chi guarda i Campioni del Mondo negli occhi e non abbassa lo sguardo nemmeno per un secondo.

Il 2-1 in rimonta sul Chelsea non è solo una vittoria. È un manifesto. È la dimostrazione che questa squadra, guidata da un Palladino che ha avuto il coraggio di rispolverare il tridente pesante e di lanciare Bernasconi nella mischia, ha raggiunto una maturità che spaventa. Perché andare sotto contro questo Chelsea – una corazzata da un miliardo che ti punisce alla prima distrazione con Joao Pedro – poteva ammazzare un toro. Invece ha solo fatto arrabbiare la Dea.

La paura, il VAR e la reazione da grande squadra. Il primo tempo è stato roba per cuori forti. Perdi Bellanova dopo un quarto d'ora (infortunio muscolare, e lì un brivido freddo è sceso lungo la schiena di tutti), vai sotto per un gol convalidato dal VAR sul filo del rasoio, e ti trovi davanti un muro blu. Lì, una squadra normale si scioglie. L'Atalanta no. Nonostante lo svantaggio, i numeri dicevano già che eravamo vivi: più tiri, più corsa, più voglia. Serviva solo la scintilla. E la scintilla è arrivata nella ripresa, quando la squadra ha deciso che non era serata per i rimpianti. Il pareggio di Scamacca non è stato un gol banale: è stato un colpo di testa da centravanti vero, di quelli che piegano le mani e spaccano le partite. Cinque tiri totali per Gianluca stasera: quando gioca così, è immarcabile.

Il Principe è diventato Re. Ma se Scamacca ha sfondato la porta, Charles De Ketelaere ha sfondato la partita. Cresciuto minuto dopo minuto, il belga ha preso per mano la squadra con una leadership tecnica impressionante. A destra il Chelsea non ci ha capito più nulla. Il gol del 2-1, arrivato all'83', è un capolavoro di volontà e classe: un inserimento che ha aperto le crepe nella difesa di Maresca e ha fatto crollare il castello londinese. "Principe"? Forse è ora di smetterla con i soprannomi riduttivi. Stasera abbiamo visto un Re prendersi il suo regno.

13 punti e sogni (quasi) proibiti. Adesso guardiamo la classifica e ci vengono le vertigini: 13 punti. Siamo lì, attaccati ai mostri sacri come Arsenal e Bayern Monaco. Abbiamo vinto tre partite di fila in Champions (non succedeva dai tempi d'oro del 2020) e abbiamo imparato a rimontare in Europa. I playoff sono in tasca, ma con questo calendario – Bilbao in casa e la trasferta a Bruxelles – l'obiettivo delle prime otto non è più un'utopia.

È stata la vittoria del gruppo, della difesa quasi imperforabile (Kossounou monumentale), e di Carnesecchi che nel recupero ha messo la firma d'autore su Joao Pedro. È stata la vittoria di Bergamo. E ora, chi ha il coraggio di dire che era impossibile?

ATALANTA-CHELSEA 2-1 (0-1)
25' pt Joao Pedro (C), 10' st Scamacca (A), 38' st De Ketelaere (A)


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Sezione: Copertina / Data: Mer 10 dicembre 2025 alle 01:30
Autore: Lorenzo Casalino / Twitter: @lorenzocasalino
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