È ufficialmente finita l’avventura di Ivan Juric sulla panchina dell’Atalanta. Il comunicato del club, arrivato nel tardo pomeriggio di ieri, ha sancito una separazione che, in realtà, si era già consumata domenica pomeriggio, al triplice fischio del 3-0 subito contro il Sassuolo. Un crollo che ha messo in luce tutte le crepe di una squadra smarrita e ha spinto la dirigenza a intervenire con decisione durante la sosta.
La scelta del successore è caduta su Raffaele Palladino, atteso a Zingonia nelle prossime ore per la firma del contratto che lo legherà alla Dea fino al 30 giugno 2027, con uno stipendio stimato intorno ai 2 milioni di euro a stagione. Possibile già domani la conferenza di presentazione e il primo allenamento, seppur senza i quattordici nazionali impegnati in giro per il mondo.
IL BILANCIO DI JURIC – Le cifre spiegano la decisione. In 15 partite ufficiali, Juric ha raccolto soltanto 4 vittorie (2 in campionato e 2 in Champions League), con un’Atalanta mai davvero continua né nel gioco né nei risultati. Mentre in Europa la Dea è ancora in corsa per il passaggio del turno, in Serie A la classifica racconta un distacco di 9 punti dal quarto posto e appena 6 lunghezze di vantaggio sulla zona retrocessione.
A rendere più fragili le fondamenta del progetto anche una sintonia mai pienamente trovata con la piazza. L’alternanza di applausi e fischi dopo il ko col Sassuolo ne è stata la fotografia.
UNA DECISIONE MEDITATA – Non è stata una scelta presa a cuor leggero. La famiglia Percassi, da sempre restia agli scossoni improvvisi, ha riflettuto a lungo prima di voltare pagina. Le ore successive alla gara di domenica sono state scandite da confronti interni, fino alla decisione definitiva di interrompere il rapporto e avviare subito i contatti con il nuovo tecnico. Palladino - scrive La Gazzetta dello Sport -, già considerato in estate tra i candidati in caso di cambio tecnico, è stato rapidamente individuato come il profilo giusto per rilanciare la squadra e restituirle freschezza e idee.
IL NUOVO CORSO – L’ex allenatore di Monza e Fiorentina arriverà a Bergamo con il proprio staff di fiducia, tra cui Federico Peluso e Stefano Citterio. Curiosamente, Peluso – oggi tecnico in seconda – è stato uno dei protagonisti dell’Atalanta di fine anni Duemila, contribuendo alla promozione in Serie A nel 2011. Con Juric lasciano invece il club cinque collaboratori: Matteo Paro, Miguel Veloso, Paolo Barbero, Stjepan Ostojic e Michele Orecchio. Restano a Zingonia professionisti legati direttamente alla società, tra cui Savorani, Oliva, Brambilla, Raimondi, Vigni e Iaia.
L’ESORDIO – Palladino ritroverà subito grandi palcoscenici. Il suo debutto ufficiale sarà in Champions League, prima della doppia sfida in campionato contro Napoli e Fiorentina – un incrocio affascinante con la sua città d’origine e con la squadra lasciata lo scorso maggio dopo una sola stagione, conclusa con un sesto posto e una semifinale di Conference League. A Monza aveva conquistato due salvezze tranquille, dimostrando di saper valorizzare giovani e uomini d’esperienza, marchio di fabbrica che lo accompagna anche ora.
UN MATRIMONIO DI AMBIZIONI – L’Atalanta riparte da Raffaele Palladino per ritrovare entusiasmo e continuità. Un tecnico giovane, moderno, con idee chiare e personalità forte, che ha accettato la sfida di rilanciare una squadra costruita per l’Europa ma smarrita in campionato. Per la Dea è una scommessa di prospettiva, per Palladino l’occasione più importante della carriera. Un incontro di ambizioni, destinato a segnare l’inizio di un nuovo capitolo nella storia nerazzurra.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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