NAPOLI-ATALANTA 3-1 (p.t. 3-0)
17' e 38' Neres (N), 45' Lang (N); 52' Scamacca (A)

Un debutto dal sapore amaro nel punteggio, ma non nelle sensazioni. Raffaele Palladino lascia il Maradona con la prima sconfitta della sua nuova era, ma anche con la certezza che nell’Atalanta ci sia ancora un’anima da risvegliare, un potenziale da ricomporre, una base solida da cui ricostruire. Il tecnico ha osservato, analizzato, sofferto e soprattutto intravisto una squadra capace di reagire, di ritrovare il fuoco, di rimettere assieme quei valori — tecnici, fisici e umani — che dovranno accompagnare il suo percorso nerazzurro. Nell’intervista a DAZN dopo Napoli–Atalanta 3-1, Palladino sceglie equilibrio e lucidità: non giudica dall’emotività, ma affonda lo sguardo dove deve, tra errori individuali, concetti da rafforzare e segnali di crescita incoraggiante. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com

Mister, la partita ha mostrato due volti opposti: cosa si porta a casa dal Maradona?
«In gare come questa bisogna analizzare tutto, i lati positivi e quelli su cui intervenire. Nel primo tempo il Napoli ha interpretato benissimo la partita: sono venuti forte in avanti, ci hanno aggrediti uomo su uomo e noi non siamo stati altrettanto bravi a sfruttare le nostre idee. Avevamo messo Pasalic in una posizione precisa per attirare il loro centrale, ma non siamo riusciti a trovarlo con continuità. Siamo partiti contratti, abbiamo sbagliato letture che conosciamo e possiamo fare molto meglio. È anche normale: abbiamo avuto poco tempo per lavorare. Nel secondo tempo invece ho visto la squadra che voglio: reazione, spirito, intraprendenza. I ragazzi si sono comportati come se il primo tempo non fosse esistito, e questo significa che ci sono valori tecnici, fisici e umani molto importanti. Da qui dobbiamo ripartire.»

L’ingresso di Scamacca ha cambiato volto alla squadra. È un segnale per il futuro?
«Gianluca è entrato con lo spirito giusto: ha tenuto palla, ha dato riferimenti, ha fatto un gol di grande valore. Ma vorrei sottolineare la risposta di tutti quelli che sono entrati. È vero: con lui davanti abbiamo avuto più peso e abbiamo creato di più. Però queste sono strategie. L’Atalanta storicamente gioca con il 3-4-2-1 o con il 3-4-1-2, e la squadra ha nelle corde questi sistemi. Io ho avuto pochissimo tempo per lavorare con il gruppo al completo: solo due giorni reali. Ho cercato di far passare concetti chiari, ma serve tempo. Abbiamo tanti attaccanti forti, un reparto completo: ci lavoreremo con calma e con idee precise.»

Che gruppo ha trovato? Quali sensazioni ha avuto dentro Zingonia?
«Ho trovato dei soldati. Ho percepito dedizione totale, applicazione e voglia vera di uscire da questo momento. I ragazzi sono pronti a dare tutto e questo, per un allenatore, è un punto di partenza enorme. Ora dobbiamo continuare a lavorare, perché la partita è sempre lo specchio di ciò che si fa ogni giorno: ti dà spunti, ti mostra cosa rafforzare e cosa correggere. Ci sono tante cose positive da confermare e altre su cui intervenire subito.»

Tra tre giorni c’è l’Eintracht, poi la Fiorentina. Che sfida rappresenta per lei?
«Una sfida bellissima. Siamo in tre competizioni e vogliamo fare bene in tutte. Ma io sono uno che si emoziona poco: resto concentrato sul lavoro, sul campo, su ciò che dobbiamo migliorare da domani mattina. Prepareremo la gara di Champions nel migliore dei modi, poi penseremo a campionato e Coppa Italia. Servono equilibrio e grande intensità.»

Nel giorno del suo debutto sulla panchina nerazzurra, Raffaele Palladino ha incassato una sconfitta pesante nel risultato ma ricca di spunti preziosi. Il tecnico ha scelto di vedere il bicchiere mezzo pieno: la reazione, il coraggio, la qualità mostrata nella ripresa sono il suo punto di partenza. L’Atalanta esce dal Maradona con la consapevolezza che la strada è lunga, ma anche che il nuovo percorso ha cominciato a prendere forma.

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Sezione: Primo Piano / Data: Sab 22 novembre 2025 alle 23:18
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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