Aspettative e interrogativi caricano l'atmosfera. Alla New Balance Arena, i nerazzurri di Bergamo ospitano la capolista in una sfida che arriva in un momento cruciale per entrambe: l’Inter vuole chiudere il 2025 mandando un messaggio forte al campionato, mentre l’Atalanta cerca continuità dopo aver ritrovato fiducia e identità. Tra assenze pesanti, incroci di mercato e un passato recente che pesa ancora nei confronti diretti, in un’intervista esclusiva a TuttoAtalanta.com il direttore di FcInterNews.it, Fabio Costantino, ha analizzato temi e prospettive del match.
Fabio, come arriva l'Inter alla sfida di Bergamo?
«Come una squadra reduce da un’eliminazione ingiusta in Supercoppa e con il solito dubbio tattico sulla corsia di destra. Pur dovendo rinunciare a Bonny, però, Chivu recupera Calhanoglu: un rientro fondamentale perché il turco, quando sta bene, sa essere determinante per gli equilibri della squadra».
Tra le due, chi vive il momento migliore?
«Mentalmente l'Atalanta sta bene - obiettivo analizza a TuttoAtalanta.com -. È in rampa di lancio e ha recuperato le certezze smarrite a inizio stagione. Inoltre gioca in casa, un fattore da non sottovalutare. Palladino in passato ha già dimostrato di poter mettere in difficoltà l'Inter, quindi i precedenti negativi della Dea negli scontri diretti oggi contano poco. L'Inter, dal canto suo, si presenta da prima in classifica, anche se bisognerà vedere i risultati delle inseguitrici che giocano prima. Per i milanesi è un'occasione per chiudere l'anno con un segnale di forza, ma sarà un appuntamento complicato. I punti in palio pesano tantissimo per entrambe».
Atalanta e Inter sono ripartite in estate da situazioni simili, con due nuovi tecnici. Chivu è riuscito dove Juric ha fallito?
«Chivu ha avuto l'enorme merito di entrare in punta di piedi, lavorando subito sulla testa di un gruppo reduce da delusioni cocenti e palesemente scarico. Ha sfruttato il Mondiale per Club per seminare i primi concetti, ma ha dovuto gestire situazioni complesse, come le due sconfitte nelle prime tre giornate che avrebbero potuto minare le certezze di chiunque. Lui invece ha tenuto le mani sul volante con lucidità e il gruppo lo ha seguito, nonostante alcuni limiti strutturali su cui bisogna ancora lavorare. Dalla sua aveva il vantaggio di conoscere già l'ambiente, che non è poco. Inoltre ha un curriculum di tutto rispetto: non è certo uno sprovveduto».
Cosa devono temere le due squadre l'una dell'altra?
«Semplificando, direi la voglia comune di regalarsi un ultimo acuto in questo 2025 per iniziare l'anno nuovo con il piede giusto. Una chiusura infelice rischierebbe di lasciare scorie pesanti dal punto di vista mentale, oltre che muovere la classifica in negativo».
Che Inter vedremo tatticamente?
«Credo la solita Inter: aggressiva e pronta ad accettare l'uno contro uno in fase difensiva. Con questo atteggiamento l'Atalanta ha sofferto negli ultimi anni, ma oggi a Bergamo c'è un altro allenatore e le dinamiche potrebbero cambiare. Penso che l'Inter si appoggerà molto a Lautaro per raccordare il gioco sulla trequarti, affidando invece a Thuram, se giocheranno insieme, il compito di attaccare la profondità».
Lo scorso anno la vittoria dell'Inter a Bergamo escluse la Dea dalla lotta Scudetto. Oggi è ancora un big match?
«Guardando la classifica attuale, serve uno sforzo di fantasia per considerarla una sfida al vertice, visto l'avvio difficile dell'Atalanta. Se però ci limitiamo ad analizzare lo stato di forma recente e il valore assoluto delle due rose, non può che essere considerata ancora una partita di altissimo livello».
Capitolo Lookman: peccato non ci sia, anche per capire l'accoglienza dei tifosi interisti. È andata meglio così?
«È una situazione anomala, ma Lookman non ha mai avuto davvero a che fare con i tifosi interisti, quindi non credo ci sarebbero state manifestazioni particolari. Per come rischiavano di andare le cose, direi che all'Atalanta è andata bene: è riuscita a trattenerlo, anche se non sembra ancora il giocatore devastante della scorsa stagione. All'Inter avrebbe fatto comodissimo, ma mancavano le condizioni economiche per chiudere. Rimane un rimpianto, perché il suo arrivo avrebbe dato una scossa elettrica all'ambiente nerazzurro».
Si parla di un interesse interista per Bellanova. È una pista concreta?
«Sinceramente ho qualche dubbio. Non credo che l'Inter lo consideri una prima scelta per il futuro. Anche qualora ci fosse un interesse reale, penso si tratterebbe al massimo di una soluzione tampone fino a giugno».
Zalewski, arrivato a Bergamo in estate, non sarebbe tornato utile a Chivu?
«Sicuramente. Considerando i problemi sulle fasce e l'assenza cronica di un vice-Carlos Augusto, oggi Zalewski avrebbe fatto più che comodo. L'errore dell'Inter, però, non è stato cederlo, dato che l'operazione era finanziariamente valida, ma non averlo sostituito adeguatamente».
Sembra che l'Inter segua Marco Palestra, talento atalantino in prestito al Cagliari.
«Confermo, è uno dei nomi cerchiati in rosso per ereditare il ruolo di Dumfries in estate, quando l'olandese potrebbe salutare. Non credo si possa chiudere a gennaio per questioni economiche, ma il fatto che sia giovane e italiano lo pone in pole position. Palestra non è l'unica idea, ma è una pista seria. Certo, si andrebbe ad acquistare un prospetto e non un giocatore fatto e finito: bisognerà capire se il gioco vale la candela».
Che idea ti sei fatto della stagione dell'Atalanta?
«Immaginavo che il dopo-Gasperini sarebbe stato traumatico, ma i risultati sono stati troppo severi con Juric, che per filosofia era l'erede naturale. La scelta obbligata di cambiare e l’arrivo di Palladino hanno portato una ventata di freschezza necessaria in una rosa che era, ed è tuttora, molto competitiva».
Pronostico secco sulla classifica finale?
«L'augurio, da parte interista, è chiudere in vetta, cosa non successa all'ultima giornata dello scorso anno. Per l'Atalanta vedo le potenzialità per una rimonta in zona Europa League, mentre il piazzamento Champions, a oggi, mi sembra un traguardo molto complicato da raggiungere».
Alla New Balance Arena ci sono in palio punti che pesano ben oltre la classifica. L’Inter arriva con l'onere della leadership e la necessità di dimostrare solidità mentale; l’Atalanta, spinta dal suo pubblico, vuole confermare di aver svoltato definitivamente. Non sarà uno scontro scudetto, ma resta una partita vera, intensa e carica di significati. Chiudere il 2025 nel modo giusto può fare tutta la differenza del mondo.
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