Si fa fatica a capire, da lontano, come mai la Roma abbia esonerato Daniele De Rossi. Le motivazioni - come da comunicato stampa - sono da ricercare esclusivamente nei risultati di questo inizio stagione. Perché la Roma non può mancare la qualificazione in Champions League. Obiettivo dichiarato, insomma, per la società in questa stagione. Ma decidere che già da adesso questo obiettivo (continuando con De Rossi) sarebbe stato a rischio, obiettivamente è una previsione netta. Assolutamente legittima, ci mancherebbe. Ma gli interrogativi che rimangono in testa sono tanti.
Può essere obbligatorio entrare in Champions? La Roma manca la qualificazione alla massima competizione europea dalla stagione 18/19.
Nell’ultima partita in Champions Daniele De Rossi era in campo e aveva anche segnato il gol che poi avrebbe portato la Roma ai supplementari (persi contro il Porto). Da allora in poi niente più Champions. Neanche la passata stagione quando se ne qualificavano 5, la Roma è arrivata sesta.
Ora la corsa ai primi posti della classifica peraltro è diventata anche più difficile. l’Inter campione d’Italia, la Juventus profondamente rinnovata, il Napoli di Conte, l’Atalanta fresca vincitrice dell’Europa League, il Milan che non vuole mollare quella posizione. E naturalmente la Roma. Oltre a possibili outsider come la Lazio o il Bologna stesso. O magari la Fiorentina che come sogno la qualificazione in Europa l’ha messa lì. All’Italia spettano 4 posti: avere la Champions come obiettivo minimo è avere un’asticella alta.
E se i 3 punti (senza vittorie) dei giallorossi finora non sono sufficienti bisognerebbe capire se il contesto in cui stava lavorando Daniele era all’altezza dell’obiettivo. Intanto vale la pena chiedersi se il gol di De Winter al 95esimo abbia fatto precipitare la situazione. Con due punti in più sarebbe cambiato l’orizzonte? In questa serie A finora non sta brillando nessuno. La Roma è in ritardo, ovvio, ma senza il gol di De Winter (o con il rigore di Dybala) sarebbe pari al Milan e a un punto dall’Atalanta. Con i se e con i ma non si fanno discorsi però. Bisogna farli con i numeri. I numeri dicono che la Roma non sta facendo bene. Ma perché? Per esempio il numero degli XGol giallorossi (cioé i gol attesi) è sempre stato superiore a quanto poi realizzato dalla Roma: significa che i tiri ci sono stati, le occasioni pure, ma la mira no. Quindi è un problema di proposta di gioco? Ci sono altri numeri, ovviamente, che non tornano. Sempre a proposito di XGol, ne ha subiti sempre più dell’avversario, in questo avvio di torneo. E quindi concede molte occasioni da gol. E questa tendenza era già iniziata la passata stagione, tanto che la Roma ha vinto soltanto una delle ultime 13 partite.
Senza considerare che prima di poter amalgamare la squadra un po’ di tempo sarebbe servito. Il sistema di allenamento di De Rossi era noto a Trigoria e anche questi numeri lo erano. Lo scorso anno c’è stato il modo di poterlo studiare da vicino. E’ piaciuto, altirmenti non ci sarebbe stato il rinnovo contrattuale per 3 anni. E allora perché esonerarlo dopo 4 giornate? Cosa non è più piaciuto, nella proposta di De Rossi?
Anche il mercato ha avuto le sue difficoltà. La Roma è stata la terza squadra per spesa in Italia: 92,6 milioni di euro in cartellini (fonte transfermarkt). Quindi non sono contati i 17 milioni dell’obbligo di riscatto di Koné. E’ anche la seconda società che ha la differenza maggiore (dopo il Napoli) fra entrate e uscite. Le cessioni della Roma sono state principalmente cessioni di contratto o dei prestiti (a parte Aouar e Belotti) che comunque hanno dato ai giallorossi la possibilità di intervenire sul mercato visto che il monte ingaggi si era abbassato molto.
C’è stata la vicenda Dybala, che ha scelto di rimanere, che probabilmente ha anche cambiato i piani della Roma. Non tanto e non solo a livello economico, ma anche a livello tecnico. Alcuni giocatori (chiave) sono arrivati alla fine del mercato, se non oltre (vedi i due difensori). Alcuni - sempre per il mercato - sono stati messi fuori rosa. Non sembra il lavoro di rifinitura di una squadra che deve compiere l’ultimo passo, ma il nuovo inizio di un nuovo corso. Che si è subito interrotto. Dopo appena 4 giornate. E questo ovviamente pone degli interrogativi anche sulla solidità del progetto giallorosso. Tradotto: se non si era convinti del lavoro di De Rossi in estate non era necessario cominciarci anche in questa stagione. Cambiare è legittimo, soprattutto se si pensa di aver imboccato una strada sbagliata. Quello che sorprende (almeno a noi) è come mai questo tipo di valutazione non è stato fatto anche prima.
Un discorso analogo vedremo se sarà necessario farlo sul Milan e Fonseca. Che non abbia attecchito nell’ambiente rossonero pare piuttosto evidente. Che ci siano anche dei problemi, altrettanto. In questo caso, il cambio in estate di allenatore, era stato reso necessario da un fine corso. Se il Milan pensa di aver sbagliato scelta in estate (e sarebbe comunque una presa di coscienza, grave ma necessaria) deve cambiare subito. Altrimenti si rischia soltanto di perdere tempo. I nomi già si fanno e alcuni di questi erano già stati sondati o presi in considerazione dai dirigenti rossoneri. Come per esempio Sarri, che certamente affascina per il calcio che propone ma che in estate non era stato preso in considerazione. Poi c’è Terzic, che era in tribuna contro il Liverpool e che eventualmente sarebbe interessato al progetto rossonero. E più defilato c’è Tuchel anche lui naturalmente libero, ma che potrebbe essere un profilo adatto per il Milan. Che ha le stesse necessità della Roma: rientrare nelle prime 4 in classifica. La differenza sta nella tempistica (al di là della partita in più o in meno): De Rossi la Roma lo conosceva, come allenatore e per il momento non c’erano problemi ambientali. A Milano invece ieri c’è stata una contestazione sonora alla squadra e Fonseca - appena arrivato - può (dalla dirigenza) essere considerato un errore a cui rimediare, visto che c’è la sensazione che non abbia attecchito.
Se sarà decisivo il derby lo vedremo nei prossimi giorni. Di sicuro in generale che due grandi squadra abbiano già pensato (o stanno pensato) al cambio di allenatore a metà settembre è significativo. L’esonero di un allenatore è sempre la certificazione di un progetto che decade. Le colpe non possono essere soltanto in panchina: è solo la cosa più comoda da cambiare.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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