C’è chi si è arreso, chi spera ancora, e chi deve soltanto contare i danni. Brescia e Ferrara vivono giorni amari e confusi, costrette a dire addio al calcio professionistico in un’estate di promesse disattese e pagine di storia che si chiudono nel silenzio.
LA FINE DI UN'EPOCA A BRESCIA - Il Brescia non ce l’ha fatta - ne parla La Gazzetta Sportiva - . Nessuna iscrizione al prossimo campionato di Serie C: una scelta drastica che arriva direttamente da Massimo Cellino, un presidente stremato da anni di contestazioni e da una vicenda giudiziaria ancora aperta, legata all'acquisto di crediti d’imposta risultati poi inesistenti. A conti fatti, servivano almeno tre milioni di euro per iscrivere il club, tra stipendi, contributi e rate con il fisco. Una montagna troppo alta da scalare, soprattutto per chi aveva già deciso di non proseguire. Ora Brescia deve ricominciare da zero, o quasi.
COMUNE AL LAVORO - Davanti al vuoto lasciato da Cellino, la sindaca Laura Castelletti ha già indetto un vertice con le altre squadre della provincia iscritte alla Serie C: Lumezzane, Ospitaletto e Feralpisalò. L'obiettivo è salvare il calcio nel capoluogo attraverso il trasferimento di un titolo sportivo già esistente. Se questa strada fallisse, l’unica alternativa sarebbe aprire un bando per accogliere nuove proposte, sebbene la partenza dall’Eccellenza sia ormai inevitabile. Tra i giocatori simbolo, il capitano Dimitri Bisoli non si tira indietro: «A 31 anni potrei avere altre offerte, ma di fronte a un progetto serio, per amore di questa città e del Brescia, potrei anche restare».
LA CADUTA RAPIDA DELLA SPAL - Non meno amara la sorte della Spal, che però questa situazione l’ha già conosciuta due volte, nel 2005 e nel 2012. Ma ciò che stupisce stavolta è la rapidità della caduta: dalla Serie A nel 2020 alla retrocessione in B, poi in Serie C e ora direttamente fuori dal calcio professionistico. La Spal non ha completato la domanda d’iscrizione, scegliendo così di uscire dai giochi senza nemmeno combattere. Il proprietario Joe Tacopina ha cercato di difendersi dichiarando: «Non siamo in fallimento, semplicemente non è più sostenibile continuare così. Proveremo a ripartire altrove». Ma la normativa federale lascia spazio solo a una nuova Spal, affidata alle mani del Comune di Ferrara.
FERRARA CERCA FUTURO - La palla passa ora al sindaco Alan Fabbri, che dovrà scegliere il soggetto adatto a rilanciare il calcio cittadino e concedergli lo storico stadio "Paolo Mazza". Una rinascita che avverrà dalle polveri dell’Eccellenza, una prospettiva umiliante per una piazza con un recente passato in Serie A.
LA LUCCHESE, STORIA DI UN DESTINO CRUDELE - In questo scenario desolante, non va dimenticata la Lucchese, condannata per la quarta volta in meno di vent’anni a ripartire dall’Eccellenza dopo l’ennesimo crack societario. Una sorta di maledizione, che rende l'idea di quanto fragili possano essere le fondamenta economiche nel calcio italiano delle categorie inferiori.
IL CALCIO CHE SOFFRE - Mentre Brescia e Ferrara cercano nuove basi per il futuro, questa estate si annuncia difficile anche per altre società, in attesa dei responsi finali della Figc. Le regole più severe introdotte dalla Federazione lasciano poco spazio all’improvvisazione: o si è solidi o si sparisce dal calcio che conta.
Resta la triste immagine di due città, Brescia e Ferrara, che oggi salutano il calcio dei grandi con amarezza. Ma resta anche la speranza di una ripartenza umile e orgogliosa, che possa restituire dignità e futuro a due piazze che meritano più del silenzio attuale. La storia insegna: si può cadere, ma nulla vieta di rialzarsi.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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