Manager, imprenditore e sponsor dell’Atalanta, Andrea Panzeri è l’amministratore delegato della Panzeri Srl di Orio al Serio, l'azienda principale di famiglia attiva nella produzione di ausiliari chimici per svariati settori, dal tessile alla detergenza, passando per conciario, household, agrochemicals, la detergenza, trattamento delle acque, polimerizzazione, fine chemicals, cosmetica e personal care. Ma Panzeri non è solo un capitano d'industria. Nel tempo libero e per hobby fashion blogger, web influencer, special events promoter , world globe traveller and social glamour events promoter con un con moltissimi follower, unisce la passione per il business a quella per i viaggi e i grandi eventi sportivi. Un percorso nato dal piacere della condivisione e trasformatosi in una leva strategica per il brand aziendale, capace di generare valore senza mai tradire il legame con il territorio bergamasco.
Andrea, lei è un appassionato di sport a 360 gradi, ma se dovesse sceglierne uno solo?
«Il calcio, senza dubbio. Sono tifoso juventino, ma seguo l’Atalanta da quarant’anni. È la squadra della nostra città: da ragazzino andavo in Curva Nord e tuttora sono spesso allo stadio, soprattutto da quando la sponsorizziamo con la nostra azienda. Due anni fa ho visto dal vivo tutte le finali, dalla Coppa Italia a quella di Dublino. Seguo con passione anche i motori, dalla MotoGP alla Formula 1, e la pallavolo femminile, dove siamo sponsor del Volley Bergamo. Mi piacciono anche tennis, boxe, basket e atletica, ma il calcio resta il calcio».
La convince l’Atalanta formato 2025/26?
«Secondo me Palladino andava preso subito, già in estate. La scelta di Juric è stata un errore: forse un tempo era simile a Gasperini per modulo e idee, ma veniva da stagioni deludenti. Palladino, invece, insieme a Italiano e a pochi altri, fa parte della "nouvelle vague" dei nuovi tecnici emergenti e giochisti, e ha già ben figurato altrove. Certo, replicare l'intensità e i meccanismi degli ultimi otto anni di Gasperini sarà difficile per chiunque, ma nelle sette partite della gestione Palladino, con cinque vittorie, si è già intravisto lo spirito della vecchia Atalanta. L'avvio di stagione è stato condizionato dalla cessione di Retegui e dall'assenza iniziale di Lookman, ma tolte queste variabili, a cui si aggiunge la cessione di Ruggeri, la rosa è competitiva».
Ritiene che la società debba intervenire sul mercato?
«Per me manca una valida alternativa a Scamacca. Gianluca è fortissimo, ma spesso è frenato da problemi fisici. Krstovic, purtroppo, non si è dimostrato all’altezza. A mio avviso bisognerebbe sfoltire la rosa nei ruoli dove c'è sovrabbondanza, magari sacrificando qualche esterno offensivo che trova poco spazio o è difficilmente collocabile, come Daniel Maldini o Kamaldeen Sulemana, o giocatori di classe ma discontinui come Samardzic. Sacrificherei chi non ha reso, come lo stesso Krstovic, per investire nel mercato invernale su un vice-Scamacca affidabile, replicando l'operazione fatta lo scorso anno con Retegui».
Chi potrebbe essere il giocatore determinante da qui a fine stagione?
«Per qualità pura dico De Ketelaere e Lookman. Anche Scamacca è fondamentale essendo l'unica vera prima punta, ma se devo fare un solo nome scelgo CDK: ha classe, soprattutto quando parte da destra e converge, ed è molto eclettico».
Dove può arrivare l’Atalanta in campionato?
«Purtroppo la partenza pesa. Anche trovando continuità, non credo possa rientrare nella lotta per le prime quattro. Vedo più probabile una risalita fino alla zona Europa League: per me chiuderà tra il quinto e il settimo posto».
E in Champions League?
«Il passaggio diretto agli ottavi, senza playoff, lo do quasi per scontato. Credo che la squadra possa spingersi fino ai quarti, eguagliando il risultato storico del 2021 con il PSG».
Chi vede favorita per lo Scudetto?
«L’Inter resta favorita sul Napoli perché ha la rosa migliore e più profonda, come dimostrato negli ultimi quattro anni. Il Napoli si è rinforzato molto in estate, ma ora sta pagando dazio a causa di troppi infortuni: giocare senza tutto il centrocampo titolare e con 6-7 assenze pesanti è dura. Quindi dico Inter, con il Napoli subito dietro e il Milan possibile terzo. La Juventus, invece, mi sta deludendo molto: vedremo se riuscirà ad arrivare tra le prime quattro».
Chi vince la Champions League?
«A mio avviso se la giocheranno Barcellona e Paris Saint-Germain. Il Real Madrid quest’anno lo vedo fuori dai giochi: Xabi Alonso non si sta rivelando un abile gestore come Ancelotti. Non riesce a far coesistere tutte le star offensive mantenendo equilibrio tattico e gli mancano l’esperienza e il carisma di Carletto, che resta il miglior tecnico della storia della competizione. Questo nonostante Mbappé abbia segnato 60 gol stagionali, sfiorando i record di CR7».
Lei viaggia molto: all’estero conoscono Bergamo e l’Atalanta?
«Per me viaggiare è una filosofia di vita. Negli ultimi 35 anni ho visitato quasi tutti i Paesi del mondo, unendo turismo, lavoro e sport. Ho seguito dal vivo eventi di ogni tipo: due Coppe America di vela, finali di Champions ed Europa League, il Mondiale in Qatar seguendo l'Argentina, la finale di Mosca 2018, il Super Bowl, la 500 Miglia di Indianapolis, Le Mans e tanti altri. A gennaio sarò alla finale di Coppa d’Africa. Cerco sempre di approfittare degli impegni lavorativi per visitare posti nuovi e assistere a eventi sportivi, via. Posso dire che all’estero Bergamo è conosciuta, soprattutto grazie all’Atalanta, anche se la fama è molto forte in Europa e deve ancora consolidarsi a livello globale».
Il ricordo del cuore legato alla Dea?
«La semifinale di ritorno di Coppa delle Coppe del 1988: Atalanta-Malines. Ricordo ancora il rigore di Garlini per l’1-0 che ci proiettava virtualmente in finale a Strasburgo. Poi il Malines rimontò, ma quella resta la prima, grande notte magica europea vissuta con l’Atalanta, ai tempi di Mondonico».
Come sceglie chi sponsorizzare?
«Alla base deve esserci la passione, ma conta molto il rapporto umano. Nel Motomondiale, ad esempio, sponsorizzo i singoli piloti e non i team. Valuto le performance, certo, ma spesso si crea un legame profondo con le famiglie di questi ragazzi, persone che fanno sacrifici enormi e girano il mondo con loro fin da quando sono bambini».
Lo sport può insegnare qualcosa all’imprenditoria?
«Sicuramente, anche se negli ultimi anni in certi sport, calcio in primis, prevale sempre più l'aspetto del business. Non parlo solo di ingaggi e procuratori, ma della scelta delle location. Pensiamo ai Mondiali 2034 in Arabia Saudita. Si tende a privilegiare nuovi mercati ricchi a discapito di Paesi con tradizioni storiche consolidate. È un trend che snatura un po' lo spirito sportivo».
Quanto conta il legame con il territorio per la famiglia Panzeri?
«Moltissimo. A Bergamo viviamo e lavoriamo. Da sempre sosteniamo iniziative locali, come la partnership con l’Accademia Carrara. Crediamo fortemente nell’importanza di far crescere i talenti e di sostenere le realtà bisognose del nostro territorio».
Vedremo mai la Panzeri Srl come main sponsor dell’Atalanta?
«Al momento no. La nostra azienda è cresciuta tanto, ha un fatturato importante, ma resta una realtà familiare. Non ritengo di poter ambire al ruolo di main sponsor. Siamo al terzo anno di collaborazione con posti in tribuna e pubblicità dinamica: si può comunque crescere ancora ed estendere il nostr coinvolgimento».
Pronostico per Genoa-Atalanta?
«Il trend imposto da Palladino, al netto dello scivolone di Verona, è molto positivo. Per me l’Atalanta continuerà la striscia utile anche a Marassi. Senza l'impegno di Champions fino al 21 gennaio, la squadra deve approfittarne per risalire. Ho visto il Genoa in Coppa Italia e non mi ha impressionato; giocare a Genova è sempre difficile, ma la partita è ampiamente alla portata dell’Atalanta».
Dalle sponsorizzazioni alle partnership culturali, Andrea Panzeri incarna la visione del manager moderno: sguardo internazionale e radici orobiche. I social amplificano il messaggio, ma il cuore del suo operato resta l’impresa, la famiglia e un legame autentico con la città e le sue eccellenze.
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